Ho avuto il triste annuncio dal collega Walter Vecellio, al quale va il mio ringraziamento per questo bel ricordo di Paolo Meucci e dei tg2 Dossier per un lungo periodo affidati alla cura della sua redazione dove lavoravo anch’io come inviato. Ma l’avevo visto entrare nella redazione di tv7 prima ancora della riforma che nel 1976 avrebbe portato alla tripartizione dell’informazione televisiva con tg1, tg2 e qualche anno dopo il tg3. Nella foto del gennaio 1970 sul Radiocorriere, Paolo Meucci è il giovanotto che sorride sotto i baffi alle mie spalle. Anche se non come “maestro”, avrò poi nel tg2 la fortuna e il piacere di apprezzarlo come abile caporedattore nel difficile compito di mediare tra l’ambizione delle mie proposte di inchiesta o reportage e la manica stretta della direzione lottizzata di turno (nandocan).
Paolo Meucci. Addio “maestro”.
di Walter Vecellio
Sono tanti i “Professori” in televisione, in RAI in particolare. Pochi i “Maestri”, una tribù che giorno dopo giorno diventa sempre meno numerosa: “razza” in via d’estinzione, e non solo perché il tempo scorre, non lascia scampo.
Di questa “tribù” di “Maestri” ha fatto parte a pieno titolo Paolo Meucci, nome che non aveva bisogno di essere “volto”. L’“essere”, per lui non consisteva nell’“apparire”. Piuttosto lo trovavi nella cura del lavoro ben fatto: quello di un artigiano che ama il suo lavoro e lo fa con metodo, perizia.
“Maestro”, non è un’esagerazione, anche davanti a una tazzina di caffè, durante una pausa del montaggio; anche in quei momenti di non lavoro c’era qualcosa imparare.
Te lo diceva come consiglio, quasi un inciso: “A proposito, forse, che dici, non si potrebbe provare a…”. Aveva ragione lui: quell’immagine, o quella battuta che avevi sacrificato era invece più appropriata ed efficace di quella scelta in un primo momento. Il suggerimento arrivava nel momento giusto, indovinava quando eri pronto ad accoglierlo senza viverlo come un’ingerenza, un’imposizione, te lo porgeva come consiglio… Lo ricordo sempre sorridente, ammiccante, un guizzo ironico, mai irato o iroso, una punta di realismo e disincanto, senza scivolare nel cinismo.
Era una bella TV in una RAI che ancora potevi sopportare, quella dei giorni di Paolo. Si occupava dei “dossier” del “Tg2”, e con “leggerezza”: aria apparentemente svagata, di chi capita per caso. Ma, “perbacco!”, non gli sfuggiva nulla, nulla dava per scontato. Ti dava fiducia, però non abdicava alla sua funzione di controllo, pacato, equilibrato, rigoroso.
Gli potevi parlare prima, durante e dopo: quando ti preparavi e impostavi lo schema di lavoro; quando un imprevisto creava contrattempi spiacevoli e ti aiutava a superarli; quando “montata” la storia, la rivedervi con lui col passo della moviola: si accorgeva di “piccoli” essenziali particolari sfuggiti… Capace di ascoltare e di farsi ascoltare.
Grazie per tutto Paolo, “Maestro” d’altri tempi che speriamo abbiano un futuro.
POS
di Massimo Marnetto
Pagare con la carta consentiva di evitare la disputa per chiedere lo scontrino. Con l’obbligatorietà del Pos, alla fine anche i negozianti più restii lo emettevano. Ora, invece, la possibilità di non accettare la carta di credito fino a 30 euro – cioè per la maggior parte degli acquisti – è il segnale convenuto per incoraggiare il saccheggio fiscale nel commercio. Un danno enorme, perché meno entrate per lo Stato significa più debito pubblico e servizi sempre più carenti (scuole, pronto soccorso, manutenzioni stradali, ecc.)
Così restrizione del pos ed estensione del contante delineano la ”visione” di destra della società: uno Stato che non dà più servizi efficienti, ma bonus compassionevoli. Il motivo è semplice: gli elettori pragmatici di destra non percepiscono il vantaggio ”indiretto”: versamento sereno delle tasse allo Stato, che così ha i soldi per fornire buoni servizi; ma solo il vantaggio ”diretto”: meno tasse, evasione e bonus maledetti e subito.
Governo Meloni ed evasione fiscale. Le mafie ringraziano.
Lucrezia Rizzuti (Fb)
Nella relazione 2022 sull’evasione fiscale allegata alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza si evince che l’evasione fiscale è un’emergenza. I dati si riferiscono al 2020:
- Per quanto riguarda l’Iva, le misure messe in campo per ridurre la differenza fra quello che si stima di incassare e quello che invece si incassa effettivamente hanno funzionato. Parliamo della fatturazione elettronica, dello split payment e trasmissioni elettronica dei documenti. L’evasione esiste ma diminuisce. Il tax gap (così si chiama la differenza) passa da 27,7 miliardi del 2019 ai 23,1 miliardi del 2020. Uno dei motivi per cui la propensione ad evadere diminuisce è dato dai pagamenti elettronici.
- Al contrario è aumentato il gap (cioè la propensione ad evadere) nel 2020 sul 2019 dei contribuenti Irpef con partita iva: lavoratori autonomi e imprese individuali. Si passa dal 68,3% del 2019 al 68,8% del 2020. L’evasione equivale a circa 28 miliardi
- Aumenta la propensione all’evasione dell’Ires (imposta sulle società di capitali) dal 23,1% al 23,7% Evasione di circa 8,5 miliardi
- Ogni 100 euro di tasse da pagare le partite iva e gli autonomi evadono 70 euro circa;
Le Spa e le Srl ogni 100 euro di tasse da pagare evadono 30 euro circa
Poi ci sono le evasioni dei giganti del web, le multinazionali, i trust internazionali e molto altro ma chi dice che l’evasione dei “piccoli” sia robetta dice il FALSO.
Quindi dire che l’evasione è sostanzialmente quella delle multinazionali è una mezza verità: rubano ed eludono il fisco tutti: partite iva e multinazionali.
Di fronte a questi dati un governo serio dovrebbe mettere in atto misure concrete per contrastare l’evasione fiscale. Invece cosa fa questo governo? Aumenta la soglia del contante che notoriamente aumenta l’evasione e facilita il riciclaggio: le mafie per prime ringraziano.
Rottama cartelle (siamo arrivati al 2015, l’anno prossimo rottameranno quelle fino al 2020?) e mette in atto conciliazioni fiscali o meglio condoni per i soliti furbetti che dichiarano ma non pagano, che rateizzano all’infinito, a cui abbuonano le sanzioni e addirittura possono conciliare nonostante sentenze a loro sfavore o ancor prima della sentenza di ultimo grado.
Premia le partite iva a scapito dei lavoratori dipendenti attraverso la flat tax portando il tetto da 65 mila a 85 mila euro di fatturato.
Purtroppo il messaggio del “liberi tutti” non solo è stato recepito ma è diventato realtà, alla faccia degli onesti che continuano a “mantenere” i disonesti.
Ma noi, cioè quelli che le tasse le pagano, quando ci ribelleremo?
Se a sposarsi si vince un premio
di Lidia Ravera (FB)
Credevo che si trattasse di una barzelletta, ieri sera,a cena, C. si serve di insalata e dice: okay, ci sposiamo in Chiesa, allora. L.è seduta vicino a lui. Ride. E’ vero che si vogliono sposare, anche se vivono insieme da un centinaio di anni e hanno figli e nipotini, si vogliono sposare perchè è utile( necessario?) produrre piccoli vortici emotivi, nella calma piatta delle convivenze più longeve. Inventarsi un po’ la vita.
C. insiste: ci sposiamo in Chiesa perchè lo Stato Italiano ci dà in cambio 20 mila euro. Quando capisco che non è una barzelletta smetto di ridere. Dunque la destra al governo vuol dire anche questo: ricostruire a suon di bigliettoni un Italia che non c’è , che non c’è più, da decenni. Che forse non c’è mai stata.
Da sottolineare che i bombardamenti turchi avvengono in uno spazio aereo controllato da Russia e Stati Uniti, che di fatto acconsentono alle continue stragi di civili e militanti del Rojava. E i media occidentali ‘minimizzano o silenziano’ le operazioni sporche del paese Nato.
Si alzano vibrate proteste da quel buco nero dove una volta c’era la sinistra. Allora l’occhiuto Governo corregge il tiro: ma no, su, dai, i ventimila euro li diamo a quelli che si sposano in comune. Davanti al sindaco e senza damigelle. Se a sposarsi si vince un premio, a convivere senza sacramenti si becca una punizione?
Torneranno nel lessico famigliare categorie come “ i bastardi”, figli di donne che non sono riuscite a farsi sposare? I padroni potranno abusare liberamente delle “serve” come se fosse previsto dal sindacato? Quanto becca in più di sussudi statali chi arriva vergine al matrimonio? Le donne che stanno a casa saranno preferite a quelle sgualdrine che lavorano e magari sul lavoro qualche maschio le guarda? Si ritirerenno dal commercio le pillole anticoncezionali, così imparano la mascalzone a divertirsi con il sesso?
E’ dura veder disfare ciò che è stato costruito, con infinita pazienza e ostinazione. Vorrei essere più giovane, aver vissuto meno, lottato meno, capito meno.
Vorrei svegliarmi da questo brutto sogno.
- La differenzaÈ infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
- ScendereMi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
- La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con IsraeleLa feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
- Professione reporter dopo il 7 ottobre. I dubbi di Eric Salerno (e non soltanto)Come è stata l’informazione dal 7 ottobre a oggi, ossia da quando i palestinesi –‘militanti di Hamas’, ‘terroristi’, ‘nazisti’, ‘criminali di guerra’, ‘partigiani’, ‘combattenti per la libertà’ o altri termini scelti da chi giudicava e raccontava – hanno dato l’assalto a Israele? Cosa sono oggi i giornalisti o fotografi ‘embedded’? Cosa rappresentano i palestinesi arabi che lavorano per i grandi media; giovani o meno che raccontano da Gaza? E la stampa israeliana? Quella italiana?
- PazzoGuardo l’Argentina e penso all’Italia. Nella nazione del Sud America la povertà si è talmente diffusa da risucchiare nell’angoscia metà della popolazione. I poveri prima smettono di votare (astensione), dopo scelgono il ”pazzo” più distruttivo del sistema che li ha affamati. E questo processo è più rapido se c’è l’elezione diretta del presidente (o del premier). (Marnetto)