Antisemita

di Massimo Marnetto

C’è un aggressore e un aggredito. Questa distinzione è stata ripetuta infinite volte nel conflitto russo-ucraino, con l’intento di condannare l’attacco della Russia (aggressore) e sostenere la difesa dell’Ucraina (aggredito). Sono d’accordo. 

Però qualcuno mi spieghi perché non si usi la stessa distinzione tra Israele (aggressore), che per primo ha bombardato il consolato iraniano a Damasco, e l’Iran (aggredito) che ha risposto lanciando droni sul suo aggressore. Insomma, perché quando reagisce l’Ucraina si parla di difesa e se lo fa l’Iran si parla di attacco? La logica ha le sue regole. E non è antisemita.


  • Gaza oltre i 35mila morti, epidemie, fame e milioni di tonnellate di macerie
    Ora si comincia a capire come pensasse Netanyahu di poter “distruggere Hamas con l’invasione di Gaza”. Semplice: pensava che bastasse distruggere Gaza. Serviranno 14 anni per rimuovere con i camion i 37 milioni di tonnellate di macerie che già ci sono. Ma chi abitava sotto quei tetti cercherà casa altrove, magari in Cisgiordania, dove anche per la presenza di migliaia di coloni ebrei i raid aerei sono più complicati. Ma dove anche chi non voleva aver niente a che fare con Hamas potrebbe ripensarci
  • “Sono un fascista omofobo”
    «Smotrich deve pagare il prezzo dei suoi ripetuti appelli al genocidio dei palestinesi». È il titolo (feroce) dell’editoriale di Haaretz, il prestigioso quotidiano liberal di Tel Aviv, che così ieri giudicava il ruolo e l’attività politica dell’attuale Ministro delle Finanze. Il ministro delle finanze Smotrich, che – notizia ANSA dello scorso gennaio – è tornato a chiedere “la distruzione totale di Gaza”. Haaretz ne chiede le dimissioni ma senza l’appoggio dei Sionisti religiosi il governo non è in grado di reggere. Il loro è il Dio vendicatore della Bibbia a cui Smotrich fa spesso riferimento: “Cancellerai il ricordo di Amalek sotto il cielo”, cita riferendosi a Gaza. Ecco un ministro di Israele che nessuno accuserà di antisemitismo, ma ce la sta mettendo tutta per favorirlo. (nandocan)
  • Meloni detta Giorgia
    Dopo il colpo di scena di Meloni detta Giorgia, anche i suoi competitori corrono ai ripari per semplificare il voto degli elettori più tonti. Salvini ha detto che possono mettere una X anche su ”Barbetta”, ma poi gli hanno ricordato che non si candida. L’astuto Generale Vannacci si farà votare anche come ”Vanna”, per recuperare nel campo arcobaleno. Forza Italia semplifica Tajani con “Ciccio” per come satura vestiti di una taglia inferiore.
  • La Cina che aspetta Putin e l’America che litiga col mondo
    Pechino, il segretario di Stato Usa Antony Blinken incontra il presidente cinese Xi Jinping. Frecciatine su Taiwan, Kiev e interferenze cinesi sulle elezioni Usa. Armonia sulla intelligenza artificiale. Le parti hanno sottolineato più volte che l’obiettivo dei colloqui era quello di mantenere il dialogo, ma al di là dei sorrisi di circostanza, la visita a Pechino del Segretario di Stato americano, ha risvolti molto meno amichevoli di quanto possa apparire. «La Cina potrebbe avere relazioni migliori con gli Stati Uniti e Unione Europea se Pechino o ‘alcune delle sue aziende’ smettere di fornire ‘componenti critiche’ grazie alle quali la Russia può produrre più munizioni», ribadisce poi Blinken in un’intervista alla Bbc al termine della sua visita in Cina.
  • Islam, la rabbia dei popoli contro i despoti amici d’America e Israele
    «Mentre la rabbia per Gaza cresce –titolava ieri il New York Times – i leader arabi reprimono le proteste». Un articolo, quello del giornale americano, che ha il merito di spostare la nostra riflessione su un aspetto finora trascurato della crisi mediorientale: quello relativo agli umori ‘divergenti’ delle popolazioni, rispetto alle politiche ufficiali dei loro governi.

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