Reader’s – 21 novembre 2022 rassegna web

La Russia ha invaso l’Ucraina nell’aprile 2022, criminale aggressione d’accordo. Ma quanti sono gli Stati occidentali, Italia compresa, che in un modo o nell’altro hanno aggredito o collaborato ad un’invasione nell’intento di imporre con la forza valori o interessi non condivisi? Ora, il diritto internazionale o ha validità universale o non può obbligare a seconda dei casi. Vale per l’ Europa come per il Medio Oriente. In Africa come in Asia.

La sicurezza non è compatibile con le logiche di dominio. Deve essere riconosciuta e difesa come un bene comune, garantita imparzialmente da un’autorità planetaria (e da una Costituzione della Terra). Avrebbe dovuto e potuto essere questo il compito delle Nazioni Unite, senza grandi potenze al comando con diritto di veto. E anche prendere in considerazione una guerra mondiale nucleare è semplicemente folle. Così come continuare a distinguere tra militari e civili quando non lo fanno le bombe. Fermiamoci allora, fermiamoli finché siamo in tempo (nandocan)


Appello alla mobilitazione. Costruiamo un’alleanza trasversale per la Pace e l’Economia.

da “la Bottega del Barbieri”

articoli, video, musica, vignette di Ramin Mazaheri, Pepe Escobar, Francesco Santoianni, Verdiana Siddi, Giuseppe Masala, Stefano Orsi, Manlio Dinucci, Giacomo Gabellini, Pino Arlacchi, Enrico Tomaselli, Gianandrea Gaiani, Francesco Masala, Toni Capuozzo, Mirko Mussetti, Emiliano Brancaccio, Raffaele Giammetti, Stefano Lucarelli, Antonio Mazzeo, Maria Pastore, Adriana Pollice, Quino, Fausto Amodei, con un appello per l’uscita dell’Italia dalla guerra

Invito alla mobilitazione per l’uscita dell’Italia dalla guerra, contro le sanzioni alla Russia, a favore del nostro Paese quale mediatore di Pace.

Uscire dalla guerra che divampa dall’Europa al Nordafrica e al Medioriente, operare per una soluzione diplomatica, salvare l’economia.

La guerra — militare, economica, politica, mediatica, ideologica — sta travolgendo la nostra vita su tutti i piani. È anzitutto la guerra economica quella che sta “bombardando” a intensità crescente il nostro Paese. Senza materie prime ed energia tutto si ferma (cibo, farmaci, sanità, trasporti, illuminazione pubblica, internet, ecc.). L’energia a costi insostenibili provoca la paralisi progressiva del sistema produttivo e di quello dei servizi.

No alle sanzioni Il gas russo è il più economico al mondo. Impedire che lo si possa usare, sostituendolo col GNL il cui prezzo è determinato da meccanismi speculativi, costituisce un atto di guerra contro l’Italia e gli italiani. Vengono colpite le famiglie, i lavoratori, le piccole e medie imprese di tutti i settori — commercio, agricoltura, industria, allevamento, pesca, ristorazione, turismo — già pesantemente colpiti dai lockdown. Il costo della vita è in continuo aumento. Fallimenti, chiusure, cassa integrazione e licenziamenti, deindustrializzazione, crollo dei consumi, degrado e miseria crescente ne sono la conseguenza più immediata.

Non c’è più tempo da perdere È necessario mobilitarsi perché si possa uscire dal vicolo cieco nel quale siamo stati costretti. Portare alla luce lo scontento che corre orizzontalmente per il Paese. Opporci al sabotaggio istituzionale e all’attacco ormai sistemico alla nostra economia.

È in gioco la sicurezza nazionale La crescente e diffusa consapevolezza di come la partecipazione cobelligerante del nostro Paese sia stata una scelta suicida, imposta da quei poteri sovranazionali cui il governo Draghi ha dato esecuzione, può e deve diventare una forza autorganizzata trasversale, attuando il principio costituzionale che la sovranità appartiene al popolo.

Partecipa alla costruzione di una grande alleanza trasversale contro la guerra per l’economia e il bene comune! Chiediamo all’unisono il ritiro delle sanzioni, il ritiro dalla guerra e che l’Italia medi attivamente per la ricostruzione delle condizioni della Pace. Diciamo no alle sanzioni, no al finanziamento della guerra e all’invio di armi, no alle spese militari, sì ad un ruolo attivo del nostro Paese quale mediatore di Pace.

Aderite, firmate e condividete!

https://www.fuorilitaliadallaguerra.it/


Bio-tortura

di Massimo Marnetto

Penso che occorra ampliare il concetto di tortura, comprendendovi anche la bio-tortura. Che si realizza quando la sofferenza di una malattia diventa insopportabile a giudizio di chi la patisce. E che pertanto nessuna religione la possa imporre una sofferenza lancinante, accampando l’indisponibilità della vita in quanto dono divino. Il bisogno di morte sedativa deve essere un diritto, confortato dalla morale. Il bene – laico o incarnato in un dio – non può compiacersi della sofferenza gratuita di una persona.

”Grazie per gli auguri di compleanno, ma ormai ho dolori così lancinanti nonostante le cure, che mi chiedo quale senso abbia vivere ancora”. Ricevere questa risposta dal mio amico molto anziano mi ha gelato. E fatto toccare con mano che un uomo colto, ironico, con una bella famiglia e amici veri può arrivare a desiderare di rinunciare a tutta questa ricchezza, pur di non soffrire.


Gli uomini e il sesso

di Giovanni Lamagna

Krishnamurti (ne “La quiete della mente”; Ubaldini Editore; pag. 152) si chiede: “… perché la società ha attribuito al sesso questa straordinaria importanza?”. E subito dopo si interroga sulle “sanzioni religiose che ne derivano”, che tendono a porre degli argini all’esperienza di “piacere” e di “bellezza” che gli uomini collegano al sesso. Voglio pormi queste stesse domande e provare a dare le mie risposte.

Quanto alla prima domanda la mia risposta è molto semplice, anche se duplice: 1) nel sesso gli uomini sperimentano forse il massimo del piacere fisico, emotivo e mentale, in certi casi anche spirituale, che è dato loro provare nella vita; 2) al sesso è collegata la sopravvivenza della specie, quindi la continuazione della vita stessa.

Un interesse, una realtà superiore al sesso?

Ci può essere, dunque, un interesse superiore a quello che gli uomini provano normalmente per il sesso? Sì, ci può essere; ma in qualche modo essa sarà sempre e comunque gemmazione della pulsione sessuale, una forma di filiazione da quella primaria, primordiale, che è il sesso; ne sarà, come ci hanno insegnato Freud e la psicoanalisi, una sua sublimazione.

In molti casi positiva, utile, necessaria, senza alternative: non si può certo passare tutto il proprio tempo a fare sesso; come minimo, oltre a fare sesso, bisognerà lavorare per procurarsi quanto è necessario a sopravvivere. In altri casi negativa, inutile, addirittura dannosa, produttiva di malattie fisiche e mentali, nevrosi e in alcuni casi persino psicosi: quando si fa poco sesso o addirittura vi si rinuncia, perché si è incapaci – per timori inconsci, ma ben reali – di goderne.

o la necessità di limitare la sconfinata propensione al sesso

Anche alla seconda domanda di Krishnamurti la mia risposta è semplice: gli uomini hanno sentito il bisogno (soprattutto attraverso le religioni) di imporsi delle sanzioni che limitassero la loro naturale e tendenzialmente sconfinata propensione verso il sesso, per il timore, la paura (che, ricordiamolo, non sono mai del tutto separabili dal piacere e dal desiderio) di esserne travolti, di non riuscire più ad occuparsi anche di altre cose nella vita, pur esse necessarie, anzi senz’altro più necessarie del sesso.

Pensiamo, ad esempio, alle necessità – anche solo quelle primarie, cui ho già fatto riferimento in precedenza – di procurarsi del cibo, una casa, degli abiti e, inoltre, di occuparsi dell’allevamento della prole, incapace da sola, nei primi anni di vita, di badare alla propria sopravvivenza.

Una sorta di droga

C’era il rischio, dunque, per l’uomo che il sesso con la sua fortissima carica attrattiva, potesse essere vissuto come una sorta di canto delle sirene, di droga, che avrebbe potuto distrarlo da altre incombenze, indubbiamente meno o, in certi casi, per nulla seducenti, legate alla fatica del vivere; o, meglio, innanzitutto del sopravvivere.

Di qui la necessità di crearsi degli argini, persino degli ostacoli, di imporre dei limiti alla fortissima pulsione del sesso, di non farlo diventare una sorta di ossessione, come invece rischiava di diventare, se gli uomini non si fossero dati delle norme e non avessero previsto delle sanzioni collegate alla mancata osservanza di queste norme.

Perfino nelle nostre società culturalmente avanzate

Come possiamo verificare in alcuni casi patologici, anche oggi, perfino nelle nostre odierne società, ipermoderne ed evolute, molto razionali e culturalmente avanzate, addestrate ormai a controllare (forse addirittura fin troppo!) gli istinti primari e persino le emozioni e i sentimenti.

Accade anche oggi, infatti, che il sesso in alcuni individui (nevrotici o, addirittura psicotici) diventi una pulsione maniacale, che norme e sanzioni sociali, tuttora vigenti, non riescono ad arginare, generando quindi disagi, più o meno acuti; nel soggetto malato innanzitutto, ma anche nel contesto ambientale in cui egli vive ed opera.


  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
  • Professione reporter dopo il 7 ottobre. I dubbi di Eric Salerno (e non soltanto)
    Come è stata l’informazione dal 7 ottobre a oggi, ossia da quando i palestinesi –‘militanti di Hamas’, ‘terroristi’, ‘nazisti’, ‘criminali di guerra’, ‘partigiani’, ‘combattenti per la libertà’ o altri termini scelti da chi giudicava e raccontava – hanno dato l’assalto a Israele? Cosa sono oggi i giornalisti o fotografi ‘embedded’? Cosa rappresentano i palestinesi arabi che lavorano per i grandi media; giovani o meno che raccontano da Gaza? E la stampa israeliana? Quella italiana?
  • Pazzo
    Guardo l’Argentina e penso all’Italia. Nella nazione del Sud America la povertà si è talmente diffusa da risucchiare nell’angoscia metà della popolazione. I poveri prima smettono di votare (astensione), dopo scelgono il ”pazzo” più distruttivo del sistema che li ha affamati.  E questo processo è più rapido se c’è l’elezione diretta del presidente (o del premier). (Marnetto)
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