Rassegna web di nandocan magazine
“Salutiamo con favore la novità che si è verificata in casa PD e speriamo incida davvero a fondo sulla riorganizzazione strutturale dei Dem”. Così ieri il leader dei 5stelle Giuseppe Conte all’incontro di vertice del movimento. “Dopo aver trascorso gli ultimi mesi a dire che con i vertici del Nazareno responsabili della rottura del campo largo non c’erano margini di manovra – commenta il Manifesto – e dopo aver auspicato esplicitamente un cambio di passo tra gli ex alleati”, l’ex presidente del Consiglio ha augurato alla nuova segretaria del PD “di poter portare avanti il suo progetto di rinnovamento con forza”. E pur manifestando ancora qualche riserva ( “So che avrà molto da fare, perché conosciamo bene le correnti del PD”), ha auspicato “di poter avere col nuovo vertice un dialogo, ne siamo convinti, di poterci misurare sugli obiettivi concreti. Sapete benissimo quali sono”. E’ quel “dialogo sui temi con tutte le forze di opposizione al governo della destra” a cui si era già dichiarata disponibile Elly Schlein nei giorni precedenti alle primarie. D’altronde è anche il “minimo sindacale” perché si abbia finalmente un’opposizione minimamente efficace alle politiche del governo Meloni. Che purtroppo non si limiterà ad esortare, come scrive Marnetto nella nota che segue. Come ci assicura Calderoli, con l’”autonomia differenziata” si appresta già ad assestare il primo colpo micidiale alla Costituzione della repubblica. (nandocan)
Covid, Fnsi e Ordine: «L’indagine di Bergamo dimostra le criticità delle norme sulla presunzione di innocenza»
In un comunicato congiunto viene sottolineata la necessità di correzioni alla riforma Cartabia «al fine di garantire il corretto equilibrio fra il dovere di informare e le garanzie per tutti i cittadini quando vengono indagati».

Marta Cartabia, ministra della Giustizia del governo Draghi (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)LIBERTÀ DI INFORMAZIONE 02 Mar 2023
da FNSI
«A fronte di una indagine sul Covid che coinvolge autorevoli esponenti della politica italiana, la Procura di Bergamo ha emesso uno scarno comunicato in cui non vi è alcuna informazione sostanziale per descrivere fatti di grande interesse pubblico». Lo affermano in una nota congiunta il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante e il presidente Fnsi Vittorio di Trapani.
«Sarebbe stato molto meglio – prosegue la nota – indire una conferenza stampa alla luce del sole dove i giornalisti avrebbero potuto porre domande e ricevere risposte, nel rispetto delle persone e del lavoro degli inquirenti così come nel rispetto del diritto dei cittadini ad essere informati».
Il comunicato si chiude con una considerazione: «La vicenda di Bergamo dimostra le criticità delle norme sulla presunzione di innocenza, che vanno corrette al fine di garantire il corretto equilibrio fra il dovere di informare e le garanzie per tutti i cittadini quando vengono indagati»
La guerra in Ucraina e gli ‘altri’, oltre il blocco Occidentale arruolato

Ugo Tramballi su Remocontro
«Ho visto troppa ipocrisia, soprattutto nel continente africano», aveva detto irritato Emanuel Macron. Pochi giorni prima, il 2 marzo dell’anno scorso, all’assemblea generale delle Nazioni Unite 35 paesi si erano astenuti dal voto di condanna dell’aggressione russa all’Ucraina. Di questi 17 erano africani, altri otto erano volutamente assenti e uno, l’Eritrea, aveva votato contro.
Ugo Tramballi sulle sue SlowNews a ragionare, con Orteca di due giorni fa, «Nello scontro tra Occidente e Russia il sud del mondo che si astiene»(https://www.remocontro.it/2023/02/28/il-sud-del-mondo-schiacciato-nello-scontro-tra-occidente-e-russia-che-si-astiene/)
L’ipocrisia di chi, monsieur Macron?
L’astenuto più autorevole era stato il Sudafrica. Ancora più importanti fuori dall’Africa (c’erano stati astenuti in tutti i continenti eccetto l’Oceania), India e Indonesia avevano dichiarato la loro neutralità rispetto alla guerra. L’esperienza coloniale aveva avuto il suo peso: quell’epoca non è così lontana. Nel 1884, quando fu convocata la Conferenza di Berlino, l’80% dell’Africa era libero; 30 anni più tardi sette paesi europei ne possedevano il 90%.
Risarcimenti coloniali
L’indiano Sashi Tharor, ex sottosegretario Onu, qualche tempo fa aveva proposto agli inglesi un simbolico risarcimento di una sterlina l’anno per 200 anni. Nel XVII secolo il 23% dell’economia mondiale era indiano: quanto l’intera Europa. Nel 1947, quando gli inglesi se ne andarono, l’economia indiana era il 3%. Russia/Unione Sovietica non furono meno colonialisti ma la loro conquista era concentrata dal Caucaso alla Siberia, sui popoli del loro impero.
Il Sud Globale e le ‘questione europee’
Tuttavia la ragione più importante del presunto tradimento del Sud Globale è un’altra. Per i paesi non direttamente coinvolti nel conflitto, ‘l’Ucraina riguarda il futuro dell’Europa, non il futuro dell’ordine mondiale. La guerra è diventata una distrazione dalle questioni globali più pressanti del nostro tempo’, spiega Shivshankar Menon, ex consigliere per la sicurezza nazionale del governo indiano.
Meno investimenti, alimentari, assistenza economica
La pandemia e la guerra in Ucraina significano meno investimenti, meno disponibilità di derrate alimentari, meno programmi di assistenza economica. E’ stato calcolato che il costo dell’aiuto ai rifugiati ucraini è di circa 30 miliardi di dollari. Per sostenerlo molti paesi donatori, in gran parte occidentali, hanno tagliato i programmi per i profughi del resto del mondo. I bilanci dell’aiuto umanitario occidentale sono invariati ma i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto molto di meno.
50 Paesi nella crisi del debito
In Africa e Asia sono 50 i paesi che stanno affrontando una crisi del debito. Partnership for Global Infrastructure è il nome di una grande iniziativa lanciata recentemente dal G7: 600 miliardi promessi – ma non materializzati – per investire nelle infrastrutture necessarie alla crescita dei paesi più poveri. Dovrebbe essere la risposta occidentale ai mille miliardi della cinese “Via della Seta”. Gli obiettivi geopolitici di quest’ultima sono evidenti; i cinesi hanno costruito infrastrutture ma indebitato molti paesi in via di sviluppo.
Tuttavia in molti continenti stanno vincendo la guerra del soft power, conquistando le simpatie che Usa ed Europa stanno perdendo.
Mondo diverso da come vorremmo
Se dunque lo osserviamo oltre i confini dell’Europa e del l’America del Nord, il mondo non è come vorremmo, di fronte alla minaccia di Vladimir Putin. Ma se pensiamo a come Donald Trump reagirebbe alla guerra se fosse presidente, all’attuale freddezza dei repubblicani; se in Europa esistono diverse sensibilità sul conflitto, perché dovremmo pretendere che Asia, Africa e America Latina garantiscano un monolitico sostegno alla guerra?
Tutti traditi, tutti traditori
Molti sostenitori dell’Ucraina si sentono traditi; i filo-russi, compatti, dicono che l’anti-occidentalismo di Putin è popolare. Sbagliano entrambi. Nessun paese astenuto sostiene la Russia. L’India compra a prezzo stracciato i barili di petrolio che Mosca non vende all’Europa ma il premier Narendra Modi ha rimproverato più di una volta Putin. Neanche l’amicizia “senza limiti” di Xi Jinping basta perché la Cina dia armi ai russi.
Né con gli Stati Uniti, né con la Russia
Il Sud Globale rifiuta di identificarsi con gli Stati Uniti né con la Russia. Neanche con la Cina. Le tre grandi potenze che hanno sostituito l’età della Guerra Fredda e il breve mondo unipolare americano, hanno perso prestigio e potere agli occhi del mondo emergente: la credibilità americana messa in discussione ogni quattro anni quando si elegge un presidente; la brutalità dell’invasione russa all’Ucraina; le ambizioni imperiali cinesi.
Paesi ‘disallineati’
Sta forse per rinascere il movimento dei non allineati? In realtà non è mai nato: quello che pretendeva di esserlo non era compatto né equidistante. Ancora secondo Shivshankar Menon, ciò che sta accadendo è diverso: “la rivalità fra grandi potenze ha spinto molti paesi del Sud Globale ad essere disallineati piuttosto che non allineati: dissociati dall’ordine presente e in cerca delle loro soluzioni indipendenti”.
Non credo all’esistenza di Dio, tanto meno del Dio a immagine e somiglianza dell’uomo – e tuttavia onnipotente, onniscente, creatore del cielo e della terra – che ci insegnavano al catechismo. Ma non credo all’esistenza di Dio neppure nella versione riveduta e corretta che ne propone il teologo Vito Mancuso nei suoi libri. Anch’io come tanti, invece, credo nel profondo mistero dell’esistenza, mia e dell’intero universo. La mistica, dunque, mi convince più della scienza, anche se ovviamente, ponendosi su piani molto diversi, non si contraddicono fra loro. Credo alla mistica e all’umiltà del silenzio che l’accompagna, insomma tutto il contrario della pretesa teologica di ragionare sul mistero. E in questo senso, forse, comprendo anche che si possa, come insegna Mancuso, “essere preghiera”. (nandocan)
Essere preghiera

di Vito Mancuso
«Si pensa comunemente che il verbo fondamentale legato alla preghiera sia “dire”. Ma non è così. Il verbo fondamentale, per la preghiera come per ogni altra attività umana, è essere. Non si tratta di dire le preghiere, si tratta di essere preghiera, di essere, con la vita concreta, una lode al Creatore.
Io non penso che la divisione all’interno del fenomeno umano della preghiera passi tra preghiera cristiana e preghiera non cristiana. Io non penso che esista una dimensione propria, specifica, unica della preghiera cristiana. Il Padre nostro, per esempio, può essere benissimo recitato da un ebreo, è un testo che un ebreo sottoscrive completamente, e penso che lo stesso possa fare un induista.
La vera divisione, che attraversa tutte le forme di preghiera a qualunque religione appartengano, è quella tra preghiera come uscita da sé e preghiera come rientro in sé, tra preghiera come rinnegamento di sé e preghiera come ritrovamento di sé».
- Ci pensa Giorgiadi Massimo Marnetto Lampedusa: finta la scena (campo profughi ripulito per l’occasione); finto l’impegno europeo (redistribuzione su base volontaria, cioè briciole); finte le soluzioni nazionali proposte (più carcere, meno integrazione); vera invece l’esasperazione degli isolani che denunciano la truffa mediatica. Ma Lei tira dritto. Se la linea ‘’ci pensa Giorgia’’ si afferma, presto vedremo la … Leggi tutto
- Dopo lunga malattiaDOPO LUNGA MALATTIA. L’ONU è morta, scrive oggi Massimo, il titolo al pezzo l’ho aggiunto io. La causa di morte era presente già alla sua nascita, col diritto di veto attribuito alle grandi potenze che l’hanno fondata. Raniero La Valle e tutti noi di Costituente Terra continuiamo ad essere convinti che la soluzione ci sia ma ci sarà solo il giorno in cui avverrà anche tra i popoli e gli Stati quel riconoscimento reciproco dei diritti di ognuno con l’abbandono delle logiche di dominio purtroppo ancora in vigore. Una costituzione per la Terra.
- La difesa dei confiniil Consiglio dei ministri di lunedì scorso ha inserito nel decreto-legge per gli aiuti al Mezzogiorno nuove norme di contrasto all’immigrazione, ciò che nel linguaggio di Giorgia Meloni significa “la difesa dei confini”. Finora si intendeva come difesa dei confini il contrasto alle invasioni armate. Le nuove misure decretate in Italia dal governo hanno anche un sapore razzista perché destinate a colpire soprattutto profughi di pelle scura, e bisogna stare attenti a questo in tempi in cui in Europa ci si scambia accuse di nazismo. Ma se la risposta alla tragedia dei migranti viene iscritta nel capitolo della difesa dei confini, è proprio l’istituto dei confini, celebrati finora come sacri e inviolabili, che bisogna riformare.
- Manca il comeMeloni ha invitato la Von der Lien a Lampedusa per giustificare ‘’una missione europea per fermare gli sbarchi’’, ma manca il come. Si fermano i barchini in alto mare ordinando di tornare indietro? E se non lo fanno, si bloccano tra le onde finché non affondano? E se iniziano a moltiplicarsi i naufragi, come farà l’Italia a sventare le accuse di respingimento e omissione di soccorso in mare illegali?
- Kiev fa causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia sul grano. All’Onu contro la RussiaIl commercio del grano crea nuove tensioni politiche in Europa dell’est. Il ministro del Commercio ucraino ha annunciato ieri che Kiev farà causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia per aver mantenuto il divieto di importazione ai cereali provenienti dall’Ucraina. Zelensky alle Nazioni unite: «Dateci più armi e rinnegate la Russia». Il partito repubblicano Usa si divide sui finanziamenti a Kiev