Reader’s – 4 novembre 2022 rassegna web

L’umanità ed il pianeta non possono accettare che le controversie internazionali si risolvano con i conflitti armati. Le guerre hanno conseguenze globali.

Una pace senza sottotitoli

di Lidia Ravera

Domani andrò alla manifestazione, quella per la pace.
Voglio dare testimonianza con il mio corpo, con la mia presenza, e spero che sia un corpo fra migliaia, magari milioni.
Voglio una pace senza sottotitoli, senza commenti. Non voglio sentir dire: “Però non possiamo fargliela passare liscia a Putin”, anche se la frase contiene il suo grado di verità. Non voglio sentir dire: “Ma l’Ucraina è stata invasa e gli ucraini sono stati valorosi”, anche se la frase contiene il suo grado di verità.

Voglio chiedere, in piazza, marciando sotto la bandiera del buon senso, che ritorni a farsi sentire la politica.
La buona politica, quella che difende i cittadini dalla minaccia delle armi, della violenza, della bomba atomica.
La guerra, sia quella ingiusta come tutte, che quella giustificata dalle buone intenzioni, è sempre il fallimento della mediazione, cioè della politica.
Perchè la politica non è, non deve essere, una serie ininterrotta di generici proclami.
Quella è la propaganda.
Non è , non deve essere, un elenco di buone intenzioni. Quella è la campagna elettorale.

La politica è conquistare e mantenere per tutti , condizioni di vita accettabili, serene, soddisfacenti, mediando con chi le minaccia.
E che cosa è più minaccioso di una guerra dalla quale non si riesce ad uscire? A febbraio sarà un anno.
Un anno di paura. Di crisi economica. Di compassione senza sbocco…chi riesce a guardare lo spettacolo quotidiano del crollo delle case, dei bambini infagottati che le madri cercano di mettere in salvo, dei sorrisi stentati dei vecchi che restano a vegliare gli animali, dei pianti senza censura, senza freni di chi non ce la fa più? Chi è così sordo e ottuso? Chi non sente tutto il dolore che ci circonda come un’offesa infinita?
Chi non ha paura del futuro, per sè, per i propri figli, per i nipotini che muovono i primi passi a un passo dalla bomba atomica?

La gente che sarà in piazza domani, conterrà papa boys e ragazzacci dei centri sociali, famiglie stanche d’ ansia e cittadini stanchi di retorica, orfani della sinistra ( forse marcerò con loro) e pentastellati della prima ora ( quelli che vanno recuperati) , la comunità di sant’Egidio e l’associazione partigiani , green peace e emergency…eccetera eccetera eccetera: Saremo gente diversa unita dall’intelligenza, da una consapevolezza comune: finchè volano i miliardi sotto forma di armamenti la guerra non finirà.

Manifesteremo contro l’impotenza della politica

Finchè non si costruisce la pace noi saremo ogni giorno più poveri, ogni notte più spaventati.
La gente che sarà in piazza domani manifesterà contro la guerra , sì, ma soprattutto contro l’impotenza della politica, contro il cinismo di chi gioca sulla pelle degli ucraini la sua partita personale o vantaggi per il suo partito.

Sento che saremo tanti.
Alle 12 in piazza della repubblica.
Alle 13 parte il corteo per San Giovanni in Laterano
Alle 14 e 45 viene letta la piattaforma della manifestazione.
Mi piacerebbe che , a questo punto, parlasse qualcuno di questa ultima generazione, la più recente, che mitiga la mia solitudine politica e mi fa sperare in un presente capace di contenere il futuro: i ragazzi che hanno occupato la Sapienza, i ragazzini che ascoltano e fanno domande seduti in terra fuori dal loro liceo, quelli che ogni venerdì ricordano al distratto mondo adulto che bisogna fare qualcosa per il pianeta e fare presto. E, da lontano, le ragazzine iraniane che stanno tenendo in scacco una dittatura. Da sole. In tante. Rischiando la vita.


Comunicato di adesione della Rete delle Università italiane per la Pace (RUniPace) alla manifestazione per la pace di Roma di sabato 5 novembre 2022

L’invasione russa dell’Ucraina e la sua drammatica escalation ci costringono ad uno sforzo comune per fermare la guerra. La minaccia nucleare incombe sul mondo. Produzione e commercio di armi attestano che continua ad imperare la vecchia, nefasta logica del “si vis pacem para bellum”.

L’umanità ed il pianeta non possono accettare che le controversie internazionali si risolvano con i conflitti armati. Le guerre hanno conseguenze globali.

Quanto sta avvenendo nelle aree insanguinate dalle guerre e in quelle che negano accoglienza ai profughi, è come un cancro in rapida metastasi, con conseguenze sempre più destabilizzanti. Mai come oggi dobbiamo sentirci tutti impegnati nella difficile ricerca della via della pace.

La comunità internazionale ha gli strumenti per risolvere pacificamente i conflitti

Oggi, diversamente da ieri, la comunità internazionale ha gli strumenti per risolvere pacificamente i conflitti: il Diritto e l’Organizzazione internazionale. Il Diritto nato dalla consapevolezza acquisita con gli anni e i danni colossali della II guerra mondiale vieta la minaccia e l’uso della forza per la risoluzione delle controversie internazionali e pone la dignità umana a fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. 

Non c’è alternativa al multilateralismo incarnato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite

Non c’è alternativa al multilateralismo incarnato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che nasce per “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. La sovranità degli stati deve cedere da un lato al primato dei diritti umani, quindi alla centralità della persona umana, dall’altro all’autorità sopranazionale delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

Nel 1955 il filosofo inglese Bertrand Russell, premio Nobel per la letteratura, alludendo al problema nucleare che in quegli anni stava registrando una forte accelerazione, così scriveva ad Albert Einstein: «Penso che eminenti uomini di scienza dovrebbero fare qualcosa di spettacolare per aprire gli occhi ai governi sui disastri che possono verificarsi».

La pace come vocazione costitutiva dell’Accademia

RUniPace, che orienta le sue azioni in osservanza dei principi fondamentali della Costituzione repubblicana, del Trattato sull’Unione Europea e della Carta delle Nazioni Unite è impegnata a promuovere la pace come vocazione costitutiva dell’Accademia e come perno delle attività di ricerca, formazione e condivisione sociale delle conoscenze.

L’Università di Padova, con il suo Centro Diritti Umani “Antonio Papisca”, parteciperà alla manifestazione con 70 studentesse, studenti, dottorandi, docenti, personale tecnico e amministrativo.

3 novembre 2022


Cenere

di Massimo Marnetto

Vado alla manifestazione per la Pace, nonostante sia stato favorevole alla fornitura delle armi agli ucraini per fermare l’invasione russa. Ma c’è un tempo per la resistenza e uno per le trattative. Passare da uno all’altro non è facile per Kiev. Come parte lesa, infatti, concepisce solo la vittoria per il ripristino dello status quo ante. Spetta invece a una Conferenza dei Paesi Sostenitori ”guidare” Zelensky – con la carota di fondi per la ricostruzione e il bastone della fine dell’invio delle armi – verso un processo di pace. 

Con rinunce per tutti. Per l’Ucraina, con la concessione di autonomie speciali alle regioni russofone e il riconoscimento della Crimea alla Russia; per la Nato, con la rinuncia alla sua estensione nell’Ucraina e negli altri paesi ”cuscinetto”; per Putin, con il ritiro dai territori occupati e l’impegno alla non aggressione.

Chi fa questo complesso lavoro di smussamento degli interessi per un intarsio delle possibilità? Né Nato, né Erdogan sono in grado di anteporre la pace al proprio vantaggio. Ci vuole l’Europa, che prenda l’iniziativa con un Mediatore Unico. Perché la guerra si spegne con intense trattative o con la cenere.


Guerra in ucraina: cosa può cambiare

da Money.it

Stando alle proiezioni di Real Clear Politics, che ogni giorno fa una media tra tutti i sondaggi realizzati Oltreoceano, alle midterm election i Repubblicani sarebbero già sicuri di poter conquistare 228 seggi alla Camera a fronte di una maggioranza richiesta di 218; se il Gop poi dovesse riuscire a conquistare anche i 33 seggi considerati in bilico, la Caporetto per i Democratici sarebbe completa.

Sondaggi simili anche per quanto riguarda il Senato, dove al momento Biden può contare su un solo voto di vantaggio: a fronte di una maggioranza di 51 senatori, i Repubblicani avrebbero già in tasca 48 seggi, con i 7 in bilico che saranno determinanti…..

Se alla fine i sondaggi dovessero rivelarsi veritieri, per Joe Biden si andrebbe a prefigurare uno scenario che da noi viene chiamato “dell’anatra zoppa”; i Repubblicani infatti appaiono essere destinati in queste midterm a conquistare una maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Tra le varie conseguenze che questa situazione potrebbe comportare per l’operato nei prossimi due anni della Casa Bianca, quella più eclatante potrebbe riguardare la linea estera dell’amministrazione Biden.

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, gli Stati Uniti sono stati i principali finanziatori di Kiev inviando miliardi di aiuti militari e umanitari per sostenere l’esercito ucraino di fronte all’invasione della Russia. Negli Usa però è alto il timore di finire per essere coinvolti in una guerra con la Russia, con diversi esponenti Repubblicani (vedi Trump) che più volte hanno chiesto di diminuire gli aiuti destinati all’Ucraina; il caso più eclatante si è verificato la scorsa primavera, quando diversi deputati e senatori del Gop hanno votato contro l’ennesimo pacchetto di finanziamenti verso Kiev.

In sostanza se Biden dovesse perdere le midterm election del prossimo 8 novembre, gli Usa potrebbero avere più di una difficoltà nel continuare a sostenere militarmente ed economicamente l’Ucraina. Il maggiore sforzo nei confronti di Kiev potrebbe passare così dagli Stati Uniti all’Europa, con la Nato che a quel punto non avrebbe altra soluzione che bussare alla porta del Vecchio Continente specie se questa guerra dovesse continuare ad andare avanti ancora a lungo.


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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