
Matteo Zuppi alla presidenza CEI
La novità della nomina dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi alla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, per il nostro paese non meno significativa di quella di Francesco alla sede di Roma, ha sollecitato anche l’interesse di MASSIMO MARNETTO che nella sua nota di oggi sottolinea il ruolo “non facile” di questo incarico, “perché la diversità di ordini, movimenti e correnti ne fa una realtà vasta e complessa, difficile da gestire.
“Inoltre, aggiunge Marnetto, è in atto una progressiva laicizzazione della spiritualità, da parte di chi – come me – non si trova a proprio agio in una chiesa che continua a discriminare le donne negando loro il sacerdozio; che esclude il matrimonio del clero; che nutre ancora resistenze verso le minoranze sessuali; e oppone una netta chiusura alla domanda di una libera decisione sul fine vita.
Zuppi è uomo aperto ed esperto. Ma dovrà trasformare i bisogni in diritti. E abbandonare l’immagine del pastore accudente di pecore sceme, per considerare invece donne e uomini alla ricerca di senso, come una comunità pensante e democratica. Se su questo piano la laica Costituzione è più avanzata del Catechismo, vuol dire che c’è da lavorare. (Auguri)
Al saccheggio del territorio è dedicato il”Polemos” di ANTONIO CIPRIANI che rammenta con nostalgia il paesaggio della sua infanzia. “Quando ero un bambino, racconta, vivevo in campagna. Avevo una bella casa col giardino e l’orto, accanto ad altre case con giardino e orto. La strada era bianca. Davanti al cancello c’era un prato e ci giocavamo a pallone. Era un quartiere pieno di bambini. Dietro c’era un campo infinito, alberi, una siepe di more costeggiava un sentiero che portava alle scuole; c’era tanto spazio libero dove andavamo a raccogliere il muschio e a giocare alle Olimpiadi.
“Da adolescente saltavo la recinzione dietro casa e per chilometri, in una campagna disseminata di casette, all’ombra di alberi altissimi, lungo serpentine di terra che attraversavano i frutteti, andavo a correre con gli amici. Era un posto bellissimo. D’estate era meglio di qualunque vacanza. Le passeggiate senza meta, in bicicletta, duravano ore. Erano avventurose scoperte di luoghi sconosciuti: i laghetti di acqua sulfurea, le sorgenti, il campo da tennis abbandonato e lontano chilometri, in fondo alla campagna, dove andavamo a giocare fino al tramonto…..
Nei giorni scorsi sono andato a trovare mio padre che vive sempre nella stessa casa col giardino e l’orto. Ma dove c’era il bosco c’è il parcheggio di un centro commerciale; negozi e un albergo gigantesco dove la campagna era lussureggiante e il muschio cresceva poetico.
Il mondo cambia. Le cose cambiano. I posti cambiano.
Ho camminato. Senza meta, in una deriva del tempo, solcando le mappe del territorio che ricordavo e di quello che appariva ai miei occhi. Case, cemento, abbandono. Immondizia, sbarre alle finestre, porte blindate, giardinetti blindati. Marciapiedi divelti, centri commerciali nuovi accanto a quelli abbandonati, macchine parcheggiate ovunque. E ovunque un assalto al verde residuo. Progetti su progetti di insediamenti di villette a schiera e di casermoni messi lì a ospitare altri centri commerciali, con parcheggi asfaltati e alberelli finti striminziti.Era un paradiso. Ora un inferno. Ma come è stata possibile una distruzione simile?
Mi racconta il mio amico e mentore Tommaso Verga che si alternano cementificazioni assurde e sequestri di manufatti nell’ambito delle indagini sulla criminalità che detta legge nella periferia est di Roma.
E il paradigma è sempre lo stesso: l’interesse privato confligge con il bene comune, il primo sventola i valori della ricchezza, il secondo no. Il primo è interessante per la politica, il secondo no, al massimo è merce di scambio. Così in un intreccio malefico tra ricchi rapaci, politici a cui servono aiuti dei ricchi rapaci, banditi più o meno mascherati, e indifferenza dei cittadini che origina da decenni di sconfitte che hanno portato a una resa incondizionata, domina il saccheggio del territorio in tutte le sue declinazioni. E la brutalità dei rapporti sociali, la cattiveria, la prepotenza, la fatica di vivere rappresentano gli effetti finali di un processo lungo e feroce.
Ecco, passo dopo passo, ho camminato sulle macerie di questo saccheggio. Pensando che mentre siamo qui a dare interpretazioni sulle interpretazioni della realtà, alla luce di questa o quella ideologia o più semplicemente incantati da questo o quel vantaggio privato che non ci riguarda, hanno rubato le nostre strade, le nostre case, i quartieri, le campagne, i campetti, i fiori, gli alberi, le biblioteche. E hanno dato una bella passata di asfalto, cancellando tutto. Hanno preso il nostro futuro, il futuro di una comunità che vive in un territorio e ne hanno fatta carta straccia.
E di fronte alla realtà della sconfitta di tutti, a favore della vittoria clamorosa di pochi devastatori e sfruttatori del bene comune, non ci resta che piangere o lottare di nuovo. O al limite tacere indifferenti, restando seduti davanti alle stucchevoli arene televisive del niente sotto vuoto spinto, spettatori della fiera delle interpretazioni di una realtà che nessuno vede e racconta più.
Tra guerre export e stragi in casa, Trump si ricandida: «Ci riprenderemo la Casa Bianca»
Ennio Remondino sul suo Remocontro, fa bene ad andarci giù duro: l’alternativa del diavolo. Dalla guerra alla catastrofe. Comizio dell’ex presidente alla convention della National Rifle Association, la lobby delle armi. Tre giorni dopo il massacro di Uvalde, gli armieri senza ritegno e i loro sostenitori politici. Contro le stragi delle armi facili nelle scuole, «armare gli insegnanti», la proposta folle che ritorna.

Senza pudore
A quattro ore e mezza di auto da Uvalde, dove 21 famiglie stanno piangendo i loro morti, oltre 50.000 persone si sono riunite per celebrare le armi e assistere al Donald Trump show alla convention della National Rifle Association (Nra) a Houston, che è diventato un vero e proprio comizio in vista di una sua corsa per il 2024, la sintesi ANSA.
«Ci andremo a riprendere quella Casa Bianca che amiamo tanto e renderemo l’America più sicura, più ricca e più grande di sempre”, ha detto l’ex presidente Usa mandando in visibilio la folla dei paladini delle armi».
Candidatura alle presidenziali 2024
Una candidatura di fatto per le prossime elezioni, anche se Trump dovrà comunque passare per le primarie dei repubblicani. E la rincorsa interna della destra populista e suprematista è da paura. Nonostante la controversia che circonda la convention di quest’anno, oltre a Trump, un certo numero di repubblicani di alto profilo partecipa comunque all’evento: tra loro il senatore del Texas Ted Cruz, la governatrice del Sud Dakota Kristi Noem e il vice governatore della Carolina del Nord Mark Robinson.
Condoglianze a mano armata
L’incontro dei sostenitori dell’America a mano armata è formalmente aperto solo ai membri dell’Nra -àoltre cinque milioni di iscritti- tra cui certamente anche Trump. Alcuni degli ospiti in calendario hanno però cancellato la loro partecipazione, primo tra tutti il governatore del Texas Greg Abbott, sommerso dalle accuse di ipocrisia: «dare le proprie condoglianze alle famiglie delle 21 vittime della sparatoria alla scuola elementare, e poi partecipare a una conferenza che è un’apologia delle armi».
Trump senza ritegno
«Se siamo in grado di inviare miliardi in Ucraina possiamo anche fare tutto quello che è necessario per mettere in sicurezza le scuole», ha attaccato il tycoon criticando Joe Biden e annunciando: «Quando sarò presidente per la seconda volta combatterò il male».
Oltre un’ora di comizio
Per oltre un’ora l’ex presidente ha parlato come se già fosse in campagna elettorale, delineando un dettagliato programma di governo. «L’esistenza del male nel nostro mondo non è un motivo per disarmare i cittadini rispettosi della legge: è una delle ragioni migliori per armarli», ha incalzato Trump rilanciando la proposta di armare gli insegnanti: «Non c’è niente di più pericoloso di una zona ‘libera dalle armi’».
Prima e peggio di lui solo la Lobby
«Prima dello show del tycoon, che ha preso il controllo totale del palco trasformandolo nella sua piattaforma personale» -sempre dall’ANSA-, era intervenuto l’amministratore della Nra, Wayne LaPierre, che aveva ricordato le vittime della Robb Elementary. «Una commemorazione surreale, liquidata con un minuto di silenzio e spazzata via dalle successive tre ore dedicate alla difesa del secondo emendamento, a tutti i costi».
“Abolirlo non è la risposta, le proposte di Biden sul controllo delle armi limitano il diritto umano fondamentale degli americani di autodifendersi”, ha continuato a sostenere il capo della lobby delle armi.
Dall’ amico LIVIO ZANOTTI la metà di una buona notizia sulle elezioni presidenziali di ieri in Colombia. “Il candidato delle sinistre alle “Presidenziali” di ieri, Gustavo Petro, 62, ha vinto ampiamente il primo turno, senza però ottenere la maggioranza necessaria per evitarne il secondo.
L’esito del ballottaggio il prossimo 19 giugno si presenta molto incerto. Poichè a sfidarlo sarà Rodolfo Hernandez, 76, un populista conservatore destinato a raccogliere tutti i favori della destra per la prima volta uscita sbaragliata dal voto popolare.
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