Schlein
di Massimo Marnetto
Voterò Schlein alle primarie, perché vorrei un PD che cerchi i voti a sinistra, tornando ai valori di sinistra. La vocazione maggioritaria per piacere a molti ha snaturato il partito. Invece, rappresentare chi chiede giustizia sociale significa essere radicali.
Ovvero:
- combattere l’abbandono scolastico perché l’istruzione fa bene alla partecipazione;
- rivalutare il lavoro con un salario minimo e la lotta alla precarietà perché la povertà è anticostituzionale;
- far pagare le tasse con la progressività che prevede la Carta, senza i privilegi delle aliquote uniche e le cedole secche;
- accompagnare l’evoluzione verde con una politica ”industriambientale”;
- fare della scuola e sanità pubblica eccellenze nazionali;
- accogliere minoranze sessuali, etniche e religiose con diritti e doveri, perché nella Costituzione c’è posto per tutti.
Non so se la Schlein ce la farà, ma so che il PD deve chiudere definitivamente con la siccità di ideali del renzismo, che ha desertificato la partecipazione. Piove (finalmente!): si va al gazebo lo stesso(*).
(*) Ricordiamoci di portare il certificato elettorale. Per sapere dove votare, cliccare qui.
Il piano di pace della Cina in cui non c’è la parola guerra

Piero Orteca su Remocontro
Pubblicati i 12 punti del piano di pace cinese per l’Ucraina. I russi: «Apprezziamo». Zelensky: «Lavoriamoci». Ma contro le bordate americane: «I cinesi armano la Russia». Pechino nega armi e rilancia di pace: una visione di mondo senza la spinta egemonica americana e in cui tutti i modelli di sviluppo sono legittimi. Il rispetto delle ‘legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi’, contro una ‘mentalità da guerra fredda’ (Mosca e le sue esigenze di sicurezza ignorate da Stati uniti e Nato). Ribaditi anche il rifiuto delle sanzioni e il no all’utilizzo di armi nucleari o alla sua minaccia. Un colpo agli Usa e uno alla Russia.
I paesi europei appaiono i principali destinatari del documento, dopo il grand tour tra Vecchio Continente e Mosca di Wang Yi, lo zar della diplomazia cinese. La richiesta è quella di svincolarsi dagli Usa e perseguire una politica estera più autonoma. Senza atti d’orgoglio in vista
Diplomazia cinese e ‘Global Times’
Come al solito, la fonte più affidabile per capire le strategie della complicatissima diplomazia cinese è il ‘Global Times’, l’edizione internazionale del ‘Quotidiano del popolo’ di Pechino. Ieri chiariva due cose: la crisi per Taiwan, con gli Stati Uniti, non ha niente a che vedere con la guerra in Ucraina. Inoltre, l’isola ‘è una parte inalienabile del territorio cinese e la questione di Taiwan è completamente un affare interno della Cina, che non ammette interferenze esterne’. Il giornale del Partito comunista sferra poi un attacco frontale al Presidente Usa, Joe Biden, a proposito di una possibile guerra per la riunificazione dell’isola alla terraferma. Il ‘Global Times’ rilancia una notizia riguardante i piani di combattimento americani, che contemplerebbero persino la distruzione di Taiwan. In pratica, accusano i cinesi, nell’impossibilità di difendere l’isola, gli strateghi della Casa Bianca avrebbero pensato di farne terra bruciata preventivamente. Nel mirino degli americani, ci sarebbero soprattutto gli impianti che lavorano prodotti indispensabili per le tecnologie avanzate, come i semiconduttori.
‘Teoria della distruzione’ e la guerra dei chips
Di quella che viene definita ‘teoria della distruzione’, ieri, in una conferenza stampa ha chiesto conto e ragione il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. Indirettamente, il diplomatico cinese si riferiva alle voci, corse alcuni mesi fa, su un’operazione, in caso d’invasione, studiata dagli Usa per far saltare in aria, l’imponente impianto di TSMC, leader mondiale nella fabbricazione dei microchip. Sembra proprio il dominio della tecnologia a fascia alta, al di là della tanto reclamizzata ideologia, patriottica o democratica, il motivo per cui Taiwan sta diventando il vero ago della bilancia nelle relazioni tra Usa e Cina.
Proprio ieri, il ‘Global Times’ ospitava un altro articolo, dedicato alla “guerra dei chips”, citando le parole di Gina Raimondo, Segretario al Commercio americano, che ribadiva come la Cina ormai sia un competitor da affrontare con durezza.
‘Occidente’ a lettura americana e rimorchi
A questo punto è chiaro perché, con un clima di questo tipo, il piano di pace cinese per fermare la guerra in Ucraina non possa essere considerato ‘credibile’, almeno a lettura americana e quella occidentale più a traino. Sia la Casa Bianca che la Von der Leyen, quest’ultima parlando in Estonia, hanno manifestato ampio scetticismo. La Presidente della Commissione UE, in particolare, ha dichiarato che ‘l’amicizia illimitata della Cina con la Russia sfida la credibilità della proposta di pace’, concetto ovviamente rovesciabile come avvenuto al voto Onu per India e Cina, ad esempio. Pechino ha puntato su quattro capisaldi: un immediato cessate il fuoco, l’avvio rapido di negoziati, l’impegno solenne a non usare armi nucleari e, soprattutto, l’eliminazione delle sanzioni. Cosa che farebbe felici i tre quarti del pianeta. Soprattutto quest’ultimo punto, sembra la clausola alla quale i cinesi tengono di più.
Basta minaccia nucleare e sanzioni
Il piano di pace, elaborato sotto la supervisione di Xi Jinping, si rivolge poi alle altre nazioni (senza fare nomi, ma il riferimento, intuitivo, è all’Occidente) esortandole ‘a non alimentare il fuoco della guerra’, cioè, in sostanza, a non mandare armi e munizioni che prolunghino i combattimenti. Ma Ursula Von der Leyen insiste e si ripete: «La Cina ha firmato un trattato di amicizia con la Russia, proprio alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina. Quindi, esamineremo la proposta di pace, ma tenendo conto che Pechino si è già schierata». Anche il Cancelliere tedesco Scholz, ha rimproverato alla Cina le mancate critiche alla Russia, ma sono prese di posizione di schieramento quasi dovute. Da ambo le parti. In effetti, fino a un paio di giorni fa, alle Nazioni Unite, il colosso asiatico, ha evitato di votare la risoluzione di condanna dell’invasione, limitandosi ad astenersi. Come ha fatto l’India e come hanno fatto molti altri 32 Paesi, in maggioranza asiatici e africani. E difficilmente gli Stati Uniti permetteranno alla Repubblica Popolare di assumere il ruolo di mediatore, con accuse di sostenere militarmente la Russia e l’offensiva dello Stato invasore.
Adesso bisognerà vedere se il piano di pace di Pechino raggiungerà il vero obiettivo finale, voluto dalla Cina. Che è quello di gettare la patata bollente ucraina nelle mani di Biden, aspettando che si bruci le dita.
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Ucraina: i 12 punti del piano di pace cinese
La Cina chiede il sostegno a colloqui tra Russia e Ucraina e il cessate il fuoco, e ribadisce il no di Pechino all’uso di armi nucleari e agli attacchi alle centrali nucleari. Il piano, pubblicato dal ministero degli Esteri cinese nel primo anniversario dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, mantiene le posizioni già espresse dalla Cina rispetto al conflitto, e appare una summa del pensiero cinese sulla guerra in corso.
- Rispettare la sovranità di tutti i paesi. Le leggi internazionali riconosciute, compresi gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, dovrebbero essere rigorosamente osservate e la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i paesi dovrebbero essere effettivamente garantite. Tutti i paesi sono uguali indipendentemente dalle loro dimensioni, forza o ricchezza. Tutte le parti dovrebbero sostenere congiuntamente le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali e salvaguardare l’equità e la giustizia internazionali. Il diritto internazionale dovrebbe essere applicato in modo equo e uniforme e non dovrebbero essere adottati doppi standard.
- Abbandonare la mentalità della guerra fredda. La sicurezza di un paese non può andare a scapito della sicurezza di altri paesi e la sicurezza regionale non può essere garantita rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari. I legittimi interessi e le preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi dovrebbero essere presi sul serio e adeguatamente affrontati. Problemi complessi non hanno soluzioni semplici. Dovremmo aderire a un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile, concentrarci sulla stabilità a lungo termine del mondo, promuovere la costruzione di un’architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile e opporci all’instaurazione della sicurezza nazionale su la base dell’insicurezza di altri paesi e prevenire la formazione di scontri di campo. Salvaguardare congiuntamente la pace e la stabilità del continente eurasiatico.
- Cessare il fuoco e smettere di combattere. Non ci sono vincitori nelle guerre di conflitto. Tutte le parti dovrebbero mantenere razionalità e moderazione, non aggiungere benzina sul fuoco, non intensificare i conflitti, impedire che la crisi ucraina si aggravi ulteriormente o addirittura vada fuori controllo, sostenere Russia e Ucraina affinché si incontrino, riprendere il dialogo diretto non appena possibile, promuovere gradualmente l’allentamento e il rilassamento della situazione e raggiungere infine un cessate il fuoco globale.
- Avviare colloqui di pace. Il dialogo e il negoziato sono l’unica via d’uscita praticabile per risolvere la crisi ucraina. Tutti gli sforzi per risolvere pacificamente la crisi dovrebbero essere incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe attenersi alla giusta direzione per persuadere la pace e promuovere i colloqui, aiutare tutte le parti in conflitto ad aprire la porta a una soluzione politica della crisi il prima possibile, e creare le condizioni e fornire una piattaforma per la ripresa dei negoziati. La Cina è disposta a continuare a svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.
- Risolvere la crisi umanitaria. Tutte le misure che contribuiscono ad alleviare le crisi umanitarie dovrebbero essere incoraggiate e sostenute. Le azioni umanitarie devono rispettare i principi di neutralità e imparzialità e impedire la politicizzazione delle questioni umanitarie. Proteggere efficacemente la sicurezza dei civili e stabilire corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone di guerra. Aumentare l’assistenza umanitaria nelle aree interessate, migliorare le condizioni umanitarie, fornire un accesso umanitario rapido, sicuro e senza barriere e prevenire crisi umanitarie su vasta scala. Sostenere il ruolo di coordinamento delle Nazioni Unite nell’assistenza umanitaria alle aree di conflitto.
- Protezione dei civili e dei prigionieri di guerra. Le parti in conflitto dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale, astenersi dall’attaccare civili e strutture civili, proteggere le donne, i bambini e le altre vittime del conflitto e rispettare i diritti fondamentali dei prigionieri di guerra. La Cina sostiene lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina e tutte le parti dovrebbero creare condizioni più favorevoli per questo.
- Mantenere la sicurezza delle centrali nucleari. Opporsi agli attacchi armati contro impianti nucleari pacifici come le centrali nucleari. Chiediamo a tutte le parti di rispettare le convenzioni sulla sicurezza nucleare e altre leggi internazionali e di evitare risolutamente incidenti nucleari provocati dall’uomo. Sostenere il ruolo costruttivo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica nella promozione della sicurezza e della protezione degli impianti nucleari pacifici.
- Ridurre i rischi strategici. Le armi nucleari non possono essere usate e la guerra nucleare non può essere combattuta. L’uso o la minaccia di uso di armi nucleari dovrebbe essere contrastato. Prevenire la proliferazione nucleare ed evitare una crisi nucleare. Ci opponiamo allo sviluppo e all’uso di armi biologiche e chimiche da parte di qualsiasi paese e in qualsiasi circostanza.
- Garantire l’esportazione di grano. Tutte le parti dovrebbero attuare l’accordo sul trasporto di cereali nel Mar Nero firmato da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite in modo equilibrato, completo ed efficace e sostenere le Nazioni Unite affinchè svolgano un ruolo importante in tal senso. L’iniziativa di cooperazione internazionale per la sicurezza alimentare proposta dalla Cina fornisce una soluzione fattibile alla crisi alimentare globale.
- Stop alle sanzioni unilaterali. Le sanzioni unilaterali e le pressioni estreme non solo non risolveranno i problemi, ma ne creeranno di nuovi. Opporsi a qualsiasi sanzione unilaterale non autorizzata dal Consiglio di Sicurezza. I paesi interessati dovrebbero smettere di abusare delle sanzioni unilaterali e della “giurisdizione a braccio lungo” contro altri paesi, svolgere un ruolo nel raffreddare la crisi in Ucraina e creare le condizioni affinché i paesi in via di sviluppo sviluppino le loro economie e migliorino i mezzi di sussistenza delle persone.
- Garantire la stabilità delle filiere industriali e di approvvigionamento. Tutte le parti dovrebbero seriamente salvaguardare l’attuale sistema economico mondiale e opporsi alla politicizzazione, alla strumentalizzazione e all’uso di armi dell’economia mondiale. Mitigare congiuntamente gli effetti di ricaduta della crisi e impedire che l’energia, la finanza, il commercio di cereali, i trasporti e altre cooperazioni internazionali vengano interrotte e danneggino la ripresa dell’economia globale.
- Promuovere la ricostruzione postbellica. La comunità internazionale dovrebbe adottare misure per sostenere la ricostruzione postbellica nelle aree di conflitto. La Cina è disposta a fornire assistenza e svolgere un ruolo costruttivo in questo senso.
Anno I – Era dell’Orgoglio – Messaggio a reti unificate di Sua Eccellenza Ministro Tara

di Massimo Marnetto
(Finestra centrale dal Ministero dell’Obbedienza alla folla sottostante)
Italici: ASCOLTATEMI!
Se i gagliardi Figli dell’Orgoglio hanno impartito una maschia lezione
ai rammolliti rampolli della plutocrazia borghese di un liceo,
una ragione ci sarà sicuramente stata!
(folla: BRAVO!!! – BEN DETTO!!!)
Qui, di fronte ai Padri della Storia millenaria italica,
denuncio la pusillanime lettera di una misera Preside,
che invece di dedicarsi alla prole e ai lavori donneschi,
ruba il lavoro a un padre di famiglia!
(EVVIVA!!! – DONNE A CASA!!! – S.E. Tara calma la folla con il gesto della mano)
Ora, i disfattisti intellettualoidi – amici di pederasti e nullafacenti –
protestano per questa sana esuberanza della nostra migliore gioventù.
(BUUUU!!! – urla e insulti)
Ebbene, io dico a questi flaccidi borghesi ingobbiti dalla masturbazione libresca,
che la loro ostilità ci fortifica!
(BASTARDI!!! – A FUOCO LE BIBLIOTECHE!!! – BASTONIAMOLI!!!)
Presto, molto presto, istituiremo le ”Ronde dell’Onore”
con l’irrevocabile missione di cercare e randellare
chi non riconoscerà la nostra sacra supremazia!
(ERA ORA!!! – BRAVO!!! – PURGHIAMOLI!!!)
Ora tornate a casa,
ma restate in allerta contro i subdoli nemici dell’Era dell’Orgoglio:
DIO! – PATRIA! – E FAMIGLIA!
(la folla ripete urlando: DIOOO! – PATRIAAA! – E FAMIGLIAAA!!! – Applauso)
Perdere chi dava senso alla nostra vita significa perdersi?

di Giovanni Lamagna
Davvero “Perdere chi dava senso alla nostra vita significa perdersi”, come afferma Massimo Recalcati a pag. 27 del suo “La luce delle stelle morte” (2022 Feltrinelli)? No, non lo penso…E’ innegabile – non c’è dubbio manco per me – che la perdita di un legame significativo crei in noi un vuoto, una mancanza, uno smarrimento esistenziale, un appannamento, se non un vero e proprio obnubilamento, del senso del vivere. Ma di qui a “perdersi”, come sostiene Recalcati, ce ne corre; o, perlomeno, ce ne dovrebbe correre….
L’elaborazione e la fine del “lutto” legato alla perdita
Prima o poi, anche dopo la perdita più grave e significativa, la natura ha previsto (e per fortuna!) l’elaborazione e la fine del “lutto” legato alla perdita. E questo per una ragione fondamentale, che si oppone allo stesso assunto iniziale di Recalcati; e cioè che nessuno, in fondo, costituisce (o, meglio, dovrebbe costituire) “il senso” della nostra vita; a nessuno dovremmo attribuire un tale valore e un tale significato, potremmo dire anche un tale potere.
Accettare la vita nella sua totalità
Nel senso che (ed è questo l’assunto fondamentale dal quale io parto e che – almeno per me -sostituisce quello da cui è partito Recalcati) il significato profondo della nostra vita deve (o, meglio, dovrebbe) poggiare su altro: non le singole persone e, meno che mai, le singole cose; manco le persone alle quali siamo legati dagli affetti più grandi e profondi. Dovrebbe, in altre parole, poggiare su un’accettazione della vita nel suo complesso, nella sua totalità, con le sue luci e con le sue ombre, e non su suoi singoli aspetti (situazioni, oggetti, persone… per quanto importanti, preziosi) isolati dal resto….
Singoli aspetti che sono tutti inevitabilmente soggetti a caducità e possono tutti, quindi, sfuggirci, venirci a mancare da un momento all’altro…Mentre il resto della vita bene o male perdura, perdura oltre ogni morte, ha un che di immortale, di solido, di eterno. E’ dunque l’amore della vita in sé – un sentimento che ha a che fare con le pascaliane ragioni del cuore più che con quelle della mente (quindi o c’è non c’è), un sentimento quasi religioso di fede o, meglio, fiducia di base – che (almeno a mio avviso) dà (o, meglio, può dare) un senso alla nostra vita e fonda poi tutti gli altri amori.
Ecco perché, quando perdiamo un’amicizia o un amore, staremo male, per un tempo anche molto lungo; avremo persino la (momentanea) sensazione di morirne, di non poter sopravvivere alla perdita, perlomeno psicologicamente, se non fisicamente. Ma, prima o poi, la persona sana, solida, strutturata psicologicamente, ne uscirà: questo ci insegna l’esperienza dei più; anche quella di coloro che nel momento in cui subiscono una perdita ci appaiono disperati, distrutti, devastati dal dolore.
Il vero amore non è mai dipendenza psicologica
Corre il rischio, invece, di perdersi definitivamente (o si perde effettivamente) la persona che aveva con la persona “amata” una relazione di attaccamento simbiotico, di dipendenza patologica, più che di vero amore. Il vero amore, infatti, prevede e richiede indubbiamente intimità, interdipendenza, vicinanza, legame, perfino attaccamento, ma anche confini, autonomia, giusta distanza e libertà, finanche un certo distacco.
- Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza…e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
- COP 28 a Dubai”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
- A che punto è la notteCome sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
- Crosetto o scherzetto?Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
- BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orroreQuasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.