Reader’s – 28 dicembre 2022 rassegna web

Il mondo è bello benché vario

Un anno fantastico ricco di grandi momenti Ci piacerebbe condividere con te i momenti che hanno reso quest’anno indimenticabile e ispirarti a vivere nuove avventure nel 2023″.

A giugno abbiamo lanciato ???????????????? per offrirti sempre più vantaggi. I ??????????? Dollars (D$) ti porteranno in destinazioni da sogno, dandoti accesso a 40 brand e a oltre 800 hotel in più di 100 Paesi. Abbiamo aperto l’ottavo ???? hotel a ????????????, oltre a nuove interessanti strutture in Italia, Argentina, Colombia e Cile. Inoltre, abbiamo inaugurato la nostra prima struttura in Asia orientale: l’XXxxxx Lxxxxx Pxxxxx Resort. I nostri partner Axxxxxxx Hotels, Resorts & Spas hanno esteso le loro strutture di lusso ai Paesi Bassi con l’xxxxxxxxxxxe in Francia con l’Xxxxxxxxxxxxx Non rimandare, programma una vacanza indimenticabile nel 2023!” (dalla pubblicità di una rete di alberghi di lusso)


Ucraina e follia della guerra: oltre alle vite umane, le enormi risorse bruciate

da Remocontro

Un’infinità di denaro bruciato in Ucraina, con attenzione alla nostra Europa che meno dà rispetto agli Stati Uniti, ma non il poco che vogliono farci credere. L’Ue ha già inviato armamenti per 3,2 miliardi di euro, provenienti dal ‘Fondo per la pace’, ossimoro crudele. L’Italia 500 milioni, che aumenteranno il prossimo anno, segnala Francesco Palmas su Avvenire. «Le armi stanno bruciando a non finire vite umane e miliardi di euro». E l’Italia? Molto più di quanto ci dicono

Quanto costa la ‘non-guerra’ di Mosca al mondo

Dieci mesi di guerra (o di’ Operazione speciale’ per Mosca) e in Ucraina oltre alle stragi, sofferenze e distruzioni, hanno dilapidato risorse immani. La Russia ha già sperperato più di 82 miliardi di dollari, bruciando un quarto del suo bilancio federale. Almeno 29 miliardi sono andati in fumo per armare il corpo di spedizione e altri sedici sono evaporati per stipendiarlo. L’Istituto per gli studi sulla guerra stima che ogni singolo battaglione al fronte costi al Cremlino più di 1,2 miliardi al mese. Oggi a combattere in Ucraina ce ne sono più di 180.

Vittime russe nascoste e il flop delle sue armi

Altri soldi sono serviti a risarcire i familiari dei soldati morti (9 miliardi) o feriti (7,7 miliardi). Le armi distrutte fanno salire il conto con altri 21 miliardi a quota 50. Una fattura pesantissima e un futuro che già traballa. Gli equipaggiamenti russi non hanno brillato. E sul prosperoso mercato delle armi, attrarranno di meno. «Venderli era per Mosca un volano economico, cresciuto dai 3,7 miliardi del 2001 ai 18 dell’anno scorso», scrive Avvenire. Le sanzioni e la mancanza di ricambi, assorbiti dai mezzi al fronte, hanno fatto perdere contratti milionari con l’India e l’Indonesia, ad esempio.

Ma è dura anche per l’Occidente

Citato uno studio di AnalisiDifesa. «Ai Paesi della Nato, le armi fornite a Kiev sono costate più di 40 miliardi. Le scorte stanno fondendo come neve al sole. Perfino l’esercito più potente del mondo è in affanno: il solo Pentagono ha fornito 20 miliardi di equipaggiamenti pregiati. È stato il pozzo senza fondo dei militari ucraini, seguito subito dopo da britannici e tedeschi», scriveva Gianandrea Gaiani. La guerra a sprecare nella difficoltà di gestire al meglio armamenti sofisticato di fatto sconosciuti

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Negazionisti dei cambiamenti climatici per castigo in America o Giappone

Gran parte degli Stati Uniti sta affrontando un’eccezionale tempesta invernale, con temperature previste sotto i -45 gradi e raffiche di neve molto violente. Grandi danni soprattutto per i trasporti e la distribuzione di energia elettrica. Secondo il New York Times almeno diciotto persone sono morte di freddo in strada, perché senza dimora, o in incidenti d’auto causati dal ghiaccio sulle strade. In Giappone le forti nevicate hanno causato almeno 13 morti e decine di feriti.

America surgelata

È già considerata la vigilia di Natale più fredda degli ultimi decenni per la maggior parte degli Stati Uniti centrali e orientali, compresi stati che non sono abituati a temperature gelide, come la Louisiana e la Florida. A New York la vigilia di Natale più fredda dal 1906. Secondo la CNN, 1,5 milioni di famiglie sono rimaste senza elettricità in vari momenti tra venerdì e sabato, ed è difficile ripristinare l’energia elettrica per via delle condizioni metereologiche difficilissime. Il New York Times racconta di veicoli abbandonati per strada e viaggi da tre ore per tragitti che normalmente impiegherebbero dieci minuti.

Rifugi di emergenza e panico viaggiatori

Biblioteche, centrali di polizia e altri edifici pubblici in diverse parti del paese hanno aperto le porte alle persone alla ricerca di un luogo caldo ma le istituzioni consigliano di rimanere in casa anche in caso manchi l’elettricità. Decine di migliaia di viaggiatori sono rimasti bloccati per la stata cancellazione dei voli. Solo venerdì sono stati cancellati 5.100 voli, e altri 8.400 sono stati ritardati, complicando i piani di tantissime persone che stavano tornando a casa per le vacanze di Natale. O rendendoli impossibili.

Voglia di muoversi ‘pre pandemia’

Le interruzioni a causa del freddo sono arrivate proprio mentre il volume dei viaggi si stava avvicinando ai livelli prepandemici. Secondo l’American Automobile Association, tra il 23 dicembre e il 2 gennaio 7,2 milioni di statunitensi contavano di prendere un volo, e altri 102 milioni dichiaravano che avrebbero percorso almeno 80 chilometri in auto per le vacanze. In molti casi i voli sono stati cancellati perché le piste dell’aeroporto erano ghiacciate per via di una combinazione di pioggia e gelo. In altri casi il maltempo ha ritardato o annullato i voli in arrivo, con conseguenze su quelli successivi.

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Malnutrizione bambini nello Yemen in aumento: 5 ragioni

Un'infermiera di MSF si prende cura di un bambino affetto da malnutrizione

La malnutrizione per i bambini dello Yemen è in grave aumento. Il Paese registra picchi stagionali e annuali, solitamente legati alla stagione di magra causata dallo stop della produzione agricola nelle aree rurali.

Ma non solo: ecco tutte le principali ragioni per cui questo fenomeno problematico è in aumento.

Questo schema era già chiaro prima dell’escalation della guerra alla fine del 2014, ma è peggiorato a causa del conflitto in corso, che ha aggravato la condizione di insicurezza alimentare delle persone vulnerabili.

Ma la malnutrizione non è solo insicurezza alimentare. Ecco cinque ragioni per cui è in rapido aumento in tutto lo Yemen.

1. La gente non può permettersi il cibo

Molte famiglie yemenite non possono permettersi cibo a sufficienza a causa della crescente crisi economica del Paese che ha provocato un’impennata dei prezzi. Molte persone non hanno accesso a un lavoro retribuito o hanno perso la casa a causa della guerra che dura da otto anni. Il valore del Riyal yemenita si sta svalutando e i costi dei generi alimentari e dei trasporti – compreso il carburante – stanno aumentando, ostacolando ulteriormente l’accesso della popolazione a cibo sufficiente.

Siamo venuti all’Abs Hospital diverse volte e lui stava migliorando. Preferiamo venire qui perché i servizi sono gratuiti. Il padre di Abdallah è lontano. Con sua madre, cerchiamo di nutrirlo con quello che abbiamo, raramente possiamo permetterci di dargli il latte. Non abbiamo accesso a centri sanitari che forniscano alimenti terapeutici nelle vicinanze.” Shohra Mohamednonna di Abdallah, che soffre di malnutrizione

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Coscienza cosmica ed esperienza mistica.

DIC 28

Pubblicato da giovannilamagna

Pierre Hadot (a pag. 131 del suo “La filosofia come modo di vivere”; Einaudi 2008) parla “… di un esercizio rivolto a farci superare, ancora una volta, il nostro punto di vista parziale e particolare per farci vedere le cose e la nostra esistenza personale in una prospettiva cosmica e universale, ricollocandoci così nell’immenso evento dell’universo, ma anche, potremmo dire, nel mistero insondabile dell’esistenza.

E’ ciò che chiamo la coscienza cosmica.”.

Qui – a me pare – l’espressione coscienza cosmica ha lo stesso significato dell’espressione sentimento oceanico, coniata da Romain Rolland, con il quale e sulla quale ebbe modo di dialogare un certo Sigmund Freud in un famoso scambio epistolare.

Chi sperimenta la coscienza cosmica o il sentimento oceanico ha la sensazione viva, forte, di essere piccolissimo, come un granello di sabbia del deserto o una goccia dell’oceano, di fronte alla grandezza, anzi all’infinito del Cosmo, dell’Universo.

Chi è incapace di vivere o non ha mai vissuto questa esperienza vede, invece, sé stesso come il centro del Mondo. Si avverte smisuratamente grande di fronte al Mondo; anzi (in alcuni casi estremi) non lo vede proprio il Mondo, lo ignora del tutto. Vive sé stesso come se il Mondo non esistesse, come se esistesse solo lui o, tutt’al più, il Mondo gli girasse attorno, ne fosse una semplice protesi, un’appendice.

Tra questi due diversi, anzi opposti, modi di vivere il Mondo, di rapportarsi (o non rapportarsi) ad esso, si situa tutta la differenza che passa tra chi (anche se solo in alcuni momenti) vive o ha vissuto un’esperienza mistica e chi non l’ha mai provato e, quindi, non ne ha la più pallida idea. In altre parole per me l’esperienza mistica non è un’esperienza fuori dal mondo o di un altro mondo.

Non è, quindi, un’esperienza che hanno vissuto o possono vivere solo determinate persone speciali. Ma è solo un modo particolare di fare esperienza del Mondo; del quale tutti siamo oggettivamente infinitesimi frammenti, ma solo alcuni ne hanno piena ed effettiva coscienza; ovverossia una coscienza non solo intellettuale, ma anche emotiva e sentimentale.

Un’esperienza, quindi, niente affatto straordinaria o esoterica, come in genere e da parte dei più si pensa, ma un’esperienza alla portata di tutti noi. Se solo ci rendiamo disponibili ad uscire dai confini del nostro primitivo ed infantile egocentrismo e dalla prigione del narcisismo cosmologico.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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