Reader’s – 19 ottobre 2022. Rassegna web

Sul Reader’s di ieri ho pubblicato una sintesi del rapporto Caritas con i dati che documentano la crescita della povertà assoluta in Italia solo in parte contrastata dal reddito di cittadinanza. Ma anche l’aumento progressivo delle disuguaglianze, al quale si riferisce oggi l’intervento su Facebook dell’amico Roberto Seghetti. Seguirà un mio breve, “personalissimo” contributo sull’argomento.

Lo scandalo dei poveri “di famiglia”

di Roberto Seghetti (Facebook)

Cinque milioni e mezzo di poveri, ricorda la Caritas a chi guiderà il paese. Ma lo scandalo non è solo questo: lo scandalo sta anche in quel 59 e rotti per cento di persone rimaste povere perché provenienti da famiglie povere. Sei su dieci. Povertà appiccicosa.

Che significa? Che la scuola ha perso il suo ruolo e che nella società si è diffuso un veleno sottile. La scuola l’hanno bombardata e destrutturata scientemente nel corso di una battaglia culturale cominciata da Berlusconi trent’anni fa, ma poi accettata da molti, perché la famiglia di provenienza tornasse ad essere il vero trampolino di lancio nella vita.

Se non hai cultura

Se non hai cultura che fa crescere anche in casa; informazioni sul mondo (sai che cosa è meglio fare, dove cercare, quali percorsi seguire); fondi per irrobustire la formazione (master, doc, postdoc, oltre alle lingue) e relazioni sociali di buon livello, allora è probabile che tuo figlio volerà basso, anche se conclude le scuole dell’obbligo con profitto.

La concorrenza sul lavoro

Quanto al veleno sparso nell’aria, è composto da due elementi, frutto di un lungo lavorio culturale. Da un lato, i più poveri sono stati convinti che a fargli concorrenza sul lavoro fossero non i più acculturati o i più benestanti, ma altri poveracci, come gli immigrati.

Una bugia velenosa

Dall’altro si è sparsa a piene mani una bugia sottile, ma velenosa: che fatichi a fare per la tua formazione se basta farsi vedere in tv o sui social per avere successo? Un disastro, questo è il risultato. Un disastro in cui le famiglie benestanti hanno riconquistato il proprio ruolo, riducendo la concorrenza per i propri figlioli.


Gli “integratori” e chi ne fa le spese

di nandocan

Aggiungo da parte mia un’altra forma di grave disuguaglianza, di cui mi pare che poco si parli. Consiste nell’involuzione dell’assistenza farmaceutica a cui assistiamo, a mio avviso, con la sostituzione crescente, nelle prescrizioni non solo dei medici specialisti ma anche dei medici “di famiglia”, dei cosiddetti integratori al posto dei farmaci in carico al SSN.

Si riduce la spesa farmaceutica

Questi costosissimi prodotti farmaceutici hanno il merito di alleggerire la spesa pubblica di una parte considerevole della spesa farmaceutica, quella a carico non solo del Servizio Sanitario ma anche di molte Casse integrative. Quelle che, continuando nella tradizione che fino a qualche decennio fa considerava gli integratori superflui, di solito non li rimborsano.

Ma pagano i pazienti

A farne le spese sono dunque soltanto i pazienti, soprattutto i meno abbienti costretti a scegliere tra la necessità di curarsi e quella di arrivare con la pensione o lo stipendio alla fine del mese.

A guadagnarci sono le industrie farmaceutiche che li producono ma anche le farmacie, libere le une e le altre di lucrare su prezzi sottratti alla contrattazione con lo Stato. E i medici anche ma solo nei casi rari, mi auguro, che vi sia qualche forma di comparaggio.


Gas, i prezzi crollano ma l’Italia ha il record europeo di rincari in bolletta

di Remocontro

Prezzi del gas europeo ancora in discesa, ai livelli di giugno. Il clima più caldo del solito, gli alti livelli di stoccaggio allentano i timori sulla scarsità delle forniture invernali. E le nuove misure Ue fanno scendere i prezzi al di sotto dei 120 euro. Ma le bollette di luce e gas non scendono.
Italia con la bollette più care, battuta solo dalla Grecia. E l’opposizione locale ai rigassificatori per sostituire il gas russo con quello liquefatto che arriva via nave.

Le misure europee e la diseguaglianza nazionali

L’Unione Europea sta adottando misure per attenuare l’impatto della crisi nel caso in cui i prezzi dovessero aumentare di nuovo durante l’inverno. La Commissione europea presenta un nuovo pacchetto di emergenza che include la cooperazione tra gli Stati sugli acquisti, cercando di ottenere dai governi nazionali l’autorizzazione a proporre – solo come ultima risorsa per le troppe opposizioni interne – limiti di prezzo per le transazioni degli hub olandesi. Tra i più scettici e contrari a un tetto al prezzo del gas i tedeschi, che rincorrono la loro crisi energetica facendo risorgere le loro tre centrali nucleari che dovevano chiudere.

Stoccaggio gas buono, se non fa troppo freddo

Gli impianti di stoccaggio del gas in Europa sono pieni per circa il 92%, al di sopra della media per questo periodo dell’anno, grazie al clima più caldo e agli elevati livelli di importazioni di gas naturale liquefatto. Tuttavia, il prossimo anno sarà difficile ricostituire gli stock senza i normali volumi di gas russo, avvertono i tecnici.

Perché l’Italia ha le bollette record?

La mappa del Vecchio Continente, diffusa dal sito di ricerca online ‘Euenergy.live’, mostra come il nostro Paese abbia le fatture più alte tra i Paesi membri, con cittadini residenti e imprese che rischiano di ritrovarsi in ginocchio a causa dei prezzi sempre più esorbitanti dell’elettricità. Ma allo stato attuale sono le singole cancellerie a cercare e adottare le più disparate soluzioni individuali per calmierare le spese in fattura per i contribuenti.

Germania fai da te

L’esempio principe è quello della Germania, che in barba allo spirito comunitario ha stanziato ben 200 miliardi di euro per evitare alle proprie industrie di pagare le bollette in arrivo per il periodo di ottobre, novembre e dicembre. Un fatto che però finisce per alterare completamente gli equilibri del mercato europeo, rendendo non concorrenziali le imprese del resto d’Europa.

Ue tra impotenza e incapacità

In tutto questo sono le istituzioni europee a ritrovarsi nel mezzo di una polemica sempre più aspra per la mancanza di strumenti condivisi per far fronte all’emergenza energetica. Mosca che già taglia le forniture e promette di peggio. Mentre stanno crescendo i timori degli Stati europei per la notizia dello stop di Kiev alla fornitura di energia elettrica verso l’Occidente. Il presidente ucraino teme infatti che la produzione nazionale possa non bastare ai propri concittadini per affrontare i prossimi mesi invernali, dopo la risposta di Mosca all’attentato al ponte di Crimea, a colpire le infrastrutture energetiche ucraine.

Abbiamo davvero le bollette più care d’Europa?

Dall’uno per tutti dei Moschettieri, all’ognuno per se del peggior nazionalismo. Inverno alle porte senza un briciolo di strategia comune. Il quadro lo ha tracciato in maniera precisa e puntuale il sito di informazione online ‘Euenergy.live’, che ha diffuso la mappa europea delle spese per l’elettricità. Se la nazione con le fatture più accessibili risulta essere la Norvegia con una spesa media di 47 euro ogni megawattora (ma loro hanno i gas nel mare nazionale), l’Italia si piazza addirittura al penultimo posto della graduatoria. Il prezzo medio per gli italiani è di oltre sette volte più alto, assestandosi a quota 347 euro per ogni megawattora consumato.

Battuti in peggio solo dalla Grecia

Peggio di noi stanno solo ad Atene: la Grecia infatti è il fanalino di coda della graduatoria con ben 370 euro di media per ogni megawattora. Ma a provocare l’ira dei nostri concittadini saranno soprattutto i dati relativi proprio alla Germania (solo 213 euro al megawattora), della Spagna e del Portogallo (entrambe si assestano in media a circa 200 euro al megawattora per ogni cittadino). Più contenuta la differenza con i vicini transalpini: in Francia infatti la spesa per ogni abitante ad oggi tocca la quota di 288 euro al megawattora.

Rigassificatori, soluzione e opposizioni

Contro i rigassificatori, impianti a mare per far tornare volatile il gas reso liquido trasportato sulle navi. Potrebbe essere una soluzione per alleggerire il pressing del caro energia sull’Italia e offrire una maggiore sicurezza energetica nazionale, ma territorialmente, nella località prescecelte c’è stata una levata di scudi da parte della popolazione. Sciopero e ricorsi per fermare il rigassificatore le possibili iniziative su cui si discute per il rigassificatore di Piombino.

Conferenza dei servizi del 21 ottobre

Il probabile via libera del governo all’impianto atteso il 21 ottobre, fa salire la tensione nel fronte contrario all’impianto. Un ‘no’ che chiama a raccolta tutti i contrari, comitati, sindacati e istituzioni locali, cdon presidio di fronte alla sede della Regione Toscana e comitati davanti al deposito Snam dove sono già stoccati i primi tubi. Pronto il ricorso al Tar contro l’opera.

L’operatività del porto

La Cgil di Livorno preoccupata per l’operatività del porto. «Non siamo contro i rigassificatori – spiega Fabrizio Zannotti, segretario Cgil Livorno – ma abbiamo una serie di perplessità: la cosa che ci preoccupa di più, e su cui saremo intransigenti, è l’operatività del porto di Piombino, non possiamo permettere che si blocchino le attività».

Tagsbollette Elettricità ENERGIA gasrigassificatori


Il fascino esercitato da Mosca

dì Riccardo Cristiano

C’è un fascino cattolico, ipernazionalista e comunista che va capito: è il fascino esercitato da Mosca. *

Per certi cattolici è il ritorno della cristianità, un impero orante e fondamentalista, contro la deviazione conciliare, il loro nemico supremo.

Per certi comunisti è il fascino della Mosca intesa come Terza Roma che fa vivere il sogno della sconfitta dell’Occidente capitalista.

Per gli ipernazionalisti è il sogno di un ritorno all’idea di cultura contro quella di civiltà. Tutto questo può unirsi in appelli di pace.

C’è poi un sogno occidentale che fa altrettanta paura: noi siamo la sola civiltà, tutto il resto è barbarie.

La pace a cui penso non ha nulla a che fare con queste visioni, ma con il vivere insieme, che richiede però di anteporre l’insieme al semplice vivere, pur che sia.

* * *

*Condivido, Riccardo. Ma c’è anche il fascino esercitato su tutte le persone colte dalla grande letteratura, dall’arte e dalla musica di questo grande Paese, Come pure dalla sua storia prima e dopo la rivoluzione, quest’ultima compresa per il suo valore ideale e sociale, fino all’ orribile involuzione staliniana (nandocan)


Vodka

di Massimo Marnetto

B. – Giorgia, la sai quella della scrofa a Roma che va in calore, poi arriva un vecchio porco milanese e….

Giorgia – Silvio, ma voi fa’ ‘a persona seria ‘na vorta nella vita? Avevamo deciso tutto, io avevo pure ingoiato il rospo degli insulti e mo me te n’esci colle pomiciate co’ Putin, ‘a vodka, ‘e lettere, l’amicizia… e me ritiri fori pure quella gatta morta della Casellati… OOOHHH ! Io me so’ stufata de fatte da badante! 

B – Fantastico. E quale sarà il prossimo lavoro del tuo uomo? Dài, scherzo… non fare quella faccia… Ma sai che col broncio sei sexy?..

Giorgia – Aaa Sirvio, voi ‘na scarpata in testa? Io so’ bona e cara, ma so’ daa Garbatella… Mo te fai aiuta’ dall’ufficio stampa e smonti tutto er casino che hai combinato. E me fai pure la cortesia de tennette pe’ te l’amicizia co’ Putin, perché nun vojo fa ‘na figura de merda all’estero, dopo tutti i soldi che spendo dar parrucchiere pe’ esse’ rassicurante.

B. – Calma Giorgina… Non è successo niente. Se io dico che non ho detto quello che ho detto, tutto sparisce. Chi lavora nei miei giornali e tv è Fedele e affezionato. Tu però non me l’hai mai scritta una lettera dolcissima…

Giorgia – Va a casa, va… E vacce piano co’ ‘sta vodka – NDO VAI??.. Quello è l’armadio. La porta è dellà.


da FNSI

Equo compenso, lotta alla precarietà e diritti: la Clan verso il congresso Fnsi

Centrale resta «il lavoro di aggregazione territoriale e per testate di giornalisti lavoratori autonomi, parasubordinati e precarizzati, al fine di coinvolgerli in vertenze lavorative e sindacali», spiega la Commissione al termine della riunione di martedì 18 ottobre.

Rilanciare la mobilitazione sui temi del lavoro autonomo e precarizzato, attuazione dell’equo compenso, riformare e allargare la rappresentanza degli autonomi nel sindacato dei giornalisti e formulare una proposta di mozione dedicata al 29° Congresso Fnsi, in programma dal 14 al 16 febbraio 2023 a Riccione.

Questi gli orientamenti, condivisi all’unanimità, nella Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi, convocata dal presidente Mattia Motta e dal coordinatore Maurizio Bekar e riunitasi martedì 18 ottobre 2022.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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