
Associazioni, sindacati, cooperative sociali, presidi antimafia, case delle donne, movimenti ambientali e di opinione, ma anche parrocchie, fattorie sociali, comitati e tante altre realtà si troveranno stamani 5 novembre alle ore 11:00 in Piazza Vittorio Emanuele II per l’assemblea pubblica Non per noi ma per tutte e tutti. Per la pace, la giustizia sociale e ambientale, contro disuguaglianze ed esclusione. Il risultato di un lavoro lungo, dal basso e un grande esercizio di ascolto in un periodo storico dove la politica da tempo non riesce a dare le risposte alle diverse crisi che questo Paese sta attraversando.
Una voce collettiva, plurale e aperta pronta ad alzarsi dall’assemblea di Piazza Vittorio per chiedere politiche adeguate ad affrontare ed eliminare la povertà, le disuguaglianze, sconfiggere le mafie, mettere fine alle ingiustizie climatiche, alla crisi energetica, alla privatizzazione della salute, all’impoverimento del lavoro, alla frammentazione regionalista.
La smilitarizzazione del dibattito politico e la Pace sono premesse indispensabili per cambiare il modello di sviluppo economico, responsabile della crisi e insostenibile in termini sociali e ambientali. La guerra impoverisce, aumenta le ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche a danno soprattutto delle classi sociali che vivono già in grande difficoltà; produce esclusione sociale, allarga le disuguaglianze, le nasconde (spostando l’attenzione sul conflitto) e impedisce di risolverle; rafforza le mafie, la corruzione e amplia la zona grigia rafforzando la criminalità organizzata e il ricatto che questa esercita sui territori; distrugge interi ecosistemi.
Invocare la Pace, dunque, non può prescindere dalla richiesta di giustizia sociale e ambientale; dal superamento delle disuguaglianze e dalla valorizzazione delle diversità; dal rafforzamento del Reddito di Cittadinanza; da un’offerta di servizi sociali di qualità e una riforma del welfare; dalla garanzia del diritto all’abitare; dalla creazione di lavoro dignitoso attraverso una riconversione ecologica ad alta intensità di lavoro delle attività produttive e della filiera energetica; dall’istituzione del salario minimo; da politiche di accoglienza solidali e non respingenti; dal no all’Autonomia Differenziata e dalla lotta alle mafie.
(da “Europe for Peace
Comitato promotore della manifestazione nazionale” )

Quelli che oggi hanno scelto di essere in piazza a Roma….
….dalla parte della popolazione ucraina e degli aggrediti, dalla parte degli obiettori di coscienza e pacifisti russi che si oppongono all’aggressore, dalla parte delle vittime di tutte le guerre. E siamo dalla parte delle Nazioni Unite e di chiunque – come dice l’incipit del primo articolo della carta dell’Onu – consideri la guerra come un «flagello dell’umanità». La guerra è inaccettabile, un crimine internazionale e ha fallito ovunque, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria.
La sicurezza del pianeta non può essere garantita dalle alleanze o potenze militari contrapposte, da un nuovo equilibrio del terrore, da cui pensavamo di esserci liberati per sempre. Solo una sicurezza condivisa – fondata sul ruolo riconosciuto e legittimato delle Nazioni Unite – può dare una prospettiva di stabilità e di pace al pianeta.
Bisogna investire nella pace e non nella guerra, nella diplomazia e nella cooperazione e non sulla contrapposizione militare, sul disarmo e non sul riarmo. Quelli che con noi oggi marciano a Roma pensano che la politica deve fare i conti con la pace e con la richiesta di pace che viene da gran parte della società che sta pagando anche il prezzo delle conseguenze economiche e sociali (e per l’emergenza energetica) che la guerra in Ucraina sta provocando nel mondo: a partire dalle popolazioni dei paesi poveri che a causa dell’interruzione degli approvvigionamenti di grano stanno cadendo di nuovo in una drammatica condizione di insicurezza alimentare.
La politica deve ascoltare il messaggio della piazza di oggi, deve dialogare con le forze della pace, ascoltando le ragioni di chi rifiuta la guerra come un’opzione di risoluzione dei conflitti e le armi come lo strumento di
PACE.
La guerra e le armi producono solamente distruzione, violenza, perdita delle libertà e dei diritti, odio, vendette e nuove guerre. L’umanità ed il pianeta debbono liberarsi dalle guerre e dalle armi nucleari. La sfida per tutti noi – e per la politica e le istituzioni, nazionali ed internazionali non deve essere più quella di vincere una guerra, ma di vincere la pace. Solo questa strada è realistica, solo questa strada può essere costruita e percorsa. La strada della guerra ci porta in un incubo sempre più terribile.
Per questo marciamo tutti insieme e uniti chiediamo alle nostre istituzioni di assumere questa agenda di pace e che si adoperino in ogni sede euro- pea ed internazionale per la sua piena affermazione.
Il Brasile riafferma la democrazia e Lula Presidente

di Livio Zanotti
E’ andata come doveva andare. Pur nell’attualmente tumultuosa polarizzazione, il paese profondo ha respinto gli eccessi: le fantasie di golpe da una parte e certi allarmi suscitati in quella opposta, in Brasile e anche al di là delle sue frontiere.
I conati insurrezionali di qualche migliaio di camionisti avevano confuso il Cile e il mondo degli anni Settanta con il Brasile globalizzato di oggi. Sono abortiti in tafferugli e disagi prolungati, ma fortunatamente senza alcun costo di sangue. Si dice che abbiano suscitato divisioni nella stessa famiglia Bolsonaro, con i tre figli maschi impegnati tutti in politica più disposti del padre a rischi estremi. E che la parola definitiva sia stata pronunciata dai più alti gradi militari, com’è noto esposti in gran numero in prima persona nel governo. A cominciare dal generale Hamilton Mourao, vicepresidente della Repubblica. Seguito o preceduto -non si sa- da più di un grande gruppo industriale.
Il bolsonarismo è certamente portatore di una accentuata carica eversiva, nient’affatto esaurita nelle violente manifestazioni stradali di Santa Catarina, Rio Grande do Sul e San Paolo, stati in cui seguaci e alleati dell’ex capitano dell’esercito hanno vinto il ballottaggio. I loro interessi politici torneranno a farsi vedere presto nelle iniziative parlamentari che porteranno al Congresso, dove nell’insieme della coalizione costituiscono maggioranza. Lula dovrà disputargliela di volta in volta attraverso una strategia capace di scoprirne le non poche contraddizioni.
La sua terza magistratura al vertice dello stato si preannuncia all’insegna della difesa dei diritti, quindi delle riforme necessarie a ridurre le disuguaglianze estreme che in Brasile e in America Latina costituiscono il primo ostacolo alla modernizzazione (i numeri della Cepal lo dimostrano), oltre che un’insidia permanente per la democrazia.
Zuppa
di Massimo Marnetto
Agli attivisti di Ultima Generazione – di cui condivido l’ultimatum ambientale – chiedo di imbrattare (senza danni permanenti) i palazzi del potere, non i quadri. Chiedo di bloccare le auto blu, non quelle di semplici cittadini sul Raccordo Anulare. Di passare, cioè, dalla rappresaglia trasversale, alla battaglia frontale.
A parità di provocazioni illegali, tirare zuppa di piselli su un ministero o sdraiarsi davanti all’uscita del parcheggio di Montecitorio avrebbe lo stesso clamore mediatico, ma in più il supporto della pubblica opinione. Mentre vedere opere d’arte oltraggiate con il lancio di passate vegetali e semplici cittadini bloccati nelle loro auto e costretti a saltare esami, visite mediche ed altro genera solo indignazione e rabbia.
Il primo comandamento di ogni rivoluzione – anche quella decisiva per salvare il Pianeta – è non inimicarsi il popolo. Hasta la descarbonización… Siempre!
- Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza…e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
- COP 28 a Dubai”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
- A che punto è la notteCome sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
- Crosetto o scherzetto?Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
- BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orroreQuasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.