Rassegna web di nandocan magazine
Se la Turchia torna laica e un po’ più democratica. Erdogan perdente nei sondaggi attacca gli Usa
Piero Orteca su remocontro
Kemal Kilicdaroglu, candidato alla Presidenza della Turchia, nella cucina di casa sua, con una cipolla in mano: «Se dovesse rivincere Erdogan – ha detto – un chilo di cipolle, che attualmente costa 30 lire, in poco tempo salirebbe fino a 100 lire». Semplice e terribilmente efficace.
E il 14 maggio Recep Tayyip Erdogan, presidente l’uscente, una specie di ‘califfo’ per i suoi modi spicci e la sua personalissima visione della democrazia, questa volta rischia seriamente di perdere.
Tra Nato e Medio Oriente, l’ignoto che avanza
Gli ultimissimi sondaggi, condotti dall’Istituto di rilevamento TEAM di Istanbul, hanno fotografato cambiamenti significativi, anche se ancora non decisivi, specie se si tiene conto del fatto che il margine di errore è di 3 punti. Dunque, Kilicdaroglu lo sfidante, viene dato al 47,4%, mentre Erdogan flette al 44, 4%. Nessuno dei due candidati raggiungerebbe la maggioranza assoluta e sarebbe ballottaggio. Dopo due settimane, il barrage finale sarebbe vinto da Kilicdaroglu, con un vantaggio di circa 5 punti su Erdogan.
Comunque fine dello strapotere
La Turchia, come si vede, è spaccata in due e i consensi sembrano abbastanza polarizzati, anche se c’è una fetta di indecisi capace di capovolgere i pronostici all’ultimo momento. In ogni caso, avvertono i sondaggisti, visti i numeri risicati, il futuro Presidente potrebbe anche essere, secondo lo slang americano, una ‘lame-duck’ (un’anatra zoppa), se dovesse ritrovarsi il Parlamento contro.
Crisi di potere e di clientele
Presidente discusso e partito in crisi. Il Partito di Giustizia e Sviluppo, l’AK Parti, un frullato sociale di conservatorismo, islamismo moderato, populismo e qualunquismo, si trova davanti il blocco finalmente unito delle opposizioni. Un’Alleanza Nazionale di sei gruppi, variegatissimi, ma tenuti assieme da un mastice a prova di strappo: la profonda avversione contro Erdogan e i suoi programmi, ritenuti senza troppi giri di parole, ‘liberticidi’ sul piano socio-istituzionale e, addirittura, demenziali per quanto riguarda l’economia e la finanza.
Comizi all’antica e popolo in piazza
L’incertezza del momento è testimoniata dagli ultimi comizi, specie quello di Smirne, dove a distanza di ventiquattr’ore hanno parlato prima Erdogan e poi Kilicdaroglu. Piazze e lungomare traboccanti in ugual misura, ognuno dei due candidati ha cercato di vendere la sua ‘mercanzia’ al miglior offerente. Così Erdogan ha attaccato la municipalità (che è di opposizione) per come viene gestito il centro urbano, mentre Kilicdaroglu ha parlato della necessità di liberalizzare il sistema istituzionale e di garantire i diritti civili.
Inflazione (ed Erdogan) divora tutto
Tuttavia, sullo sfondo, cipolla docet, resta in primo luogo il problema della formidabile inflazione e, ancora più a monte, quello dell’indipendenza della Banca centrale. Erdogan ha, praticamente, costretto il suo Istituto di emissione a seguire una politica monetaria cervellotica. I tassi, anziché essere alzati, sono stati tagliati e i prezzi, su anno, si sono gonfiati fino all’85%. Uno sterminio popolare. Sussidi, prestiti, prebende, sportule, prezzi amministrati hanno solo lenito le ferite.
Ma poi i nodi sono venuti al pettine e oggi la Turchia, economicamente parlando, è un morto che cammina. Specie dopo l’ultima botta devastante, ricevuta col terremoto di febbraio.
Eventuale transizione di poteri
Bisogna cambiare subito e molto, per dare soprattutto una speranza alle nuove generazioni. E saranno proprio milioni di neofiti del voto, con tutta probabilità, a determinare l’esito finale delle Presidenziali. Certo, a parte i pronostici dell’ultimo momento, le preoccupazioni non riguardano solo lo svolgimento del voto, ma anche l’eventuale transizione dei poteri, in caso di ribaltone.
La paura fa ‘colpo di stato’
Alcuni commenti fatti dal Ministro degli Interni, Suleyman Soylu, hanno destato perplessità e anche qualche allarme. Soylu ha detto che le elezioni del 14 maggio potrebbero essere «un colpo di Stato guidato dall’Occidente». Il Ministro ha ricordato il tentativo di golpe del 15 luglio 2016, attribuendone indirettamente l’ispirazione agli Stati Uniti. Allora fu Fethullah Gulen, religioso turco residente negli Usa, a essere ritenuto dal governo di Ankara il vero ideatore del complotto.
Le ‘mani sporche’ di Washington
Lo stesso Soylu ha criticato più volte, pesantemente, l’America, invitando Washington «a togliere le sue mani sporche dalla Turchia». Ma, più in generale, al di là degli equilibrismi tra le grandi potenze tentati dal ‘sultano’, quella delle «interferenze esterne» potrebbe essere una manovra anticipata, per giustificare reazioni in caso di sconfitta.
In effetti, molti temono che se Erdogan dovesse essere battuto con uno scarto minimo di voti, il riconoscimento della vittoria di Kilicdaroglu forse non sarebbe così automatico. E indolore.
Amore: sentimento, arte e scienza.
di Giovanni Lamagna
A mio avviso, le coppie (ma, io direi, anche le famiglie intere: quindi, genitori e figli) farebbero bene a dedicare uno spazio della settimana (un paio di ore, ad esempio) a quella che – quando stavo da ragazzo in Azione cattolica – veniva definita “la revisione di vita”. Che, in questo caso, applicata a questa situazione, sarebbe un esame di coscienza dello stato delle relazioni all’interno della coppia, innanzitutto, e all’interno della famiglia, laddove in questa esperienza fosse coinvolta l’intera famiglia. Un esame di coscienza delle cose che non sono andate nell’arco della settimana, ma anche un’affermazione/esternazione delle cose che si desidererebbe accadessero tra marito e moglie e tra genitori e figli.
Un sentimento da coltivare e tenere in vita
So bene che all’acquisizione di questa (per me) “sana abitudine” si oppone l’argomento che l’amore – che naturalmente regna (o, meglio, dovrebbe regnare) all’interno di una coppia e di una famiglia – basta e avanza per affrontare e risolvere tutti i problemi. Ma io sono fermamente convinto che questo argomento sia infondato; non tanto perché non creda che sia l’amore la soluzione dei problemi di coppia e delle famiglie, ma perché ritengo che l’amore non sia affatto un sentimento (solo) naturale e spontaneo. Ma che l’amore sia un sentimento che nasce, sì, spontaneo e in modo istintivo e naturale (altrimenti manco si potrebbe parlare di amore in una relazione), ma che questo sentimento vada poi coltivato e tenuto in vita nel corso degli anni, per evitare che scada nella routine e che quindi, prima o poi, sfiorisca o addirittura si estingua.
L’amore è anche un arte
Ma in che modo si può coltivare e tenere in vita nel tempo l’amore? Facendo ricorso ad opportuni accorgimenti; tra i quali quello dell’autocoscienza e del confronto – amorevole, ma allo stesso tempo franco e trasparente – mi sembra il principale. L’amore, insomma, non è solo un sentimento, un affetto, un moto del cuore, ma è anche un’arte, che si apprende e che va esercitata, con cura, interesse e costanza, come ha scritto Fromm in suo splendido libretto del 1956.
In certi casi e momenti, anzi, l’amore richiede addirittura un sapere: il sapere, ad esempio, che mette a nostra disposizione la psicologia, specie la psicoanalisi; l’amore è, quindi, anche una scienza, oltre che un’arte.
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