Rassegna web di nandocan magazine
Multipla Edificazione
di Massimo Marnetto
Gli attivisti di Multipla Edificazione hanno imbrattato di fango l’Emilia Romagna, dopo averla trasformata in una gigantesca vasca che trattiene l’acqua piovana.
Rispetto ai loro antagonisti di Ultima Generazione che buttano zuppa sui vetri dei quadri, questi di Multipla Edificazione buttano cemento sui campi per fare capannoni e villette vicino ai fiumi.
Gli ecologisti colorano l’acqua delle fontane per ore, questi di Multipla Edificazione inquinano le falde acquifere per sempre.
Gli eco-attivisti occupano il suolo pubblico per ore, questi di Multipla Edificazione consumano il suolo agricolo per sempre.
I ragazzi di Ultima Generazione vengono processati per danni, questi di Multipla Edificazione stanno al potere da anni.
Da Raniero La Valle la newsletter n. 117 di “Continente Terra” con il titolo “L’atomica e il Covid”

L’incognita nucleare
Cari Amici,
A missione conclusa, si capisce meglio il senso del giro delle Sette Chiese che il presidente Zelensky ha fatto, dalla Polonia a Roma, al Vaticano, a Berlino, a Parigi, a Londra e a Bruxelles. Tre erano i suoi obiettivi:
- la conferma dell’appoggio politico dei suoi alleati e l’assicurazione che esso non verrà meno anche se la controffensiva annunciata dovesse durare a lungo;
- chiedere più armi, e soprattutto i caccia per la guerra aerea con la Russia, perché non si vince una guerra senza il dominio del cielo;
- stanare il Papa, fargli compromettere la sua terzietà e il ruolo di mediatore, annettere anche lui alla crociata dell’Occidente contro la Russia, distoglierlo dal voler parlare con Putin.
Dei tre obiettivi il primo è stato raggiunto a partire dalla Polonia, la nuova pupilla degli Stati Uniti in Europa, fino alla promessa di nuove sanzioni alla Russia da parte di Ursula von der Leyen, e con la straordinaria accoglienza goduta in Italia; il secondo è stato solo in parte raggiunto perché gli sono stati negati i caccia, oltre quelli già forniti da Varsavia; il terzo si è risolto in un disastro.
La solidarietà dell’Italia
La solidarietà dell’Italia è giunta fino all’identificazione tra le due leadership, al loro accomunarsi nel perseguimento della vittoria, e fino alla definizione della Russia come “il Nemico”, data da Giorgia Meloni nel discorso a Palazzo Chigi; qualifica di nemico che equivale allo stare in guerra contro qualcuno (Biden definisce Russia e Cina non come “nemici” ma “competitori strategici”) guerra che però in Italia può essere deliberata solo dalle Camere e dichiarata dal presidente della Repubblica. In cambio Zelensky ha preconizzato che anche l’Italia dovrà mandare i suoi figli a combattere in questa guerra quando la Russia, se non sarà sconfitta, invaderà i Paesi baltici, come diceva la “teoria del domino” ai tempi della guerra del Vietnam.
Del tutto mancato è stato invece il terzo obiettivo che metteva in gioco la “missione” perseguita dal Papa. Zelensky si è presentato da lui con il suo elenco di richieste, che ha poi enunciato la sera nelle esternazioni di “Porta a porta”, nelle quali ha espresso tutta la sua delusione e ha licenziato il Papa dicendo di non aver bisogno di un mediatore. Nell’udienza era incorso in un grave infortunio regalando al Papa una piastra antiproiettile e un’icona della Madonna senza il bambino, sostituito da una cancellatura nera (per significare “la perdita” dei bambini nella guerra), che sarebbe come presentare il cristianesimo senza Cristo e non fare di Maria “la mamma di Gesù”, come si è poi affrettato a chiamarla il Papa all’ “Angelus” domenicale.

Zelensky: Putin non userebbe l’atomica perché anche lui morirebbe
Da tutto ciò risulta che questa guerra non è un pezzo della “guerra mondiale a pezzi”, ma è già in nuce la guerra mondiale intera. Resta la grande incognita del ruolo che avrebbe l’arma nucleare. Interrogato sull’ipotesi che la Russia vi faccia ricorso (come è previsto nella sua strategia se fosse messa a rischio l’esistenza stessa dello Stato), Zelensky ha risposto che Putin ha paura di morire, come dimostra quando riceve i suoi ospiti seduto al tavolo lungo per non prendere il Covid, e perciò non userebbe la bomba perché anche lui morirebbe. Non sembra una risposta da statista, quando nella guerra fredda per scongiurare uno scontro nucleare fino a liberarsi dall’atomica si ricorse addirittura alla deterrenza e all’equilibrio del terrore, e si impegnarono i più grandi statisti, da Kissinger a Gorbaciov a Rajiv Gandhi.
Perciò bisogna fermare la guerra, perché oggi siamo in altre mani.
Nel sito pubblichiamo una riflessione di papa Francesco, nel discorso tenuto recentemente all’Università cattolica di Budapest, sul rischio tecnocratico, e un testo di Raniero La Valle, “Allarme per la democrazia”, per la presentazione del libro “Guerra Ucraina” di Domenico Gallo.
Con i più cordiali saluti, Costituente Terra (Raniero La Valle)
Mondo di boia. Pena di morte, il 53% in più di esecuzioni

da Remocontro
L’orrore di 883 persone uccise dallo Stato, e il silenzio su quanto accade e si ripete. Oltre le vite stroncate nei Paesi dove le condanne a morte sono segreto di Stato. Amnesty denuncia che sono aumento le uccisioni in Africa del Nord e Medio Oriente, mentre nella civilissima Unione europea, un capo di governo, il polacco Mateusz Morawiecki, propone di reintrodurre la pena di morte.
Sul fronte della pena di morte
Nel silenzio più totale, tutti concentrati sull’invasione russa dell’Ucraina e sui proclami a caccia di armi di Zelensky, mentre una metà del mondo, Usa e Ue in testa, che ha già armato Kiev con 43 miliardi di dollari e non è riuscito neanche lo scorso anno alle Nazioni Unite a imporre una moratoria delle esecuzioni capitali, denuncia con la forza della sua militanza cristiana il quotidiano Avvenire.
I numeri senza pietà
Nel 2022 si sono registrate in tutto il mondo 883 esecuzioni, il numero più alto dal 2017, denuncia Amnesty International nel suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. 883 esseri umani certi le cui vite sono state stroncate con una corda al collo, fulminate da una potente scarica elettrica, o la testa mozzata dalla mannaia. Le esecuzioni in 20 Stati, con un aumento del 53 per cento rispetto al 2021.
E mancano le migliaia di condanne a morte presumibilmente eseguite in Cina, mentre l’aumento noto sappiamo che dipende dagli stati dell’area Medio Oriente-Africa del Nord, il cui totale è salito da 520 nel 2021 a 825 nel 2022.
La cosiddetta ‘Mena’
Gli Stati dell’area Medio Oriente-Africa del Nord, di fatto hanno violato il diritto internazionale e mostrato un profondo disprezzo per la vita umana. Alcuni casi estremi ed emblematici.
- L’Arabia Saudita ha messo a morte 81 prigionieri in un solo giorno.
- Nella seconda parte dell’anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste popolari, l’Iran ha messo a morte persone che avevano solo esercitato il loro ‘diritto di protesta’, ha denunciato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
- In Iran sono salite da 314 nel 2021 a 576 nel 2022.
- In Arabia Saudita sono triplicate, da 65 nel 2021 a 196 nel 2022, il più alto numero registrato da Amnesty International in 30 anni.
- E in Egitto, dove sono stati messi a morte 24 prigionieri.
La pena di morte segreta
L’uso della pena di morte – prosegue Amnesty – è rimasto circondato dal segreto in diversi stati – come Cina, Corea del Nord e Vietnam – comunque noti per l’ampio uso della pena capitale: il numero reale delle esecuzioni è dunque assai più alto. Sebbene non sia chiaro quante volte sia stata applicata la pena di morte in Cina, è evidente che questa sia rimasta in testa alla lista delle esecuzioni, seguita da Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti d’America.
Cinque nuovi Paesi Boia oltre l’America
Il rapporto ci dice anche che sono riprese le esecuzioni in cinque stati: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. E negli Stati Uniti il numero dell’esecuzioni è aumentato, rispetto al 2021, da 11 a 18. Inoltre, il numero delle persone messe a morte per reati di droga è più che raddoppiato rispetto al 2021. Le esecuzioni per reati di droga violano – ricorda Amnesty – le norme internazionali sui diritti umani.
La droga se non ti avvelena ti appende
Esecuzioni per reati di droga sono state registrate in Cina (sebbene non se ne conosca il numero), Arabia Saudita (57), Iran (255) e Singapore (11) e hanno costituito il 37 per cento del totale delle esecuzioni registrate da Amnesty International nel 2022. È probabile che esecuzioni del genere siano avvenute anche in Vietnam, dove però i dati sulla pena di morte rimangono un segreto di stato. «In un crudele mutamento di scenario, quasi il 40 per cento delle esecuzioni note ha riguardato reati di droga. Queste esecuzioni colpiscono in modo sproporzionato persone svantaggiate», ha commentato Callamard.
Contro gli Stati Boia nulla?
«È giunto il momento che i governi e le Nazioni Unite aumentino le pressioni nei confronti di chi si rende responsabile di queste clamorose violazioni dei diritti umani e assicurino la messa in essere di garanzie internazionali’», ha sottolineato ancora Callamard. Il numero delle condanne a morte inflitte nel 2022 è rimasto sostanzialmente invariato ma è aumentato il numero delle esecuzioni.
Sei nuovi Paesi senza la morte di Stato
Un po’ di speranza arriva dai sei stati che, nel 2022, hanno abolito in tutto o in parte la pena di morte. Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Sierra Leonehanno abolito la pena di morte per tutti i reati, Guinea Equatoriale e Zimbabwe per i reati comuni. Alla fine del 2022, 112 Stati avevano abolito la pena di morte per tutti i reati e altri nove l’avevano abolita per i reati comuni. 2023, leggi abolizioniste in corso in Liberia, Ghana eMalesia, mentre i governi delle isole Maldive e dello Sri Lanka hanno annunciato che le condanne a morte non saranno più eseguite.
Pena di morte nella discarica della storia
«Gli atti di brutalità in Iran, Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord e Vietnam appartengono ormai a una minoranza di stati», ci consola Amnesty. Rispetto a 125 stati membri delle Nazioni Unite in favore di una moratoria sulle esecuzioni, un numero mai così elevato che fa sperare.
«Ma i tragici dati nel 2022 ci ricordano che non rimanere indifferenti e inoperosi», la conclusione di Amnesty, «fino a quando la pena di morte non sarà abolita a livello globale».
Il primo oggetto dell’amore

di Giovanni Lamagna
Per chi ama veramente, correttamente, sanamente, l’altro non è mai (o non dovrebbe essere mai) il primo oggetto dell’amore. Quello dell’altro è sempre il volto attraverso il quale si manifesta il vero oggetto dell’amore, che trascende sempre il singolo oggetto d’amore.
Anche se poi “il vero oggetto dell’amore” s’incarna, si materializza nel singolo, particolare, piccolo, oggetto d’amore, se non vuol rimanere soltanto un’idea. Se non vuole rimanere anzi, come diceva Giorgio Gaber in una sua canzone famosa (“Chiedo scusa se parlo di Maria”), un’ideologia.
Ma, comunque, il primo vero oggetto d’amore è ciò (la vita in sé) o colui (Dio) che unifica tutti i singoli, particolari, piccoli, oggetti d’amore; in qualche modo li trascende e, perciò, può dare un senso alla nostra esistenza. Se non fosse così, il nostro amore non sarebbe altro (come spesso purtroppo, invece, è) che dipendenza; e, quindi, un circolo vizioso, avvitato su sé stesso: tu dai un senso a me ed io do un senso a te; io mi appoggio a te e tu ti appoggi a me.
L’amore che regge alcune coppie, ad esempio, è esattamente di questo tipo: come dice Erich Fromm, una sorta di “egotismo a due”. Quando, poi, questo circolo vizioso viene a crearsi tra genitori e figli è particolarmente grave e insano. Perché, mentre i figli sono (con tutta evidenza) per alcuni (molti?) genitori ciò che dà senso (in alcuni casi, addirittura, l’unico) alla loro esistenza, quegli stessi figli chiedono ai genitori di indicare, anzi testimoniare, loro il senso dell’esistenza. Ottenendone, in questo caso, una risposta puramente tautologica e, quindi, del tutto insoddisfacente.
- Ci pensa Giorgiadi Massimo Marnetto Lampedusa: finta la scena (campo profughi ripulito per l’occasione); finto l’impegno europeo (redistribuzione su base volontaria, cioè briciole); finte le soluzioni nazionali proposte (più carcere, meno integrazione); vera invece l’esasperazione degli isolani che denunciano la truffa mediatica. Ma Lei tira dritto. Se la linea ‘’ci pensa Giorgia’’ si afferma, presto vedremo la … Leggi tutto
- Dopo lunga malattiaDOPO LUNGA MALATTIA. L’ONU è morta, scrive oggi Massimo, il titolo al pezzo l’ho aggiunto io. La causa di morte era presente già alla sua nascita, col diritto di veto attribuito alle grandi potenze che l’hanno fondata. Raniero La Valle e tutti noi di Costituente Terra continuiamo ad essere convinti che la soluzione ci sia ma ci sarà solo il giorno in cui avverrà anche tra i popoli e gli Stati quel riconoscimento reciproco dei diritti di ognuno con l’abbandono delle logiche di dominio purtroppo ancora in vigore. Una costituzione per la Terra.
- La difesa dei confiniil Consiglio dei ministri di lunedì scorso ha inserito nel decreto-legge per gli aiuti al Mezzogiorno nuove norme di contrasto all’immigrazione, ciò che nel linguaggio di Giorgia Meloni significa “la difesa dei confini”. Finora si intendeva come difesa dei confini il contrasto alle invasioni armate. Le nuove misure decretate in Italia dal governo hanno anche un sapore razzista perché destinate a colpire soprattutto profughi di pelle scura, e bisogna stare attenti a questo in tempi in cui in Europa ci si scambia accuse di nazismo. Ma se la risposta alla tragedia dei migranti viene iscritta nel capitolo della difesa dei confini, è proprio l’istituto dei confini, celebrati finora come sacri e inviolabili, che bisogna riformare.
- Manca il comeMeloni ha invitato la Von der Lien a Lampedusa per giustificare ‘’una missione europea per fermare gli sbarchi’’, ma manca il come. Si fermano i barchini in alto mare ordinando di tornare indietro? E se non lo fanno, si bloccano tra le onde finché non affondano? E se iniziano a moltiplicarsi i naufragi, come farà l’Italia a sventare le accuse di respingimento e omissione di soccorso in mare illegali?
- Kiev fa causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia sul grano. All’Onu contro la RussiaIl commercio del grano crea nuove tensioni politiche in Europa dell’est. Il ministro del Commercio ucraino ha annunciato ieri che Kiev farà causa a Polonia, Ungheria e Slovacchia per aver mantenuto il divieto di importazione ai cereali provenienti dall’Ucraina. Zelensky alle Nazioni unite: «Dateci più armi e rinnegate la Russia». Il partito repubblicano Usa si divide sui finanziamenti a Kiev