Reader’s – 30 dicembre 2022. Rassegna web

Pelé

Sei stato un grande, certamente uno dei migliori mai esistiti. In campo e fuori. Il rappresentante più dotato di un calcio pulito, elegante, mai sopra le righe. Il tuo esempio resterà per sempre, per le giovani generazioni e per chiunque ami questo sport.
Il tuo nome è stato sinonimo di classe e magia, e ha rappresentato per decenni un modello di stile e FairPlay.
Che la terra ti sia lieve, grande campione.

(Massimiliano Smeriglio su Facebook)


“Nessun linciaggio mediatico se il reportage riguarda un’indagine di interesse generale”

La sede della Corte Europea dei diritti dell’uomo

Per la Corte europea dei diritti dell’Uomo la tutela della libertà di stampa prevale sul diritto alla presunzione di innocenza se in gioco c’è il diritto dei cittadini a sapere. Come ribadisce Marina Castellaneta nel commento a una recente sentenza dei giudici di Strasburgo. Ecco cosa scrive.

La collettività ha diritto di ricevere informazioni su questioni di interesse generale, inclusi i procedimenti penali in corso perché deve poter esercitare il proprio diritto a supervisionare il funzionamento della giustizia penale. E questo – scrive la Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza del 13 dicembre 2022 – anche quando la vicenda al centro di un reportage televisivo è ancora nella fase iniziale di un’inchiesta. Ad accendere i riflettori sulla spinosa questione è, ancora una volta, la professoressa Marina Castellaneta, che sul suo blog pubblica un commento alla decisione dei giudici di Strasburgo sulla vicenda RTBF contro Belgio.

Inoltre – spiega ancora Castellaneta – l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità inquirenti porta la Corte di Strasburgo a tutelare in modo ancora più ampio l’attività del giornalista che permette la diffusione di informazioni di interesse generale anche mettendo in guardia la collettività da alcuni rischi, con una sostanziale prevalenza della libertà di stampa sul diritto alla presunzione di innocenza.

Questi i fatti. La radiotelevisione pubblica belga (RTBF) era stata citata in giudizio, in sede civile, da una coppia la quale sosteneva che era stato violato il loro diritto alla presunzione di innocenza perché l’emittente aveva trasmesso un reportage su presunti abusi sessuali nei confronti di minori e sul ruolo, in qualità di organizzatori di incontri di wrestling femminile, della coppia. Nel servizio televisivo si sottolineava che gli incontri si erano svolti anche nella palestra di una scuola. Il giornalista aveva saputo della presentazione di una denuncia da parte di una ragazza e aveva svolto un’inchiesta dalla quale risultava che alcuni incontri di lotta erano stati registrati e poi commercializzati.

Il reporter era stato avvertito di una perquisizione nell’abitazione della coppia e aveva effettuato delle riprese mentre la polizia entrava nella casa dei coniugi i quali, in seguito, avevano accettato di essere intervistati dall’autore del servizio. Tuttavia, successivamente i coniugi si erano rivolti ai giudici civili chiedendo un risarcimento per i danni subiti a causa di quello che loro definivano un “linciaggio mediatico”.

I giudici belgi, in primo grado, avevano condannato la società televisiva a versare 2.500 euro, somma ridotta a un euro simbolico da parte della Corte di appello. L’azienda televisiva riteneva leso l’articolo 10 della Convenzione (che tutela il diritto alla libertà di espressione) e ha fatto ricorso alla Corte europea che ha fatto prevalere la tutela della libertà di stampa proprio in ragione dell’interesse pubblico delle informazioni trasmesse e per la circostanza che, proprio grazie al servizio televisivo, la collettività era informata sul funzionamento del sistema giudiziario penale e sui pericoli che potevano correre le ragazze.

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Correnti PD

di Massimo Marnetto

Non sono contrario alle correnti nel PD, ma occorre intenderci. Non bisogna aver paura delle correnti se tutte condividono lo stesso progetto sociale, fondato sugli stessi valori, benché si differenzino sulle modalità per realizzarlo (uniti sul cosa, divisi sul come).

Occorre invece preoccuparsi se in uno stesso partito esistono due visioni diverse di società. Allora le correnti non sono più dialettica per raggiungere lo stesso obiettivo, ma fazioni con obiettivi diversi, che distruggono l’identità del partito.

Come avvenne quando Renzi portò il PD a ridurre le tutele dei lavoratori (abolizione dell’art. 18, Jobs Act, ecc.) per prendere voti a destra. Allora non creò una corrente, ma una fazione che distrusse l’identità filo-operaia del partito. Il PD si rifonda se sceglie da che parte stare; muore se continua a voler piacere a tutti.


  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
  • Professione reporter dopo il 7 ottobre. I dubbi di Eric Salerno (e non soltanto)
    Come è stata l’informazione dal 7 ottobre a oggi, ossia da quando i palestinesi –‘militanti di Hamas’, ‘terroristi’, ‘nazisti’, ‘criminali di guerra’, ‘partigiani’, ‘combattenti per la libertà’ o altri termini scelti da chi giudicava e raccontava – hanno dato l’assalto a Israele? Cosa sono oggi i giornalisti o fotografi ‘embedded’? Cosa rappresentano i palestinesi arabi che lavorano per i grandi media; giovani o meno che raccontano da Gaza? E la stampa israeliana? Quella italiana?
  • Pazzo
    Guardo l’Argentina e penso all’Italia. Nella nazione del Sud America la povertà si è talmente diffusa da risucchiare nell’angoscia metà della popolazione. I poveri prima smettono di votare (astensione), dopo scelgono il ”pazzo” più distruttivo del sistema che li ha affamati.  E questo processo è più rapido se c’è l’elezione diretta del presidente (o del premier). (Marnetto)
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