Reader’s – 30 ottobre 2022. Rassegna web

Un editoriale di “Libertà e Giustizia” interpreta la sostanziale continuità prevedibile del governo Meloni con quello di Renzi nel segno di una “democrazia decidente” , una continuità che “ lascia purtroppo molti dubbi su come si comporteranno quelle forze politiche che, di fatto, erano schierate a favore della riforma del 2016”.

Si definisce “inquietante” la durezza con cui la Presidente del Consiglio, eletta con meno della metà dei voti solo “per l’effetto distorsivo di una legge elettorale ignobile” , “ci tiene a far sapere che se le opposizioni non la seguono, lei sarà disposta a qualunque cosa per garantire «Il destino di questa nazione».

“Venendo meno alla preoccupazione di fondo dei nostri Costituenti, che era orientata dalla necessità di evitare qualunque deriva plebiscitaria….già da subito, il governo di destra si conferma in piena continuità con quell’idea di riorganizzazione della Repubblica che ha cercato di affermarsi in questi decenni”.

A questa determinazione costituzionale, prosegue l’editoriale, si accompagna da parte della Meloni l’esplicito impegno «a dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse regioni italiane». Anche in questo caso, è il parere di L&G, “vi è da dubitare sul fatto che le forze politiche d’opposizione possano impegnarsi contro una riforma che vede autorevoli loro esponenti in prima fila nella sua rivendicazione”.

Il rischio è allora quello “di trovarci dinanzi un vero e proprio mostro istituzionale, una repubblica presidenziale che si unisce a un regionalismo diseguale….In tempi in cui la crisi di sfiducia nei confronti della politica è sotto gli occhi di tutti – conclude l’editoriale dell’associazione,

“vi sarà bisogno di un supplemento di generosità e di una mobilitazione pari se non superiore a quella delle ultime occasioni per riuscire a neutralizzare questo ennesimo tentativo di riforma e per far comprendere che non si risponde alla crisi della democrazia né riducendo gli spazi del suo esercizio né istituzionalizzando le diseguaglianze territoriali”.


Ucraina: le troppe pagelle di Zelensky al mondo

di Michele Marsonet

Uno dei tratti che più disturbano nei discorsi del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è il tono arrogante da lui usato nei confronti di molti Paesi che lo stanno supportando contro i russi». Michele Marsonet, ancora una volta critico sui comportamenti personali e politici dell’attuale presidente ucraino.

Le premessa sempre necessaria

«Tutti concordano sul fatto che lui è l’aggredito e Putin l’aggressore, tant’è vero che continua a ricevere ingenti aiuti, militari e finanziari, da quasi tutte le nazioni Nato. Gli Usa fanno la parte del leone, ma anche i Paesi dell’Europa occidentale – Italia inclusa – non si sono certo risparmiati».

Le troppe pagelle al mondo

Questa volta Zelensky ha ritenuto opportuno attaccare direttamente, e con accenti violenti, alcuni politici italiani che hanno espresso dubbi sulla gestione della vicenda ucraina, a partire da Silvio Berlusconi senza risparmiare altre figure.
Tale comportamento è incomprensibile, pur rammentando lo stress cui Zelensky è sottoposto e le immani distruzioni che stanno colpendo l’Ucraina. Dovrebbe però, invece di attaccare a testa bassa chi lo soccorre, esprimere almeno un po’ di gratitudine per gli aiuti che riceve.

Guerra mondiale alla Russia

Invece niente. Una valanga di accuse si abbatte sui suoi soccorritori, senza risparmiare niente e nessuno. A suo avviso, l’Occidente dovrebbe adottare una politica più aggressiva, magari imponendo una “no-fly zone” sui cieli ucraini e fornendo armi in grado di colpire in modo diretto il territorio russo.
Ovvio che i leader occidentali stanno facendo il possibile per evitare lo scontro frontale con Mosca, che con ogni probabilità condurrebbe all’Armageddon nucleare evocato da Joe Biden. Eppure Zelensky continua per la sua strada, incurante delle possibili conseguenze tragiche che le sue richieste potrebbero causare.

Anche i problemi altrui

Un altro fatto merita una seria riflessione. La contrapposizione con la Federazione Russa ha provocato guai a non finire alla nostra economia. E siamo soltanto all’inizio, poiché la situazione è destinata ad aggravarsi con l’arrivo dell’inverno.
Proprio per questo, per esempio, la Germania, assai attenta a non provocare guai irrimediabili al suo apparato produttivo, ha adottato un approccio più prudente, memore del fatto che a un certo punto Zelensky aveva addirittura rifiutato di incontrare il presidente tedesco.

Tra Sgarbi e buona educazione

E’ forse troppo chiedere all’ex attore di usare un linguaggio più educato e meno minaccioso nei confronti di tutti coloro che sono corsi in suo soccorso? Dopo tutto non siamo obbligati a farlo e, se lo facciamo, è solo per obbedire a un elementare senso di solidarietà umana e politica.
Sarebbe forse il caso che qualcuno cominciasse a porre la questione sul tappeto, come hanno fatto i tedeschi. Roma (e Berlino) non sono agli ordini di Kiev. Per continuare con gli aiuti sarebbe utile che, ogni tanto, Zelensky dimostrasse anche un po’ di riconoscenza.


Cartoline

di Massimo Marnetto

E’ irresponsabile come il surriscaldamento venga banalizzato con le cartoline dei tg. Servizi dove è tutto un luccichio di bagnanti felici fuori stagione, città d’arte prese d’assalto e pienone nei rifugi. Così passa come messaggio di lietezza il preoccupante anomalo calore di fine ottobre, con lo zero termico che è salito ben oltre i 3mila metri. 

Difficile trovare un esperto ”guastafeste” che indichi questa pacchia come un segnale allarmante di surriscaldamento tossico. Ormai siamo entrati in modalità ”non disturbare” e per i disfattisti della corretta informazione c’è sempre meno posto.


“Come va?”

Ho conosciuto Umberto Eco a Lodi, durante una tre giorni della gioventù di Azione cattolica, in quel di Lodi. Avevo 15 anni, lui ancora un giovanotto che aveva fatto una bella tesi di laurea su San Tommaso. Il gruppo dirigente della Giac, guidato da Mario Rossi con criteri e orientamenti che non piacevano affatto né a Pio XII né al presidente centrale dell’Azione Cattolica Luigi Gedda, lo aveva scelto per rallegrare il dopocena di noi ragazzi con le sue storielle. Non ho mai conosciuto in vita mia uno capace di raccontare barzellette meglio di lui. Le aveva segnate tutte in un libriccino e per più di un’ora la platea veniva giù dagli applausi e dalle risate.

  1. Icaro: “Uno schianto”
  2. Proserpina: “Mi sento giù”
  3. Prometeo: “Mi rode”
  4. Teseo: “Finché mi danno corda”
  5. Edipo: “La mamma è contenta”
  6. Damocle: “Potrebbe andar peggio”
  7. Priapo: “Cazzi miei”
  8. Ulisse: “Siamo a cavallo”
  9. Omero: “Me la vedo nera”
  10. Eraclito: “Va, va”
  11. Parmenide: “Non va”
  12. Talete: “Ho l’acqua alla gola”
  13. Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi”
  14. Gorgia: “Mah!”
  15. Demostene: “Difficile a dirsi”
  16. Pitagora: “Tutto quadra”
  17. Ippocrate: “Finché c’è la salute”
  18. Socrate: “Non so”
  19. Diogene: “Da cani”
  20. Platone: “Idealmente”
  21. Aristotele: “Mi sento in forma”
  22. Plotino: “Da Dio”
  23. Catilina: “Finché dura”
  24. altri 117

  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: