Apro con Massimo: troppo forte!!!
Estate alternativa?
Questa estate siete stufi di tornare alla stessa spiaggia? O al paesello dei nonni? Nessun problema: potete andare a trovare Putin. Come fa Salvini quando si annoia o altri politici europei, che – con la scusa di parlare di pace – si fanno un weekend da favola. Ora, anche tu, con il tour ”Pace e dacie”puoi vivere la stessa emozione.
Questo il nostro programma: visita guidata al Cremlino; colloquio con Putin per convincerlo a fare la pace mentre la sua sagoma a grandezza naturale tace (nessuno noterà la differenza); conferenza stampa (con video ricordo) dove proclamare che”il colloquio è stato franco, senza risultati immediati, ma si sono poste le basi per aprire un confronto costruttivo”.
Pranzo della comitiva con buffet allestito sul tavolone bianco, con la presenza dell’oligarca del giorno; visita alla dacia di Putin, con foto-ricordo sul famoso lettone sotto la trapunta regalata da B. Il pacchetto ”Pace e dacie”prevede anche il gadget omaggio di una maglietta double-face con l’immagine di Putin e quella di Zelensky sul rovescio. Che aspetti? Vai anche tu a parlare di pace con Putin!.. e farai schiattare d’invidia i tuoi amici social!
“Una Nato tornata in vita con la guerra in Ucraina, ma senza un progetto strategico….e non può essere la risposta ai bisogni di sicurezza dell’Europa” . Il severo giudizio dello storico britannico Adam Tooze che dirige negli Stati Uniti l’ European institute della Columbia university” , si può leggere nel numero appena uscito dell’ ”Internazionale” con la splendida copertina che appare nella foto che segue,

Un’ Europa che meno di tre anni fa – ci ricorda Ennio Remondino dal suo Remocontro – nel novembre 2019, il presidente francese Emmanuel Macron dava sull’orlo della “morte cerebrale”. Ma già nel 2017 la cancelliera Merkel , dopo aver parlato col presidente miliardario Trump, aveva dichiarato che l’Europa non poteva più contare sull’alleato statunitense. Adesso l’Europa si trova a gestire l’incerto futuro e le conseguenze pesanti di una guerra in conto terzi.
Insomma, “un’organizzazione tentacolare e senza obiettivi precisi» se non, per esempio, quello di annettere Paesi dell’ex blocco sovietico, e portare il cuore politico industriale dell’Europa a fare affari con Mosca, «cercando di farsi ago della bilancia tra Washington e Mosca – sostiene Tooze – mentre gli Stati Uniti guardano soprattutto allo spazio indo-pacifico in contesa con la Cina».
«L’invasione dell’Ucraina pare abbia contribuito a rianimare la Nato. Ma si tratta di una vera rinascita? L’alleanza ha una nuova visione per il futuro? O la sua reazione alla guerra è piuttosto paragonabile a un riflesso automatico?».
«Oggi l’entusiasmo atlantista è così fragoroso che tutti sembrano aver dimenticato una semplice verità: se l’obiettivo della Nato era scongiurare un’aggressione russa e mantenere la pace in Europa, allora l’alleanza ha fallito». I discorsi sull’adesione dell’Ucraina alla Nato hanno sicuramente incoraggiato l’ala nazionalista di Kiev.
La scoperta delle fragilità russe
«Se applicato alle informazioni militari dell’intelligence sull’Ucraina, il giudizio di Macron sulla “morte cerebrale” della Nato non sembra troppo impreciso. C’è voluta la guerra per darci una reale conoscenza dell’equilibrio militare tra Mosca e Kiev».
Anche se la Nato ripete dichiarazioni di appoggio all’Ucraina, gli aiuti militari sono forniti dai singoli stati dell’alleanza. Gli stati baltici e la Polonia, di comune memoria antisovietica, i più generosi in Europa. Ma sono soprattutto gli Stati Uniti ad armare l’Ucraina, con una quantità spropositata di miliardi che sta suscitando polemiche in casa.
Il presidente Biden è tentato di spingere per un cambio di regime a Mosca. Anche il segretario alla difesa statunitense parla apertamente della necessità di indebolire la Russia. «La Cia è più cauta e lancia avvertimenti sul rischio di un’ulteriore escalation del conflitto».
Usare l’Ucraina per umiliare la Russia
Unità patriottica americana, ma molto formale. Con quesiti che toccano noi Europa. «Gli Stati Uniti stanno mettendo a punto una nuova grande strategia per l’Europa e per la Nato? Oppure indebolire la Russia è un obiettivo che piace all’elettorato statunitense e lascia libero il Pentagono di concentrarsi sulla Cina?».
Conviene all’Europa rompere con la Russia?
«Se si esclude il rischio nucleare, la Russia è lontana e irrilevante per l’economia statunitense, ma ovviamente non per l’Europa». Rischio di un nuovo Afghanistan alle sue porte, un conflitto infinito, con devastanti ripercussioni umanitarie. «A Washington potrebbe andar bene. Ma l’Europa è davvero pronta ad accettarlo?». Forse no, potrei rispondere a Remondino, e infatti raramente accade. Ma in definitiva non è quello che si aspettano i nostri alleati di oltre Atlantico. L’ importante è che “segua”. E “l’intendance suivra” .
Il resto dell’analisi su Internazionale
L’analisi dello storico dell’European institute della Columbia university, spazia dalla politica interna Usa con il sempre più probabile ritorno di Trump, o comunque di una vittoria repubblicana, cercando di districarsi tra la incerta politica estera dell’amministrazione Biden. Da Adam Tooze, autore di un recente libro in Italia, una considerazione conclusiva.
«Di fronte all’aggressione di Putin, la Nato è una prima linea di difesa essenziale. Ma per quanto riguarda il futuro è al massimo una soluzione parziale, molto probabilmente una distrazione e nel caso peggiore un vicolo cieco storico».
- La differenzaÈ infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
- ScendereMi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
- La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con IsraeleLa feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
- Professione reporter dopo il 7 ottobre. I dubbi di Eric Salerno (e non soltanto)Come è stata l’informazione dal 7 ottobre a oggi, ossia da quando i palestinesi –‘militanti di Hamas’, ‘terroristi’, ‘nazisti’, ‘criminali di guerra’, ‘partigiani’, ‘combattenti per la libertà’ o altri termini scelti da chi giudicava e raccontava – hanno dato l’assalto a Israele? Cosa sono oggi i giornalisti o fotografi ‘embedded’? Cosa rappresentano i palestinesi arabi che lavorano per i grandi media; giovani o meno che raccontano da Gaza? E la stampa israeliana? Quella italiana?
- PazzoGuardo l’Argentina e penso all’Italia. Nella nazione del Sud America la povertà si è talmente diffusa da risucchiare nell’angoscia metà della popolazione. I poveri prima smettono di votare (astensione), dopo scelgono il ”pazzo” più distruttivo del sistema che li ha affamati. E questo processo è più rapido se c’è l’elezione diretta del presidente (o del premier). (Marnetto)