Reader’s – 4 aprile 2023.

Rassegna web di nandocan magazine

La guerra è una schifezza

Antonio Cipriani su Remocontro

…how many times must a man look up 
Before he can see the sky? 
And how many ears must one man have 
Before he can hear people cry? 
Yes, and how many deaths will it take ‘til he knows 
That too many people have died?

Quelli che vanno in guerra, e ammazzano il nemico col fucile, col cannone, con le bombe, con i droni. Uomini, donne, bambini. Con la divisa di un altro colore o anche senza divisa, per strada, nelle campagne, dove capita, perché la macchina bellica prevede l’errore, il danno collaterale. Ma la morte è la stessa. Te la puoi raccontare come vuoi, ma la guerra è efferatezza, si muove con una crudeltà speciale, e non importano le cause. La guerra serve solo per ammazzare e conquistare o per difendere un obiettivo strategico. E serve soltanto a quelli che ti ci mandano in guerra. I presidenti, i dittatori, i ministri, gli ideologi degli obiettivi strategici, dell’onore e del patriottismo che si fa carne da macello.

Ascolto Bob Dylan che fonde la sua voce con Joan Baez, mi sembra impossibile pensare ai risultati di quelle premesse generazionali. Ascolto le canzoni che cantavamo insieme quando pensavamo che fosse necessario dare una possibilità alla pace. Per noi giovani, per quelli che conoscevo, per il mondo che volevamo cambiare, era impossibile non pensare al pacifismo come riferimento culturale, e anche alla giustizia sociale, alla fine dello sfruttamento tra popoli. Ci chiedevamo quante volte un uomo dovesse alzare lo sguardo prima di poter vedere il cielo. E quante orecchie dovesse avere prima di sentire le persone piangere… E quante morti ci volessero prima di capire che troppe persone sono morte

La guerra era inaccettabile.

Un retaggio del passato. Una vergogna che dovevamo cancellare dalla storia. Non è andata così. Non è andata bene. Facendo finta di niente è cambiato il mondo, ma non come volevamo noi sognatori del bello e della pace, ha prevalso il cinismo, l’atrocità ha saputo scegliersi parole migliori, la mentalità goccia dopo goccia ha scavato la pietra della cultura, fino a darle una irriducibile forma militare.

E oggi siamo a questo punto. E per oggi intendo l’ultimo tremendo trentennio; gli effetti sono quelli che ci arrivano attraverso gli alambicchi mediatici, nelle lunghe tortuose buone ragioni che determinano l’insignificanza della verità. O, per meglio dire, l’azione metodica delle verità inconfutabili che alla luce della storia perdono vigore, somigliano a menzogne vestite a festa, a esercizi di stile per incantare l’arena, per convincere e convincerci che sia necessario ammazzare e morire per un gioco di potere, per il dominio, per il mercato, per la nazione, per difendere l’idea che la pace si ottenga o si difenda sul filo della spada. E che fare la guerra sia utile a questa fantomatica pace. Già, la pace… un concetto che sta uscendo dalla narrazione tossica dell’epoca così impregnata di ferocia, mercenari, operazioni segrete e zero politica, zero umanità, zero amore per la vita.

Mi sembra necessario, quindi, in un periodo così pallido e incerto, ricordare e ricordarci che la guerra è una schifezza. Lo è quando i carri armati russi devastano i campi ucraini. Lo è quando le bombe fioccano e i bambini fuggono. Lo è quando gli strateghi della fine della storia e quelli dello scontro tra civiltà si mettono in cattedra e teorizzano. E alla fine del bel discorso bombardano, non prima di aver spiegato al mondo che le bombe al fosforo forse fanno del bene e che l’uranio impoverito ha bisogno di un riscatto e di essere anche un po’ smaltito sparando.

Ci sono mille buone ragioni per nascondere ogni efferatezza.

Hanno ragione i tromboni

Poi i tromboni. Perché sono tutti tromboni. E tutti vogliono spiegarci l’utilità. E dobbiamo aggiungere, per non essere ipocriti, che hanno ragione. Hanno ragione i tromboni. Non conta la libertà e non conta la vita, contano interessi superiori che hanno la forma assoluta del potere, tanto più visibili quando indecifrabili.

Vediamo la tragedia, non decifriamo con umanità gli effetti drammatici. Abituati al piatto dello schermo, agli emozionanti reportage fotografici su chi sta morendo, abbiamo tutte le informazioni davanti e niente che scende fino alla coscienza. Siamo spettatori di un défilé di alta moda in cui i grandi stilisti fanno sfilare modelle splendide seminude in un inferno. E l’inferno non sono gli altri, l’inferno è pura e semplice location.

In questo passaggio abbiamo perso l’anima, il soffio vitale del pensiero critico che ci fa dire di no, anche se il macigno del potere visibile ci costringe all’indecifrabile accettazione di tutto.

Basta non farlo

Basta non farlo. Ricordare che noi esseri umani non capiamo, non vogliamo capire, perché siamo pacifisti, siamo nati per dare una mano al prossimo, per salvare chi sta per affogare, per dare il pane agli affamati, per dare da bere agli assetati, per coprire gli ignudi, per abbracciarci, per emozionarci, per sentire sul volto il vento tiepido della primavera, per amare il prossimo nostro come noi stessi, per non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi.

Quindi, con questa invettiva contro la guerra rivendico il diritto di amare la pace, di non pormi in passivo ascolto dell’ultimo geostratega a pagamento dell’arena mediatica, non voglio far parte della schiera degli assuefatti e di chi si arricchisce con l’impresa bellica. Sono dalla parte dei poveri e degli indifesi, di quelli che solo con la pace e con la volontà di esercitare pace potranno vivere.

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l’arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le sue bandiere rosse e blu.
Però lo si vede – questo è il male –
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.

[Gianni Rodari]


Ci vorrebbe una svolta

(Antti Aimo-Koivisto/Lehtikuva via AP)

di Pina Fasciani

Solo una parentesi. La Finlandia svolta a destra. La socialdemocrazia tramonta in Europa. Rimane la Germania, la Spagna, il Portogallo.

Quando la sinistra balbetta, non propone una nuova visione del mondo, si accoda acriticamente alle spinte belligeranti, non esprime alcunché sulla pace, né tantomeno fa da argine ai nazionalismi, in alcuni casi vi ricorre, non distinguendosi più nella necessaria lotta radicale alle diseguaglianze, allo sfruttamento prodotto da questo capitalismo predatorio, è evidente che la reazione vince.

E vince la destra delle corporazioni, degli egoismi e della violenza, sul vuoto storico di analisi, di visione e di proposta della sinistra in questa epoca.

Non vince la democrazia, la legittimità dei governi eletti, vince l’idea egemonica di una destra che imprime le sue stimmate sulla fine di un mondo collaborativo, cooperativo, contando sulle paure e le insicurezze.

Vince l’idea che i rapporti tra potenze si misurano sulla forza militare e finanziaria. Un mondo in bilico sull’orlo dello sfarinamento e dell’implosione. Guasto è il mondo.

Ci vorrebbe una svolta, una collettiva ribellione.

Buona Pasqua.


Regeni, la procura di Roma chiede l’intervento della Consulta per sbloccare il processo

da FNSI

Sollevata la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del procedimento da parte dell’imputato derivi dalla mancata attivazione della cooperazione dello Stato estero. Prima dell’udienza sit-in con, fra gli altri, il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani.

Sul caso Regeni la Procura di Roma chiede un intervento della Consulta. La richiesta al gup è arrivata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, in aula, lunedì 3 aprile 2023, insieme con il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, nel corso della nuova udienza preliminare sull’omicidio del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Una richiesta finalizzata a sbloccare il processo, che si trova ancora in una fase di stallo.

La procura in particolare ha sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis nella parte in cui prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte dell’imputato derivi dalla mancata attivazione della cooperazione dello Stato estero.

Il gup scioglierà la riserva il 31 maggio: in quell’udienza il giudice potrebbe accogliere la richiesta della procura e inviare atti alla Corte Costituzionale o decidere per il non luogo a procedere, oppure mandare gli imputati a giudizio.

Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato.

Nei giorni scorsi l’avvocatura dello Stato ha depositato una memoria al Tribunale di Roma con cui chiede che si celebri il processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati facendo riferimento, in particolare, alla riforma dell’articolo 420 bis della riforma Cartabia, ritenendo che questa abbia aperto alla possibilità di svolgere il procedimento anche in assenza degli imputati lasciando maggiore discrezionalità al giudice sul punto della conoscenza del procedimento e della scelta di sottrarsi al processo in maniera ”volontaria e consapevole”.

Prima dell’udienza, fuori dal tribunale si è svolto un sit-in per chiedere verità e giustizia per Regeni a cui hanno partecipato, fra gli altri, anche la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, l’Usigrai, giornaliste e giornalisti dell’associazione Articolo21 con il coordinatore Giuseppe Giulietti.


Appellativi

premier Giorgia Meloni al Vinitaly a Verona, 2 aprile 2023. Ansa Filippo Venezia

di Massimo Marnetto

(Servizio di apertura della ”Nuova Voce dell’Entusiasmo Nazionale” (ex TG1) – ”Dopo la proposta di chiamare gli Istituti Tecnici con il più audace appellativo di Made in Italy, un impeto di novità ha indotto il Governo a modernizzare anche gli altri Istituti Scolastici, con nomi più appropriati all’ Era Meloni. Ecco le nuove denominazioni imposte da Sua Eccellenza:

Liceo delle Lingue dell’Impero (Classico); Liceo della Razionalità (Scientifico); Liceo della Superiorità Italica (Artistico); Liceo dell’Orgoglio del Calcolo (Ragioneria); Liceo della Bella Giovinezza (Scienze Motorie). Liceo degli Idiomi Inferiori (Linguistico); Liceo dell’Allevamento della Razza (Scienze umane); Liceo della Sacra Terra (Agrario); Liceo Mare Nostrum (Navale); Liceo Dopo Tre Giorni Puzza (Alberghiero).”


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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