Una via d’uscita

Un tentativo di colpo di stato del comandante della Wagner (milizia mercenaria che secondo il quotidiano Avvenire avrebbe schierato in Ucraina 50000 uomini) sarebbe rientrato ieri dopo una mediazione del presidente della Bielorussia Lukashenko (nandocan)

di Massimo Marnetto

Perdere la faccia vuol dire perdere la Russia. Per Putin, l’affronto di Prigozhin va lavato col polonio. O in qualsiasi altro modo, visto che il catalogo di ”incidenti” dei suoi servizi è ampio. Ma non ora. I mercenari dell’ex venditore di salsicce – diventato capo di una multinazionale militare – servono ancora e non solo in Ucraina. Una sua eliminazione scatenerebbe una guerra civile. Il conflitto va palliato e Lukashenko sta mediando per il Cremlino, con concessioni non note, ma di sicuro interessanti, tanto da convincere Prigozhin al ripensamento. La resa dei conti è solo rimandata.

Pace più vicina? No. Anzi, Zelenski e chi lo sostiene pensano che questa crisi sia l’occasione migliore per riconquistare terreno. Questa invece sarebbe l’opportunità per offrire ai russi una via d’uscita dal conflitto, visto che improvvisamente le priorità sono cambiate: ora Putin tiene più a ripristinare il proprio prestigio interno, che a proseguire un conflitto esterno. Ma il desiderio di vittoria acceca.


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    Usa ed Europa non più al centro del mondo.Il mondo nuovo su cui pochi oggi capiscono qualcosa, mentre due voti a distanza di migliaia di chilometri da Bratislava a Washington segnano il futuro della guerra in Ucraina. Dopo G7, G20, Brics, Onu, la politica dei blocchi cambia ancora, prova ad analizzate Avvenire, preoccupato. Usa ed Europa sempre più sgraditi, mentre la Russia, nonostante la guerra, resta forte. E la Cina è pronta ad abbandonare il soft power armandosi rapidamente. E gli emergenti premono, il segnale ultimo.
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    Non so quanto la prospettiva di un governo tecnico sia d’attualità, vista la maggioranza ancora solida che sorregge il governo Meloni. Ciò premesso, la penso anch’io come Gilioli – ieri caporedattore di Espresso-repubblica e oggi direttore di Radio popolare. Basta con questa storia del governo tecnico, che viene annunciato ma in realtà suggerito dai “giornaloni”. Come ogni volta che un governo, di destra o di sinistra, poco importa, non fa fino in fondo il suo dovere di obbedire in tutto e per tutto alle direttive dell’establishment.
  • Assemblea!
    Sbaglia l’amico Massimo Marnetto a presentarlo come una creatura di Michele Santoro, che ha indubbiamente il merito di avere messo la sua popolarità e abilità comunicativa al servizio di obbiettivi indicati da tempo da Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli e “Costituente Terra”. E a darne atto a quest’ultimo era stato proprio lo stesso Santoro intervistato due giorni prima dalla Gruber a “Otto e mezzo”.
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