Reader’s – 26 marzo 2023


Oggi, domenica di Quaresima, ho pensato che potevamo, come altre volte, riflettere laicamente sul nostro modo di vivere cittadino insieme ad Antonio Cipriani, che ci parla ogni settimana nel suo “Polemos” del miracolo di bellezza e semplicità da lui trovato nella Val D’Orcia, in Toscana, dove promuove libri e cultura nella sua vineria e vive in felice esilio da molti anni. Sono i paesaggi umani a rendere la Val d’Orcia un miracolo, scrive.

Segue un simpatico dialogo di Marnetto con due studentesse siciliane in coda per l’ingresso FAI a Villa Paolina Bonaparte. Su Remocontro si parla di Israele dove “è passata una legge che renderà più difficile rimuovere il primo ministro dal suo incarico, pur essendo Netanyahu imputato per corruzione in alcuni processi, via via rinviati con forzature politiche. La nuova legge riduce le possibilità, per il procuratore generale, il massimo vertice di garanzia costituzionale, di dichiarare il primo ministro inadatto al suo ruolo”. Conclude Giovanni Lamagna su “Lutto e nostalgia” (nandocan)

Alzando il calice ai vignaioli indipendenti

Antonio Cipriani su Remocontro

La terra in cui vivo ho cominciato ad amarla lentamente.

Lo so che affascina a prima vista, con il suo paesaggio disegnato sull’orizzonte e i cipressi solitari a catturare sguardi. Lo so che è una cartolina perfetta, e ogni luogo famoso è iconico, super fotografato, celebrato e perfetta location per matrimoni, eventi di banche, safari fotografici e bagnetti in piscina con vista sul patrimonio Unesco.

Ma non è questa la parte che mi ha conquistato. È un aspetto che funziona per molti e non per molto, ma niente più.

Nel tempo ho compreso che sono i paesaggi umani a rendere la Val d’Orcia un miracolo. Sono le persone che sanno fondere bellezza e semplicità. Sono le donne e gli uomini capaci di amicizia pura. Sono gli artisti contadini come Emo Formichi, gli anonimi filosofi costruttori di muretti a secco, i poeti a braccio che mantengono viva la memoria del popolo, non cedendo un millimetro al format mediatico vincente che ci seppellisce, ci rende occasionalmente intrusi nel racconto d’altri.

Rapporto tra fatica e cultura

Ho appreso negli anni che qui c’è qualcosa di speciale nel rapporto tra fatica e cultura, nel rispetto per lo sconosciuto viandante che passa, nella cura per il poco e per il niente. Nell’essere umili mentre ovunque furoreggia la superbia degli inutili. Umili, umani, legati alla terra. Superbi, invece, che hanno rotto il vincolo dell’umanità.

Mi piace ricordare che l’incanto di queste terre non è dato dalle storie di realizzazione, dai successi di chi investe.

Il paesaggio umano dà il segno della nostra cultura, mostra il valore della comunità, di una comunità che non deve cedere alla devastazione del tempo, alla furia mediatica della bruttezza. Perché intorno a noi è tutto un inno alla mediocrità accessoriata, allo scintillante falso che, a dire dei furbetti, migliora il vero. Quando la verità è di una perfezione strabiliante. È patrimonio materiale e immateriale nello stesso tempo, memoria, radici e futuro.

I poeti e i contadini

Per questo amo i poeti e i giardinieri, gli attivisti, i guardiaparco e i contadini, quelli che hanno sapienza nelle mani e la cultura la coltivano, metaforicamente o materialmente. Per questo amo l’incontro come dono, come possibilità per far crescere relazioni. E in questa domenica vestita di rosso e d’amore alzo il bicchiere ai nostri vignaioli indipendenti della magnifica terra, che lo sanno. E vivono e lavorano senza perdere di vista la semplicità, la passione, la sovversione.

Ne avremo bisogno, in futuro, per non perdere speranze e per continuare a pensare che sarà necessario un giorno liberare anche gli schiavi che si sentono liberi.


Giornata FAI (non visita)

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di Massimo Marnetto

Giornata FAI, mi metto in fila per visitare Villa Paolina Bonaparte, oggi ambasciata francese presso la Santa Sede. Arriva una volontaria e avverte che dalla fila è lunga e entrano 15 persone a gruppo. Sono un po’ preoccupato, ma decido di darmi una mezz’ora per vedere come scorre. Vicino ho due ragazze e attacco bottone.

Io – (scherzando) Siete troppo giovani per voler visitare beni culturali. Alla vostra età dovreste drogarvi e fare sesso sfrenato….

Ridono, sono di Palermo, una studia Lettere moderne, l’altra il Dams.

Chiedo alla prima perché è venuta a studiare a Roma

”Anche da noi c’è la facoltà, ma al Sud è meglio se vai a studiare fuori per scioglierti, conoscere altre mentalità, uscire dalla routine…

E ti sei sciolta?

”Beh sì, sono meno timida, se non capisco alzo la mano. Prima mi vergognavo a fare tutto. Poi ho capito che l’insicurezza è un problema comune. Ma ho trovato amici giusti e sono migliorata”.

Che cosa ti ha colpito della mentalità dei tuoi amici romani?

(Ci pensa) ”Il modo di scherzare. Da noi è complicato fare battute sugli altri, perché uno pensa sempre che lo vuoi prendere in giro e si offende. Idem se scherzano su di te, stai sulla difensiva per evitare umiliazioni. Qui è tutto molto più rilassato, perché oltre all’ironia c’è l’autoironia. E questo significa che siamo tutti sullo stesso livello e si ride dei nostri problemi, senza mettere in mezzo nessuno”.

La fila scorre piano, ma la conversazione è piacevole e il sole primaverile.

Mi dice che vuole insegnare e sa già che dovrà andare al Nord per un po’ di anni, ma lo considera normale.

La provoco: non è che ti prendi la cattedra a Belluno e poi ti dai malata per tornare giù?..

”Sì, succede e non è corretto. Ma con lo stipendio da supplente non si riesce a vivere al Nord. Poi c’è la solitudine proprio quando devi sopportare il massimo dello stress per imparare un lavoro difficile. Molti vanno in crisi per davvero, anche se non hanno la febbre”.

Chiedo a quella del Dams se c’è ancora diffidenza nel Settentrione verso chi viene dal Sud.

”Mi dicono di sì, ma se ti sai comportare, passa. E’ una faccenda lunga solo con quelli più grandi; tra giovani si supera prima. Anzi, molti di noi finisce che si sposano uno o una del Nord”.

Mi viene da chiedere se sono fidanzate, ma stavolta la delicatezza tiene a freno la curiosità. Intanto vedo che la fila non va come speravo. Decido di rinunciare. Le saluto. Lo fanno anche loro, con i loro sorrisi bianchi e la dolcezza delle ragazze del Sud.


Vergogna Netanyahu: quando Israele era una democrazia

da Remocontro

UNA LEGGE LIBERTICIDA PER SALVARE SE STESSO DALLA GALERA –
In Israele è passata una legge che renderà più difficile rimuovere il primo ministro dal suo incarico, pur essendo Netanyahu imputato per corruzione in alcuni processi, via via rinviati con forzature politiche. La nuova legge riduce le possibilità, per il procuratore generale, il massimo vertice di garanzia costituzionale, di dichiarare il primo ministro inadatto al suo ruolo.
Per salvare se stesso Netanyahu porta Israele sull’orlo della dittatura denuncia David Grossman. «Se i promotori della cosiddetta riforma giudiziaria porteranno a termine il processo legislativo, di fatto revocheranno lo Stato di diritto»

Leggi speciali di regime

E siamo solo all’assaggio. Questa nuova legge costituisce la prima parte della più ampia riforma del sistema giudiziario proposta dal governo di Netanyahu, il più a destra della storia d’Israele, che sta provocando una estesa e irriducibile rivolta civile in tutta la parte ebraica del Paese, mentre quella araba è sull’orlo di una terza intifada, schiacciata in una escalation di violenze contrapposte con già centinaia di vittime, soprattutto palestinesi.

Destra feroce senza ritegno

Se la riforma nella proposta del governo dovesse passare, sarebbero tolti i poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo, una evidente minaccia al funzionamento della democrazia. Con la legge approvata giovedì solo il consiglio dei ministri (con la maggioranza di tre quarti) potrà dichiarare il primo ministro inadatto all’incarico, e solo per motivi di salute fisica o mentale e non perché è ladro o corrotto.

Destra che si fa paura

Lunedì si è tenuta una riunione interna del Likud, il partito del premier israeliano e il clima descritto dai media che avevano fonti interne non era rilassato, segnala il Foglio che non pende certamente a sinistra. Molti parlamentari del Likud erano a disagio proprio con l’argomento che sta dividendo il premier e la piazza. Tirato nel mezzo il ministro della Giustizia Yariv Levin, a tentare di spiegare cosa potrebbe succedere se la Corte suprema decidesse di ribaltare la norma che conferisce più potere alla maggioranza per nominare i giudici.

Rischio paralisi politico giudiziaria

Israele va incontro a un blocco giudiziario e politico, e gli stessi uomini del premier iniziano ad avere qualche timore, anche se non ancora evoluto in dissenso. Vedere Netanyahu arrivare a Londra tra le proteste ed essere accolto dal premier inglese con un discorso-ramanzina sui princìpi democratici, pesa e crea imbarazzi. Secondo uno degli ultimi sondaggi, il Likud rimane ancora il partito più votato e questo dato stride con la furia della piazza che sembra inarrestabile e sempre più
numerosa e agguerrita.

Alcuni uomini del premier temono però che più si andrà avanti con la riforma, più cresceranno i disagi e più il Likud ne farà elettoralmente le spese.

Poi si scoprono i ‘neocon’ Usa

I ‘neocon’ del Queens dietro la riforma della giustizia, scopre Haaretz e rilancia l’agenzia Adnkronos. Il think tank ultradestro di ‘Gerusalemme Kohelet Policy Forum’ emigrato negli Usa che ritorna con la sua creatura consegnata chiavi in mano al governo Natanyahu. Fondato nel 2012 dall’israeliano con doppia cittadinanza americana Moshe Koppel, ‘computer scientist’ e studente del Talmud, emigrato da New York a Israele nel 1980 ora residente nell’insediamento di Efrat, preoccupato ‘per la libertà in Israele’, ma letta dalla parte di Netanyahu.

I miliardi di Arthur Dantchik

A finanziare il progetto, un altro americano: il multimiliardario Arthur Dantchik, come ha scoperto Haaretz. Sia Koppel che Dantchik, il cui patrimonio è valutato in 7,2 miliardi di dollari, sono originari del Queens, il più grande dei cinque distretti di New York. Entrambi amano operare lontano dai riflettori. La riforma è stata messa a punto negli anni dal conservatore, libertario e di ispirazione religiosa Kohelet Policy Forum e mai discussa a livello politico prima. Neanche il Likud ne aveva mai parlato al suo interno, come affermano al Likud.

Kohelet, Quelet, Ecclesiaste

L’esponente del Likud, Keti Shitrit, in una recente intervista sulla contestatissima controriforma della giustizia. «Non siamo stati noi a prepararla, è stato il Kohelet o Qoelet (Ecclesiaste nella dicitura italiana, dal greco Ecclesiastès che vuol dire oratore .ndr), che da tempo fornisce la destra israeliana di idee e progetti ed è stato pubblicamente ringraziato dall’ex segretario di Stato Mike Pompeo per il suo sostegno nello spostamento della posizione americana sugli insediamenti dei coloni ebrei in terra palestinese».

Trumpiani della prima ora.

Le tattiche dell’istituto sono importate da Capitol Hill», ha spiegato una fonte citata dal Washington Post, per cui fra i programmi del think tank vi sono incontri con parlamentari conservatori americani a convincerli e schierarsi.

Ultra ortodossi e società liberale

«In questo momento si sta spaccando il delicato equilibrio fra la ‘Israele mainstream’ e gli ultra ortodossi che prima accettavano di dipendere da una società liberale e prospera con un apparato militare forte. La nuova generazione di politici religiosi crede che la Israele laica violi il Shabbat e non è attenta alla modestia delle donne, che questo ostacoli l’arrivo del Messia, cercano quindi di riscrivere la vita degli israeliani», ha commentato Yofi Tirosh, vice rettrice di giurisprudenza all’Università di Tel Aviv.

‘Kohelet’ arruolata

Il deputato ed ex colono in Cisgiordania Simcha Rothman, Presidente della Commissione della Knesset che segue la riforma della giustizia, ha assunto il ricercatore di ‘Kohelet’ Shimon Nataf, come consigliere giuridico. Altri dipendenti del think tank hanno iniziato a partecipare ai negoziati sulla riforma fra esponenti della coalizione e dell’opposizione ospitati nella residenza del Presidente.

Ancora lo scrittore David Grossman

«Israele sta vivendo una delle crisi più gravi che abbia mai conosciuto. Anche dopo l’assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin, i pericoli che il Paese correva erano meno tangibili. Ora la situazione è diversa. Tre dei membri più estremisti e nazionalisti del Parlamento israeliano – il ministro della Giustizia Yariv Levin, il presidente del Comitato per la Costituzione, il Diritto e la Giustizia Simcha Rothman e Benjamin Netanyahu pluri inquisito a capo del governo». Mai peggio di così.


Lutto e nostalgia

di Giovanni Lamagna

Giustamente Massimo Recalcati, nel suo “La luce delle stelle morte” (Feltrinelli, 2022) distingue il sentimento del lutto da quello della nostalgia; anche se questi due sentimenti hanno molte cose in comune.

Entrambi si riferiscono ad una perdita; il sentimento del lutto, però, ad una perdita recente, quello della nostalgia ad una perdita (più o meno) lontana nel tempo. Il lutto ad una perdita che non è stata (appunto perché troppo recente) ancora elaborata.

La nostalgia ad una perdita che è stata oramai elaborata, assorbita, accettata, anche se non del tutto superata; come non lo sono mai del tutto le perdite, secondo Recalcati.

Il lutto, infatti, si riferisce ad una ferita ancora aperta, che sanguina ancora. La nostalgia ad una ferita che oramai si è chiusa, cicatrizzata, ma che comunque ha lasciato un segno indelebile sulla pelle.

Il lutto vive di un dolore atroce, in certi casi disperato; nel lutto ci si sente mancare la terra sotto ai piedi; si può arrivare a provare la sensazione che niente abbia più senso, addirittura che non abbia più senso continuare a vivere.

La nostalgia è anch’essa accompagnata comunque da un dolore, ma un dolore che si è addolcito, che ha trovato consolazione, al termine di un tempo, di un processo, più o meno lungo, mai comunque troppo breve (dice sempre Recalcati), di elaborazione del lutto.

Con la nostalgia la perdita è vissuta ancora indubbiamente come una mancanza, ma una mancanza che il ricordo rende in qualche modo ancora – anzi di nuovo – presenza. Il dolore della nostalgia non è più, dunque, un dolore disperato, ma è un dolore che ha ritrovato il senso e la voglia, nonostante tutto, di vivere.

Nel momento del lutto la vita di chi ha subito la perdita in qualche modo si blocca, si ripiega su stessa, ha lo sguardo tutto rivolto al passato, un passato estinto, che non tornerà mai più; il lutto è segnato dal pianto, dalle lacrime, spesso disperate.

Il sentimento della nostalgia, invece, è compatibile con la ripresa del fluire della vita, con la capacità di guardare in avanti, di sorridere al futuro, sia pure con lo sguardo velato dalla tristezza di chi – al pensiero della perdita della persona cara – continua (ancora e, forse, per sempre) a sentirne la mancanza.


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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