Umiliare le donne nel nome di un dio

di Massimo Marnetto

Sono d’accordo con la decisione del governo francese di vietare il velo femminile nelle scuole. Il ministro competente ne fa una questione di laicità nei luoghi di istruzione statale: argomento condivisibile, ma insufficiente. Manca infatti il riferimento alla violazione nell’islam (e non solo) del principio di uguaglianza. Se il velo lo portassero maschi e femmine, sarebbe un simbolo religioso e basta. Se è obbligatorio solo per le donne, diventa una discriminazione di genere, non consentita nelle moderne democrazie.

La motivazione addotta poi suona ormai inaccettabile: i capelli ”a vista” ecciterebbero gli uomini e li indurrebbero ad una agitazione erotica contraria alla casta convivenza. Roba arcaica, che esonera il maschio dall’autocontrollo e impone alla femmina l’oscuramento di tutti i suoi richiami sessuali, fino alla censura totale del burqa. Benvenga, quindi, il divieto di umiliare le donne nel nome di un dio. Se la Costituzione è più giusta delle religioni deve avere la precedenza.


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