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Reader’s – 27 maggio 2023

Rassegna web di nandocan magazine

Personaggi in vetrina

I colleghi che mi hanno conosciuto in RAI in tempi remoti, a cominciare da quelli del Tg2 come Sergio Criscuoli, sanno quanto il tema da lui indicato nel titolo che segue mi sia familiare. Aggiungo allora una mia breve considerazione ai commenti pubblicati in questi giorni sull’uscita dall’azienda di “personaggi televisivi ad alto indice di gradimento”. Una lunga esperienza mi dice che la popolarità di questi ultimi si raggiunge molto difficilmente, per non dire mai, senza meriti professionali ma neppure in assenza di una carriera, breve o lunga che sia, affidata al compromesso con metodi e sistemi oggii variamente esecrati.

Il criterio di “affidabilità” seguito dai leaders di partito per la nomina dei dirigenti di primo livello si ripropone all’interno dell’azienda lungo tutta la scala gerarchica ma non solo. Anche la presenza in video è concessa come un piccolo “privilegio” prima ancora di essere sperimentata. Che poi questa possa risolversi in un “fiasco” o in un successo per il merito personale del giornalista è vero, ma è pur sempre l’occasione che fa il collega “bravo”. Insomma, salvo eccezioni non è solo Vespa ad avere un “editore di riferimento”. La RAI avrà sempre dei buoni giornalisti ignorati dal grande pubblico che è stato facile emarginare così come di “stars” che, grazie alla popolarità acquisita col video, ci sorridono dalle vetrine di una libreria. (nandocan)

RAI: uomini, donne, stagioni e “costituzione materiale”

di Sergio Criscuoli

In una democrazia compiuta, il servizio radiotelevisivo pubblico dovrebbe essere caratterizzato soprattutto dal pluralismo, inteso come assetto che riguarda tutte le reti e tutti i palinsesti. Ma la nostra “Costituzione materiale” ha reso la Rai obbediente ai partiti, anziché al parlamento, perciò il pluralismo viene declinato attraverso la lottizzazione: vuol dire che ciascuna rete non è pluralista, ma il loro insieme lo è. E dovrebbe continuare ad esserlo.

Ipocrisia

È fondata la critica a questo sistema ormai antico, purché non provenga da un partito politico, qualsiasi: il quel caso è ipocrisia pura.
L’uscita dalla Rai di personaggi televisivi ad alto indice di gradimento, ancorché “di parte”, o con un proprio definito orientamento politico-culturale (qualsiasi), è un grave danno, prima ancora che per l’azienda, per il pluralismo, cioè per i telespettatori (che tra l’altro pagano il canone). Quindi andrebbe combattuto sempre, sia che riguardi Biagi (cacciato con il famigerato “editto bulgaro” di Berlusconi), sia che riguardi Vespa (che è sempre al suo posto).

Fazio, l’Annunziata e “tutte le stagioni”

Fabio Fazio, da tempo nel mirino di un “editto del Papete” (Salvini), visto che non si sbrigavano a rinnovargli il contratto, se n’è andato dicendo “non sono un uomo per tutte le stagioni”. Quasi a ruota Lucia Annunziata si dimette dicendo “non sono una donna per tutte le stagioni”. Per lei il rinnovo contrattuale era sicuro, ma ha detto che dissente “dai contenuti e dai metodi” del governo Meloni e della dirigenza Rai. E allora? Non doveva fare la ministra, nè la dirigente rai. A chi importa del suo dissenso, avrebbe potuto continuare a fare il proprio lavoro, magari con qualche difficoltà in più.

Ma la cosa che mi indigna di più è che sia Fazio, sia Annunziata, se ne vadano dicendo di non essere adatti “a tutte le stagioni”. Così hanno graziosamente legittimato chi voleva la loro uscita dalla Rai, ovvero chi intende impoverire con qualche epurazione il già sbilenco pluralismo del servizio radiotelevisivo pubblico.

Passa l’idea che la Rai abbia naturalmente delle stagioni, come una collezione di vestiti. E che dopo ogni elezione, chi vince possa giocare a “tre palle / una lira” colpendo e buttando giù i professionisti più sgraditi. È normale, funziona così, perché qualcuno protesta? Tacete e pagate il canone.


La madonnella degli evasori

di Massimo Marnetto

Da borseggiatore a mafioso. Lo Stato che riscuote le tasse per fornire servizi sociali è sempre più oltraggiato. B. lo accusava di ”mettere le mani nelle tasche degli italiani”; Meloni è ancora più insolente e parla di ”pizzo di Stato’‘. La madonna della Garbatella lacrima se si parla di tasse e volge il suo sguardo compassionevole verso gli evasori. E li giustifica con un messaggio neanche troppo larvato: le tasse fanno schifo perché il fisco toglie soldi alla tua famiglia; se puoi, fregalo.

La Thatcher diceva che lo Stato non esiste; la Meloni che è mafioso: mai il senso di coesione è stato così deturpato.


La mafia all’ombra della guerra. Timori Usa sull’intraprendenza dei servizi segreti ucraini

La guerra è il crimine della politica quando si toglie il doppiopetto e indossa la mimetica patriottica, e la criminalità organizzata che fiorisce all’ombra delle guerra la usa per ampliare guadagni, potere, colpire avversari e compire vendette. Nello Scavo su Avvenire.
Agenzie di intelligence degli Stati Uniti; l’attacco con droni del 3 maggio al Cremlino è stato orchestrato da una delle unità dei servizi segreti dell’Ucraina. Non è chiaro se il presidente Zelensky ne fosse a conoscenza, precisa Limes.

‘Internazionale mafia’ senza frontiere

«Vendette tra boss, tradimenti e affari loschi. Forti dei contatti storici con i vertici del potere, i russi ordinano attacchi in Ucraina contro ex soci in affari che sostengono Kiev».
Quando uno dei grandi magazzini di Odessa venne distrutto, molti ad immaginare depositi di armi nascoste ai bombardamenti russi, si domandarono cosa nascondesse all’interno. Ma i primi reporter giunti sul posto trovarono solo attrezzi ginnici in fumo, palloni da calcio, tavole da surf incenerite. «Sembrava una delle tante rappresaglie scatenate per seminare il terrore. In realtà, era un regolamento di conti».

«Per comprendere pienamente la guerra in Ucraina non sono sufficienti le lenti degli studiosi di geopolitica o quelle degli esperti militari. Nel conflitto c’è una componente criminale più simile alle vendette della mafia che alle operazioni tattiche».

Sempre bersagli mirati

Le forze di Mosca, spesso accusate di sparare a pioggia senza veri obiettivi se non quello di mettere in fuga la popolazione, in realtà hanno quasi sempre bersagli mirati, obiettivi più criminali che strategici, sostiene Scavo che porta altri numerosi esempi. «Un resort sulla spiaggia di Odessa, tre stabilimenti industriali a Mykolaiv e il 31 luglio la camera dove dormiva Oleksiy Vadaturskyi con la moglie, il magnate del grano ucraino che aveva rotto definitivamente con i russi, ucciso da un missile». Come ogni porto, luogo di transito di qualsiasi merce illegale nelle mani di alcune ‘famiglie’ di Odessa

Asse criminale Mosca-Kiev a l’antimafia italiana

«Gran parte delle armi e della droga che è possibile negoziare in quel bazar dell’illegalità chiamato Transnistria, la regione separatista filorussa in territorio moldavo, arrivavano proprio attraverso gli scali ucraini». Un documento dell’intelligence ucraina ottenuto da Avvenire conferma l’intenzione di Kiev di non chiedere a Roma solo armi e accoglienza per i profughi. «L’Ucraina conta sull’aiuto delle autorità italiane – si legge –, che hanno una vasta esperienza nella lotta alla mafia, nella lotta alla tratta di esseri umani, all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento sessuale». Esperienza certamente, vittoria finale ancora da decidere.

Servizi segreti ucraini

L’attacco con droni al Cremlino ‘è stato con ogni probabilità orchestrato da una delle unità dei servizi segreti dell’Ucraina’. «Valutazione Usa risultato di intercettazioni sia di funzionari della Federazione Russa sia di personale dell’Ucraina. La Casa Bianca avrebbe accolto con un certo disagio e nervosismo il gesto dimostrativo contro il simbolo del potere moscovita». Non sarebbe infatti la prima volta che Kiev conduce azioni segrete contro obiettivi russi.

Washington teme che Mosca intraveda negli affondi di Kiev un assenso americano e possa reagire espandendo il conflitto armato oltre i confini ucraini.

Unità ‘speciali e segrete’ anche per gli Usa

Le agenzie americane sostengono che in Ucraina sta emergendo una rete di unità speciali capaci di condurre operazioni limitate all’interno dei confini della Russia. E il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby ha riferito ai giornalisti che «gli Stati Uniti stanno esaminando i rapporti secondo cui attrezzature e veicoli statunitensi potrebbero essere stati impiegati nell’incursione di Belgorod, cittadina russa».

Fonti Usa a conferma

Anche da fonti statunitensi sui sedicenti ‘partigiani russi anti-Putin’ (Legione Libertà per la Russia e Corpo di volontari russi) nel distretto di confine di Belgorod. Autocitazione di Remocontro, «La ‘controinvasione’ di Belgorod con le forniture Usa»,
(https://www.remocontro.it/2023/05/24/pasticcio-f16-primi-inciampi-e-il-teatrino-della-controinvasione/)
Gruppi armati che con sfoggio di foto e video (li vedete) hanno montato una azione senza rischi per esibirla. Legione «Svoboda Rossiy» e il Corpo volontario russo ‘Rdk’. Dall’altro i servizi segreti militari ucraini, il Gru, che sicuramente sapeva, se non oltre.

Il Dipartimento di Stato avverte

Già il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller il 24 maggio in conferenza stampa: «Siamo stati chiari sul fatto che non supportiamo l’uso di attrezzature di fabbricazione statunitense per attacchi all’interno della Russia e stiamo esaminando i rapporti. Ma al momento non siamo giunti a nessuna conclusione».


Noi e la vecchiaia

di Giovanni Lamagna

Sartre, nel suo libro-intervista “La speranza oggi” (Mimesis 2019; pag. 82), afferma: “… una persona anziana non si sente mai anziana. Io capisco dagli altri che cosa significa la vecchiaia, per colui che la guarda da fuori, ma io non sento la mia vecchiaia.”

Non mi riconosco (quasi) per niente in questa esperienza/affermazione di Sartre, pur avendo io oggi quasi la stessa età che aveva lui quando pronunciò queste parole.

Certo la vecchiaia – e in questo concordo con lui – è anche l’immagine di me che mi rimandano gli altri. Ma (direi: purtroppo!) per me non è solo questo. Per me è anche la percezione e la presa d’atto di tanti piccoli acciacchi, debolezze, inabilità, patologie, che fino a non molti anni fa non avvertivo per nulla.

Certo, la vecchiaia ha fatto maturare in me anche un pensiero o, meglio, livelli di consapevolezza, che non mi appartenevano quando ero più giovane. Quindi la vecchiaia non è solo un’età di involuzione e deterioramento della salute per chi la vive e ne è soggetto. Offre anche dei vantaggi: in primis un accumulo di esperienze che ci fanno (possono farci) più saggi di quando eravamo giovani.

Ma dire – come fa Sartre – che una persona anziana non si sente mai anziana, mi sembra francamente un’esagerazione. Anzi – a dirla tutta – una affermazione del tutto al di fuori della realtà.


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