Reader’s – 30 marzo 2023

Rassegna web di nandocan magazine

Eroi di uno scempio millenario

Raniero La Valle per Costituente Terra

Newsletter n. 110 del 29 marzo 2023

Cari amici,

A Zelensky che chiede sempre nuove armi, l’Inghilterra ha risposto annunziando l’invio di un milione di proiettili all’uranio impoverito. Non risulta che Zelensky li abbia rifiutati, mentre al fronte ispeziona i carri armati tedeschi giunti in Ucraina a combattere la Russia come i panzer tedeschi che la attraversarono per la loro invasione nella seconda guerra mondiale. Intanto tornano  al campo di battaglia i militari ucraini inviati in Germania, in Inghilterra e in Italia per imparare l’arte delle nuove tecnologie dell’industria di  guerra.

Uranio impoverito

I proiettili ad uranio impoverito sono armi anticarro a bassa potenzialità nucleare, come di ridotta radioattività sono le armi atomiche tattiche rispetto a  quelle strategiche. Come ha spiegato il 23 marzo il Corriere della Sera, giornale che sostiene la fornitura di armi all’Ucraina,  l’uranio impoverito, il “DU (depleted uranium)” causa “un aerosol micidiale che permane nell’ambiente migliaia di anni e intossica chi lo inala o lo ingerisce, e  si sospetta che arrivi a modificare il DNA causando linfomi, leucemie e malformazioni dei feti”.

Noi conosciamo questi effetti nei soldati italiani contaminati nelle missioni all’estero, come quella  in Bosnia Erzegovina e Kosovo, e sono note le conseguenze a lungo termine delle atomiche sul Giappone; e fu per l’orrore di quelle armi che l’Imperatore del Giappone decise di porre termine alla guerra. Ma qui non c’è nessun imperatore che pensa alla sorte del popolo, e non sappiamo che cosa accadrà nella annunciata battaglia di primavera nel teatro di guerra del Donbass, che l’Ucraina vuole riconquistare come condizione per mettere fine alla guerra.

La nequizia del nazionalismo irredentista

Ma se pure l’uranio impoverito non arriverà a contaminare il resto d’Europa, certamente produrrà lo scempio previsto e potrà permanere per migliaia di anni nella popolazione del Donbass. E allora perché preferire che muoia pur di non perderla, devastarla per farla stare da una parte o dall’altra del confine? Si vede qui tutta la nequizia, che noi già conosciamo, del nazionalismo irredentista: per far sventolare una bandiera si mandano al macero centinaia di migliaia  (e in una guerra mondiale, milioni) di persone.

Tutto ciò mette a nudo la mistificazione di cui la povera Ucraina è vittima. Si esalta infatti il popolo ucraino che combatte fino alla morte (come viene celebrato in Televisione e nei collegamenti da remoto) per la sua indipendenza e libertà, ragione per cui si rifiutano i negoziati e il cessate il fuoco, perché, come dice Biden e sulla sua scia dicono gli ucraini, non servirebbero ad altro che a permettere alla Russia di riorganizzare le sue truppe per l’invasione del Paese e magari di altri pezzi d’Europa.

Ma tutti sanno che la posta in gioco di un negoziato e della pace non è affatto l’indipendenza, la sovranità e la propensione europea dell’Ucraina, ma sono la sua neutralità tra la Russia e la NATO, lo statuto definitivo del Donbass, la fine del contenzioso sulla Crimea e la garanzia della inoffensività della Russia.

L’Ucraina vittima di una guerra a cui non si vuole porre fine

Non è dunque per l’esistenza stessa dell’Ucraina, per la libertà e la felicità del suo popolo che l’Ucraina è vittima di una guerra a cui non si vuole porre fine; altri sono i moventi di ciascuno dei protagonisti: si combatte per il dominio mondiale della coalizione atlantica, per la frustrazione dell’Europa interessata più ai motori a scoppio che alla pace, per l’intransigenza di chi ritiene così di difendere la Patria aggredita. Ma non si combatte per le persone gettate nella fornace, non per cittadini immolati a ideali artefatti e non veri, non per un mondo che guarda attonito alla strage ed è a rischio di una guerra planetaria.

Perciò è tempo della pace.

Pubblichiamo nel sito l’articolo del Corriere della Sera sull’uranio impoverito e un articolo di Raniero La Valle, “Ahi serva Europa”, uscito oggi su “Il Fatto quotidiano”.

Con i più cordiali saluti, Costituente Terra (Raniero La Valle)

TagsPolonia Russia Ucraina


Allarme dell’Intelligence Usa, in Ucraina il tempo lavora a favore di Putin

Piero Orteca su Remocontro

Un rapporto di Avril Haines, prima donna direttrice dell’Intelligence nazionale, che sovrintende anche al lavoro delle 16 agenzia di spionaggio Usa, CIA compresa. Le rivelazioni del Wall Street Journal. L’analisi politica sulla scadenza alle presidenziali 2024 dell’aiuto a tutto campo all’Ucraina in guerra. Il tempo a favore di Putin. Manca un ‘Piano B’ delle Nato

Il tempo da che parte sta?

«Putin, molto probabilmente, calcola che il tempo gioca a suo favore. E che prolungare la guerra, anche con potenziali pause nei combattimenti, potrebbe essere la strada migliore che gli rimane per garantire, alla fine, gli interessi strategici della Russia in Ucraina. Tutto questo anche se ci vorranno anni».

‘Rapporto Haines’

Non sono pensieri in libertà, ma il distillato di un’analisi militare e geopolitica americana, al più alto livello possibile. Il Wall Street Journal, senz’altro uno dei due-tre quotidiani Usa più informati sulle segrete cose della Casa Bianca, cita questa presa di posizione-simbolo, che arriva da una fonte indiscutibile: ‘Direttorato per l’Intelligence’, diretto da Avril Haines.

Presidenziali 2024 anche per Kiev

Gli autori del report, Paul Becket e Lawrence Normand, aggiungono una considerazione che prende sempre più piede tra gli analisti, e che attribuisce alle Presidenziali del 2024 una possibile e decisiva influenza sulla durata del sostegno Usa all’Ucraina. In particolare, si pensa che se a vincere dovesse essere il ‘front runner’ repubblicano, allora l’impegno degli Stati Uniti potrebbe essere ridiscusso. Per ora, l’Occidente pensa solo ad armare massicciamente e in fretta l’esercito di Kiev, nella speranza che la controffensiva di primavera costringa i russi a sedersi al tavolo delle trattative. La ‘finestra’ temporale per questa opportunità, però, si va chiudendo e i combattimenti rischiano di cristallizzarsi lungo una linea trincerata, nell’ovest del Donbass.

Manca un ‘Piano B’ delle Nato

Non è chiaro, insomma, se esista un “piano B” della Nato, e se questa seconda (eventuale) opzione possa funzionare. Anzi. Gli strateghi militari avvertono di una graduale evoluzione del conflitto, che dalle prime fasi ‘movimentiste’ è passato ad assumere connotati quasi da Prima guerra mondiale, quando i nemici si fronteggiarono per anni, bloccati a distanza ravvicinata da fili spinati, trincee e cavalli di frisia. In una situazione di questo tipo, il logoramento sarebbe progressivo e l’impopolarità del conflitto crescerebbe in maniera esponenziale. Per Putin, autocrate dalle maniere spicce, controllare il dissenso di piazza sarebbe molto facile. La stessa cosa non si potrebbe dire per le democrazie occidentali, a cominciare dall’Europa.

Cosa fare col Cremlino

Esiste poi, tra gli alleati, una discordanza di fondo sull’atteggiamento da prendere nei confronti del Cremlino. Il Presidente francese, Emmanuel Macron, guida il partito dei ‘trattativisti’, che giudicano molto pericoloso umiliare la Russia e chiedono che venga fatta qualche concessione. C’è però anche una fazione di Paesi (come i baltici e la Polonia) che esigono da Putin una sorta di resa senza condizioni. Risultato, a detta di tutti gli esperti, assolutamente difficile da ottenere. Anche perché la Russia, con una popolazione che è tre volte e mezza quella dell’Ucraina, può continuare ad attingere dalla sua leva di massa forze fresche. Laddove, invece, Kiev deve fare i conti con le sanguinose perdite (100 mila tra morti e feriti) almeno uguali a quelle di Mosca.

Proprio a questo tema il WSJ ha dedicato un report speciale, ben documentato, per dimostrare come le forze di Zelensky comincino ad avere difficoltà di reclutamento.

L’economia russa che resiste

Nel frattempo, a Washington si tirano le prime somme, sull’efficacia delle sanzioni adottate contro la Russia. E il giudizio non è proprio lusinghiero. Come scrive il Wall Street Journal «l’economia russa non è crollata come molti avevano previsto, in parte a causa del sostegno cinese e dei continui acquisti di petrolio dall’India e da altri Paesi». Ciò che preoccupa, in particolare, gli alleati occidentali è che Mosca sta facendo meglio del previsto col bilancio, nonostante la tagliola finanziaria alla quale è sottoposta. «Sono riusciti praticamente a stabilizzarlo», ha detto sconsolato il Ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis.

Il tempo breve dell’indignazione

D’altro canto, il fatto che il tempo lavori a favore di Putin in questa gravissima crisi è confermato dallo speculare sviluppo di altre situazioni come la Georgia (2008), la Crimea (2014) e la Siria(2015). In tutte queste aree, l’invadenza militare di Putin ha sollevato, all’inizio, clamorose proteste e anche reazioni diffuse. Poi, l’intervento russo è stato quasi metabolizzato, dopo che il Cremlino, con una scaltra politica di basso profilo, ha quasi narcotizzato l’opinione pubblica occidentale e i suoi governi. Facendo anche pesare, bisogna dirlo a scanso di equivoci, l’interscambio commerciale, specie per quanto riguarda combustibili e materie prime.

Situazione Ucraina ‘scappata di mano’

Oggi, in Ucraina, però, la situazione è scappata di mano a tutti. E non funziona nemmeno lontanamente la retorica di chi parla di ‘vittoria ucraina’. Il WSJ è chiaro su tutto questo: ormai la tipologia dei combattimenti è quella di Bakhmut, un continuo massacro di vite umane per effimeri guadagni territoriali. Come capitava agli inglesi, sulla Somme, nel 1916.

Una narrativa insostenibile per qualsiasi opinione pubblica, anche per quella più nazionalista. Se l’andazzo dovesse continuare a essere questo, allora che il Signore illumini, anche per un solo momento, le menti di chi ha il potere (e il coraggio) di fermare questa strage.

Tagsintelligence Ucraina Usa


Appalti e corruzione

di Massimo Marnetto

Il Governo vara il nuovo Codice degli Appalti per dare velocità ai lavori. La parola magica è ”affidamento diretto”, cioè niente gara per scegliere la ditta, ma conterà solo il volere del committente pubblico. L’Anac (anticorruzione) fa notare al padre di questo capolavoro (Salvini) che così si aprono autostrade a corruzione, mafia e scambi di voti. Ma lui è convinto che è meglio la rapida fiducia, dei lunghi controlli. 

E’ un po’ come mandare al pascolo le pecore in un bosco infestato da lupi, fidandosi della morigeratezza dei canidi. D’altronde bisogna far presto a spendere i soldi del PNRR e quindi per il Governo è meglio la truffa della revoca. Poi, se proprio va male, c’è sempre lo sviamento acrobatico di responsabilità ideato dalla Meloni”: ”problema ereditato, Governo esentato”.


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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