Il furbo la vota e la destra contraccambia. Tutto torna.
di Massimo Marnetto
Per il reddito di cittadinanza, la Meloni vuole distinguere i bisognosi dai fannulloni, avviando la campagna di angoscia di imminenti tagli contro i più poveri, per stanare l’ozio. Non vedo però lo stesso impegno per separare i buoni dai cattivi tra gli evasori. Qui non si sta a cavillare. Si azzerano o riducono i mancati pagamenti a inadempienti senza colpa, come ai furbi col suv che invece truffano il fisco per puro vantaggio.
Tanto ci sono quei fessi dei salariati e pensionati che pagano le tasse fino all’ultimo euro; e con aliquote molto più alte del 15% concesso a chi ha la partita iva, aiutato a non superare la soglia di fattturato, grazie al contante facile per lavorare in nero. Il furbo vota la destra e la destra contraccambia. Tutto torna. Ma i furbi sono una fabbrica di ingiustizia sociale: se non li si debella, distruggono il Paese.
Ho scoperto il giornalismo del dinner talk

Antonio Cipriani su Remocontro
Questo Polemos sarà inutile. Ma non c’è la faccio a non condividere con voi lettori il disagio che ho provato venerdì scorso, cercando un telegiornale in tv. Il circotognismo mediatico fa passi da gigante, e una declinazione potentissima è apparsa su Sky all’ora di cena, quando un salottino di amici di un certo livello sociale si sono messi a tavola davanti alle telecamere per un dinner talk (così si chiama), insomma una cena da Maria Latella.
Protagonisti dell’inforchettata elegante, ragionando dei massimi sistemi, oltre alla giornalista Latella, il direttore del canale all news di Sky, Giuseppe De Bellis, il noto sondaggista Antonio Noto, l’attrice anche comica Paola Minaccioni e la Ceo di Henkel Italia Mara Panajia. Sbigottito ho assistito alla declinazione del tema della serata: come cambiano i consumi degli italiani in tempi di crisi.
Figuriamoci se non è legittimo che un giornalista dialoghi con un Ceo, un Ad e un altro giornalista del più e del meno, ma possibile che nessuno colga drammaticamente come questa sceneggiata tra intimi sia esattamente la morte civile di un’idea di informazione, di giornalismo? E poi ci lamentiamo del crollo culturale. Qui siamo oltre al circotogni delle arene mediatiche. Non è che siano necessarie inchieste giornalistiche, figuriamoci… ma sbocconcellare interrogandosi – signora mia – su chi non arriva a fine mese, ridacchiando su battutine tra sodali, mentre sotto scorrono le notizie dei migranti lasciati morire in mare, sulla crisi energetica e le lotte operaie per difendere il posto di lavoro, lo stipendio e la possibilità di dare da mangiare alla famiglia, mi sembra proprio di cattivo gusto.
Velo pietoso sulla performance dell’attrice che imita una rumena che va al supermercato e non può permettersi gli acquisti. Mi sono vergognato per loro.
E poi ho scoperto che è la seconda serie e per quest’anno è la quarta puntata. Sono andato a rivedere i commensali delle cenette precedenti e – che te lo dico a fa’ – è sempre il solito tran tran amicale. Due cene su quattro avevano a tavola le buone forchette di Azione-Italia Viva, e poi una sintesi della società civile, composta solo da giornalisti, amministratori delegati, Ceo, industriali. Ah, dimenticavo: presente anche Paola De Micheli, dirigente d’azienda e auto-candidata al ruolo di segretaria del Pd.
Citando Totò e Peppino: …e ho detto tutto.
Zelensky non ama la libertà di stampa. Contestato disegno di legge sui media

di Ennio Remondino
Tentativo del governo ucraino di assumere il controllo dei media inseguendo più il modello russo-putiniano che quello occidentale a cui dice di ispirarsi. Il nuovo disegno di legge, definito da più parti antidemocratico e pericoloso, subordina tutti i media ad un unico ente statale che ha il potere di ammonire, multare e, in ultima analisi, chiudere qualsiasi canale, denuncia Serhiy Guz, giornalista ucraino, su OpenDemocracy.
Se non basta l’autocensura patriottica
Molti giornalisti ucraini hanno scambiato i loro dittafoni con i fucili e sono andati a prestare servizio in prima linea contro l’esercito russo. Altre migliaia stanno rischiando la vita per fare reportage dai campi di battaglia e dalle aree colpite dai conflitti. Nel frattempo, il partito di governo ‘Servitore del popolo’ ha deciso di servire se stesso e il suo potere rafforzando il controllo sulla stampa.
Fino ad ora, l’Ucraina non ha creato alcun organo ufficiale di censura durante l’invasione russa grazie agli alti livelli di autocensura tra i giornalisti, che a torto o a ragione hanno rispettato (volontariamente o forse sotto costrizione) molte restrizioni da parte di funzionari militari e civili.
Ora, però, il nuovo disegno di legge subordina tutti i media ad un unico ente statale che ha il potere di ammonire, multare e, in ultima analisi, chiudere qualsiasi canale.
Grande Fratello all’ucraina
In base ai poteri del disegno di legge, il Consiglio nazionale ucraino per le trasmissioni televisive e radiofoniche acquisirà poteri di regolamentazione su giornali, media online o piattaforme digitali che forniscono servizi di media, in aggiunta all’autorità già esistente su TV e radio.
Se firmato dal presidente Volodymyr Zelenskyi, il decreto conferirà al governo poteri di controllo senza precedenti sulla stampa ucraina. E non è neppure la prima volta che lo stesso presidente ci prova.
Una legge simile è apparsa quasi tre anni fa, all’inizio del governo Zelenskyi.
Allora, la maggior parte delle organizzazioni giornalistiche ucraine si oppose categoricamente. La legge era considerata troppo severa e i poteri assegnati al Consiglio nazionale troppo estremi. Di conseguenza, nel maggio 2020, il parlamento ucraino ha bocciato il disegno di legge. «Ora, tuttavia, dopo nove mesi di guerra della Russia contro l’Ucraina, stiamo assistendo al ripetersi di uno scenario familiare a chiunque abbia osservato i recenti radicali cambiamenti alle leggi sul lavoro» scrive Serhiy Guz.
Per approvare la nuova legge sui media, il governo ucraino e i suoi alleati parlamentari stanno usando la retorica sulla necessità delle riforme (a sostegno dell’adesione all’UE, nientemeno) e sugli effetti dell’invasione russa. Bugie vergogna.
In realtà, è una questione di controllo.
I poteri che verrebbero delegati al ‘Consiglio nazionale ucraino per le trasmissioni televisive e radiofoniche’ non hanno precedenti. «Mai nella storia dell’indipendenza del paese un singolo ente statale ha avuto questo tipo di poteri, né sotto la presidenza di Leonid Kuchma (1994-2005, momento di forte pressione sui giornalisti) né durante il governo di Viktor Yanukovych (2010-2014, quando fuggì dal paese dopo la rivoluzione di Maidan)».
Quando Yanukovich aveva introdotto le cosiddette ‘leggi della dittatura’ per reprimere le proteste di massa nel gennaio 2014, i giornalisti ucraini si erano indignati. Queste leggi cercavano di limitare il lavoro delle agenzie di stampa non ufficialmente registrate (come molte all’epoca) e di bloccare i siti web che contenevano informazioni “illegali”.
L’attuale disegno di legge sui media contiene proposte simili, oltre a ulteriori disposizioni più rigorose. Queste potrebbero distruggere il fragile equilibrio di potere tra i media e il governo, che in passato ha impedito all’Ucraina di scivolare nella dittatura.
Si stava meglio quando si stava peggio?
Ad esempio, durante gli anni di Kuchma e Yanukovich, la mancanza di controllo statale sui siti web ha fatto sì che il popolo ucraino avesse accesso a migliaia di pubblicazioni online in opposizione al governo. Ciò ha creato una base per la resistenza della società ucraina ai tentativi di usurpare sia il potere che il diritto alla verità.
Per quanto riguarda la carta stampata, scopriamo che molte organizzazioni pubbliche ucraine pubblicano giornali e opuscoli senza alcuna registrazione ufficiale: la legislazione ucraina lo consente, il nuovo disegno di legge lo vieta.
Il disegno di legge Zelensky sui media organizza la sua guerra con ben 282 pagine e va a modificare dozzine di leggi. Una massa normativa illiberale e poderosa, contro cui, dal momento in cui il disegno di legge sarà stato adottato, al cittadino ucraino sono concessi solo 21 giorni per sollevare obiezioni e ricorsi.
Pericolo di monopolio statale dei media
Oggi, solo l’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina (NUJU), sostenuta dalla Federazione europea dei giornalisti, si oppone apertamente a questo disegno di legge. Tuttavia, il governo ucraino sta abilmente usando la guerra per spostare l’attenzione pubblica dall’eccessiva regolamentazione dei media ucraini verso questioni che sono diventate solo più controverse durante la guerra, come l’uso della lingua russa su TV e radio ucraine. Di fatto il pericolo principale resta nella creazione di un monopolio statale di controllo sui media.
«Arriva in un momento difficile per i media del Paese, che hanno subito interferenze da parte delle autorità ucraine dall’inizio dell’invasione russa. La televisione ucraina è stata praticamente monopolizzata dallo stato, con un programma trasmesso su tutti i canali di notizie centrali, la United Marathon».
Le eccezioni sono state i canali Pryamyi, Espresso e Channel 5 legati all’ex presidente Petro Poroshenko, che hanno trasmesso la loro ‘maratona informativa’ fino a quando un decreto presidenziale li ha costretti a passare alla United Marathon. Va notato che Poroshenko, che ha perso contro Zelenskyi nelle elezioni del 2019, è ampiamente visto come un possibile concorrente dell’attuale presidente.
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Maroni

di Severino Saccardi (FB)
Pur non avendone condiviso (ma mi pare superfluo ribadirlo ora) idee e posizioni, la scomparsa di Roberto Maroni mi rattrista sinceramente.
Personalmente, ho sempre pensato che, di fronte al passaggio ultimo, è giusto aver rispetto anche per chi la pensa diversamente da noi e rendere comunque omaggio alla memoria.
Roberto Maroni era un uomo contraddistinto da un profilo e da un senso di responsabilità istituzionale (che spesso oggi latita) ed era uso argomentare ed anche polemizzare in termini pacati e civili. Non lo scorderemo.
Vicinanza e solidarietà umana ai suoi cari e a chi gli è stato accanto nella sua avventura civile e umana.
- Ci pensa Giorgiadi Massimo Marnetto Lampedusa: finta la scena (campo profughi ripulito per l’occasione); finto l’impegno europeo (redistribuzione su base volontaria, cioè briciole); finte le soluzioni nazionali proposte (più carcere, meno integrazione); vera invece l’esasperazione degli isolani che denunciano la truffa mediatica. Ma Lei tira dritto. Se la linea ‘’ci pensa Giorgia’’ si afferma, presto vedremo la … Leggi tutto
- Dopo lunga malattiaDOPO LUNGA MALATTIA. L’ONU è morta, scrive oggi Massimo, il titolo al pezzo l’ho aggiunto io. La causa di morte era presente già alla sua nascita, col diritto di veto attribuito alle grandi potenze che l’hanno fondata. Raniero La Valle e tutti noi di Costituente Terra continuiamo ad essere convinti che la soluzione ci sia ma ci sarà solo il giorno in cui avverrà anche tra i popoli e gli Stati quel riconoscimento reciproco dei diritti di ognuno con l’abbandono delle logiche di dominio purtroppo ancora in vigore. Una costituzione per la Terra.
- La difesa dei confiniil Consiglio dei ministri di lunedì scorso ha inserito nel decreto-legge per gli aiuti al Mezzogiorno nuove norme di contrasto all’immigrazione, ciò che nel linguaggio di Giorgia Meloni significa “la difesa dei confini”. Finora si intendeva come difesa dei confini il contrasto alle invasioni armate. Le nuove misure decretate in Italia dal governo hanno anche un sapore razzista perché destinate a colpire soprattutto profughi di pelle scura, e bisogna stare attenti a questo in tempi in cui in Europa ci si scambia accuse di nazismo. Ma se la risposta alla tragedia dei migranti viene iscritta nel capitolo della difesa dei confini, è proprio l’istituto dei confini, celebrati finora come sacri e inviolabili, che bisogna riformare.
- Manca il comeMeloni ha invitato la Von der Lien a Lampedusa per giustificare ‘’una missione europea per fermare gli sbarchi’’, ma manca il come. Si fermano i barchini in alto mare ordinando di tornare indietro? E se non lo fanno, si bloccano tra le onde finché non affondano? E se iniziano a moltiplicarsi i naufragi, come farà l’Italia a sventare le accuse di respingimento e omissione di soccorso in mare illegali?
- Kiev fa causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia sul grano. All’Onu contro la RussiaIl commercio del grano crea nuove tensioni politiche in Europa dell’est. Il ministro del Commercio ucraino ha annunciato ieri che Kiev farà causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia per aver mantenuto il divieto di importazione ai cereali provenienti dall’Ucraina. Zelensky alle Nazioni unite: «Dateci più armi e rinnegate la Russia». Il partito repubblicano Usa si divide sui finanziamenti a Kiev