Reader’s – 9 marzo 2023

Rassegna web di nandocan magazine

Se Usa e Cina si parlassero, prova ad immaginare Ugo Tramballi

Ugo Tramballi su Remocontro

Se Usa e Cina si parlassero, prova ad immaginare Ugo Tramballi. «Mentre i soldati russi e ucraini si scannano quotidianamente al fronte, questa guerra sta aprendo molte finestre dalle quali intravvedere il nostro futuro. È un elenco molto lungo, alla fine del quale faticheremo a riconoscere noi stessi e il mondo per come lo abbiamo conosciuto e vissuto fino ad ora». Dalle ‘Slow news, che tutto sono meno che ‘slow’.

Le accelerazioni di guerra

La necessità di cambiare le fonti di approvvigionamento energetico non ci ha solo costretto a variare i fornitori ma ci spingerà ad accelerare la transizione dagli idrocarburi ad alternative pulite. Avere una Nato, una Ue e un fronte compatto di paesi occidentali dagli stessi valori democratici, sarà una necessità più compresa dagli europei di quanto non lo fosse prima della guerra.

Mentre un Sud Globale vasto, in crescita e liberato dagli obblighi delle alleanze con questa o quella superpotenza, sta già diventando la nuova normalità. E lo sarà sempre di più.

Geopolitica né più democratica, né con meno guerre

La geopolitica sarà in un certo senso più democratica e flessibile ma non per questo garantirà al mondo più pace: un conto era costruire un sistema di sicurezza collettiva guidato da due superpotenze; un altro è crearlo da una miriade d’interessi nazionali e regionali. Comunque finisca la tragedia ucraina, è difficile pensare che – esclusi arsenali nucleari e dimensioni geografiche – la Russia ne uscirà da superpotenza: con o senza Vladimir Putin.

Russia a perdere e solo Usa-Cina?

Questo ci porta alla più importante delle finestre sul nostro futuro, aperte dalla guerra in Ucraina: non più una direzione a tre del mondo ma di nuovo a due, Stati Uniti e Cina, sebbene non così assoluta come ai tempi della Guerra Fredda, con ampie libertà di manovra per tutti gli altri. Secondo Goldman Sachs Global Investment Research, nel 2022 le più grandi economie del mondo erano, nell’ordine, Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e India; nel 2050 saranno Cina, Usa, India, Indonesia, Germania; nel 2075 Cina, India, Usa, Indonesia, Nigeria. La Germania, prima europea, sarà nona.

Europa a fondo classifica neppure considerata

Per questo solleva qualche disorientamento il così detto piano di pace cinese: posto che lo fosse davvero e non invece solo una riaffermazione delle posizioni di Pechino sulle vicende mondiali, Ucraina compresa. I nemici in campo sono due ma la Cina ha parlato solo con i russi: a Kyiv non è arrivata nemmeno una telefonata. Né si presenta un piano di pace e contemporaneamente – accusano gli americani – si arma l’aggressore.

Niente pace cinese, ma qualcosa dovrà accadere

E’ evidente che gli Stati Uniti non sosterrebbero mai una proposta cinese. Ma è ugualmente evidente che solo l’America e la Cina, insieme, possono provarci con concrete possibilità di successo. Recept Erdogan ha compiuto qualche miracolo. Ma oltre all’accordo sull’esportazione del grano attraverso il Mar Nero, la Turchia non può fare di più: manca la gravitas. Per tutti gli altri paesi, Italia compresa, proporre piani è solo una dichiarazione di politica interna.

Nessun negoziato possibile, oggi

Oggi portare al negoziato i due nemici è una missione impossibile. Volodymyr Zelensky rivuole anche la Crimea; Vladimir Putin tutta l’Ucraina. Secondo una ricostruzione credibile del Financial Times, il giorno dell’invasione un oligarca preoccupato aveva chiesto a Sergei Lavrov chi fossero i consiglieri che avevano convinto il presidente a intraprendere una guerra così insensata. “Ivan il Terribile, Pietro il Grande e Caterina la Grande”, aveva risposto il ministro degli Esteri, anche lui tenuto all’oscuro della decisione di Putin.

Solo la Cina ha la forza su Mosca

Solo la Cina può convincere e probabilmente costringere la Russia – la sua pompa di benzina – a uscire da un’impresa disastrosa. Non è nell’interesse di Xi Jinping che l’alleato venga troppo indebolito: nel nuovo ordine/disordine globale anche il fronte autoritario ha bisogno di compattarsi di fronte a quello liberale, rigenerato dall’aggressione russa.

E gli Stati Uniti sull’Ucraina di Zelensky

E solo gli Stati Uniti possono persuadere e probabilmente imporre all’Ucraina di accettare un compromesso territoriale in cambio della piena e definitiva indipendenza. Anche senza Putin, una Russia umiliata ma non sconfitta continuerebbe a coltivare le sue ‘cromosomiche ambizioni imperiali’.Come garantire dunque l’Ucraina da una nuova aggressione?

Aprendole le porte di Nato e Ue nei tempi dovuti ma certi. In cambio, anche perdere Crimea e una parte dei territori dell’Est, sarebbe una vantaggiosa rinuncia.

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Granballi non riesce neppure a immaginare un ruolo autonomo dell’Europa in tutto questo, e neppure che ci provi. Triste e deprimente, ma è così (nandocan)


In cosa consiste (per me) la libertà dell’uomo

di Giovanni Lamagna

Non tanto nella possibilità di fare ciò che egli vuole fare, ma nel poter non fare ciò che egli è chiamato a fare. Nella possibilità di non realizzare il compito che la natura gli ha assegnato nella vita.

In altre parole, di non corrispondere al proprio destino. La nostra libertà, dunque, non sta nel fare ciò che ci pare e piace. Ma nel non fare (stupidamente, autolesionisticamente) ciò che il nostro daimon, il nostro Maestro interiore, ci ispira a fare.

In questo senso la libertà può essere definita anche come la possibilità che ci è data di perderci, di non realizzarci umanamente. In altre parole di firmare la nostra condanna, con le nostre stesse mani.

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Giovanni conferma in definitiva, sia pure in una forma aggiornata e limitata, il libero arbitrio che invece io, mi pare anche in accordo con un buon numero di neuro scienziati, mi sono persuaso a negare. Credo che ognuno faccia quello che ritiene più conveniente per lui nell’istante in cui è indotto a una scelta. E quest’ultima dipende dalla combinazione di diversi fattori indipendenti dalla sua volontà (dna, educazione, storia personale, circostanze ambientali ecc.). In altri termini anche quanto allo sguardo proprio o altrui appare un sacrificio al dovere egli lo compie perché pensa che convenga alla propria immagine e al proprio equilibrio interiore. Non esiste allora la libertà? Esiste una libertà oggettiva che dipende dall’ordinamento sociale che limita ulteriormente le scelte individuali se non garantisce il rispetto dei diritti umani e sociali riconosciuti in un paese libero. Ma anche se non interviene a cambiare le condizioni socio-economiche che rendono quella libertà oggettiva una pura astrazione. (nandocan).


Fiori

di Massimo Marnetto

L’8 Marzo deve ricordare che la rivoluzione culturale che sostiene l’emancipazione femminile si basa sul riconoscimento della dignità non più abbinata alla forza. Il dimorfismo che conferisce più forza e statura al maschio non può più giustificare la sua prevalenza di ruolo.

Una donna minuta e intelligente deve essere preferita a un uomo alto e scialbo. Con l’avvento dell’informatica e la robotica, la forza è sempre meno richiesta nel lavoro. E questa evoluzione ergologica avvantaggia le donne, che a livello intellettuale non hanno inferiorità congenite rispetto all’uomo.

Purtroppo il maschio si è appropriato nei secoli di ruoli di prestigio, con la forza nel sociale e con i maltrattamenti nel privato. Smantellare il patriarcato non è facile, perché il Supremo politico e religioso è sempre stato maschile. Allora l’androcrazia oppone resistenza con la celebrazione: donare fiori a donne e madonne, per sedare la rivalsa. Ma non funziona più. Per fortuna.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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