Supergenerale Usa: un mese di tempo e in Ucraina ‘o la va o la spacca’

Piero Orteca su Remocontro

«Aveva ragione il generale Mark Milley», ammettono ora nell’Amministrazione Biden. Il Capo degli Stati maggiori congiunti Usa, aveva fatto una profezia sul successo di un’eventuale controffensiva ucraina. Era pessimista e aveva consigliato, invece, di trattare da posizioni di forza, dopo la riconquista di Kherson. Cioè, quasi un anno fa. Ma sul militare hanno prevalso le ragioni politiche con cui ora, Ucraina per prima, ma assieme Casa Bianca e Europa al seguito devono fare i conti.

Un anno fa, ‘trattare dopo Kherson’

Ieri, in un’intervista rilasciata alla BBC, il generale ha ribadito lo stesso concetto. Solo che, nel frattempo, le sue previsioni sono diventate realtà e adesso si può solo cercare di metterci delle pezze. Sperando che non siano peggiori del buco da coprire. «All’offensiva ucraina potrebbero restare solo 30 giorni» (per avere successo) titola il network televisivo britannico. E spiega, attraverso le parole del comandante in capo americano, come il rapido peggioramento delle condizioni climatiche renderà le operazioni di chi attacca sempre più complicate.

Un mese, un mese e mezzo

Discutendo con Laura Kuenssberg, nel corso del programma ‘Sunday’, Milley ha detto che ci sono ancora 30-45 giorni prima di poter dare un giudizio finale sulla controffensiva e che ci sono ‘grossi combattimenti’. Ma, commentando le risposte del generale, la giornalista della BBC non ha potuto fare a meno di ammettere che «la controffensiva di Kiev, lanciata in estate e mirata a liberare il territorio ucraino occupato dai russi, ha finora ottenuto solo piccoli risultati». Milley ha poi voluto ricordare quanto aveva detto all’inizio del conflitto: «La guerra sarà lunga, lenta, dura e con un alto numero di vittime». A questo proposito, bisogna riconoscere che il generale Usa aveva già lanciato il suo forte allarme, sulla possibile non riuscita della controffensiva ucraina, da diverse settimane.

Spaccatura tra politico e militare

In un articolo apparso su ‘Politico’, lo scorso 19 agosto, viene minuziosamente analizzata la lettura che il Capo degli Stati maggiori congiunti Usa dà della situazione sul campo. Passata al setaccio anche l’intervista concessa al Washington Post, che rafforza i dubbi di molti commentatori sulla strategia scelta dalla Casa Bianca. Ecco come Politico valuta la spaccatura evidente tra sfera militare e governo federale: «A novembre il presidente dei Capi di Stato maggiore ha affermato che la forte posizione militare dell’Ucraina e l’imminente stagione invernale si combinavano, per creare un buon momento per prendere in considerazione i colloqui di pace. Inoltre, le operazioni per espellere le forze russe dall’intera ucraina richieste da Zelensky avevano scarsa possibilità di successo. I funzionari dell’Amministrazione Biden si sono immediatamente preoccupati di assicurare alle loro controparti a Kiev che Milley stava scherzando e non rifletteva un sentimento segreto della Casa Bianca».

Irresponsabiltà politiche

La geopolitica e tutto il caravanserraglio di interessi compositi, che premono per la prosecuzione della guerra, hanno avuto la meglio sulla logica, disarmante, dello ‘specialista’ più specialista di tutti gli altri, almeno quando si parla dell’uso delle armi. Ma il problema per Biden, prima di essere ‘geopolitico’, è puramente politico. Perché la guerra in Ucraina, ma soprattutto i ‘danni collaterali’, che nascono dalla catena di trasmissione delle sanzioni e che si estendono anche ai rapporti con la Cina e con i Paesi dell’Opec, i produttori di petrolio, possono far perdere ai Democratici la Casa Bianca. Non sappiamo quanto convenga tenere ‘aperto’ un conflitto che finora è costato, solo agli Stati Uniti, 137 miliardi di dollari. Mentre le notizie che arrivano sul deficit federale di quest’anno sono da sfondare tutti i sondaggi.

Debiti per due trilioni

Il deficit federale toccherà i due trilioni di dollari, il doppio dell’anno scorso, con i tassi e gli interessi da pagare, ancora in salita. Biden dovrà mettere nuove tasse (e perdere elettori) o tagliare la spesa pubblica (e perdere elettori) o rischierà di vedersi il debito degradato (e perdere la faccia).

Washington Post

Il Washington Post, giornale ultraliberal ma che non stravede per il deludente Biden ha pubblicato ieri un articolo, che suona come un avvertimento alla Casa Bianca. «Il debito federale è partito per la tangente e nessuno sembra preoccuparsene. E invece -scrive il WP-, questi grafici (sul tracollo finanziario) dovrebbero allarmare il Presidente e il Congresso». Altra benzina sul fuoco di una campagna elettorale già caldissima.

Il tifo ragionato per Kiev

Intanto, per completare il ‘Milley-pensiero’, ricordiamo che il generale fa naturalmente il tifo per Kiev, ma con saggezza: «Se vogliamo che alla fine l’Ucraina sia un Paese libero, indipendente e sovrano, con il suo territorio intatto, ciò richiede ancora un notevole livello di impegno. Ci vorrà molto, molto tempo. Ma è anche possibile raggiungere questi obiettivi -forse – attraverso una serie di mezzi diplomatici». La verità? Quando la guerra di movimento si è trasformata in guerra di posizione, gli ucraini hanno trovato davanti a loro l’inferno. Trincee, bunker, trappole esplosive, campi minati e droni esplosivi a pioggia. E in più tre linee di difesa costruite per resistere in profondità.

Gli occidentali pretendevano che i soldati ucraini andassero, comunque, all’assalto. Ma Zelensky ha saputo dire ‘no’ alle tattiche-suicide. I Napoleoni della Nato devono capire che, questa guerra, non potrà mai essere combattuta fino all’ultimo ucraino.


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    Non so quanto la prospettiva di un governo tecnico sia d’attualità, vista la maggioranza ancora solida che sorregge il governo Meloni. Ciò premesso, la penso anch’io come Gilioli – ieri caporedattore di Espresso-repubblica e oggi direttore di Radio popolare. Basta con questa storia del governo tecnico, che viene annunciato ma in realtà suggerito dai “giornaloni”. Come ogni volta che un governo, di destra o di sinistra, poco importa, non fa fino in fondo il suo dovere di obbedire in tutto e per tutto alle direttive dell’establishment.
  • Assemblea!
    Sbaglia l’amico Massimo Marnetto a presentarlo come una creatura di Michele Santoro, che ha indubbiamente il merito di avere messo la sua popolarità e abilità comunicativa al servizio di obbiettivi indicati da tempo da Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli e “Costituente Terra”. E a darne atto a quest’ultimo era stato proprio lo stesso Santoro intervistato due giorni prima dalla Gruber a “Otto e mezzo”.
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