Reader’s – 17 ottobre 2022 Rassegna web

Xi Jinping nuovo Mao: molta politica interna, poca Taiwan e niente Russia-Ucraina

Nella Grande Sala del Popolo con lunghi striscioni rossi, il via lo dà la banda dell’Esercito Popolare di Liberazione con squilli di tromba. Tutti in piedi, entra il presidente Xi, seguito dal predecessore Hu Jintao, dagli anziani del partito – come il 105enne Song Ping. Poi ‘la Marcia dei Volontari’, l’inno nazionale.
E Xi inizia finalmente l’atteso discorso. Molto più breve del previsto, forse il più breve nella storia dei segretari comunisti del passato. Un’ora e 45 minuti dopo, inizia l’esercizio planetario del decrittare il detto e il non detto, e dietro il detto e il non detto, pause e silenzi.
Su Remocontro la cronaca ragionata di Piero Orteca

 Piero Orteca su Remocontro

Xi e il comunismo del terzo millennio

Un Mao del Terzo millennio, in giacca e cravatta. Che mette al primo posto del suo programma il “ringiovanimento”, a tappe forzate, del Paese. Xi Jinping, Presidente della Cina e Segretario generale del Partito comunista, ha aperto il XX Congresso del PCC con un discorso di un’ora e 45 minuti. È stato “sintetico” rispetto alla volta scorsa, quando aveva parlato per tre ore e mezza: ma in questa occasione si è sentito molto più forte e si è potuto permettere di andare subito al sodo. La sua parola d’ordine è “metodo e merito”. Cioè, prima sistemerà i rapporti di forza dentro il partito, con un significativo rimescolamento di cariche. Poi, farà delineare meglio, nei dettagli, ai suoi “adviser”, i programmi e le vedute strategiche appena abbozzate nel suo discorso inaugurale.

Tanta politica interna, esteri da interpretare

Un intervento, per la verità, molto “d’ordinanza”, ma con diversi spunti che vanno letti tra le righe. Innanzitutto, il “non detto”. La guerra in Ucraina, lo scontro con l’America, i travagliati rapporti con l’Occidente e la partnership con la Russia di Putin sono stati ignorati. Certo, il confronto con Washington è stato richiamato, indirettamente, quando Xi ha parlato di Taiwan. L’isola separata è stata senz’altro uno degli hot spot toccati dal leader cinese con parole che vanno decrittate. Anche se il suo intervento è stato condito da minacce e professioni di patriottismo, Xi ha chiarito che una soluzione buona per tutti, sarebbe “hongkongizzare” Taiwan (come Macao), con la formula “un Paese due sistemi”. Naturalmente, accordando ampi margini di autonomia e di selfgovernance ai taiwanesi.

In fondo, quello che interessa Pechino sono i microchip e tutti i semilavorati ad alto valore aggiunto, indispensabili all’industria 4.0, prodotti a Taipei. Una posizione che non ha niente a che vedere con i piani bellicistici spesso attribuiti ai cinesi.

Da Cina imperiale a Superpotenza 

Ma l’obiettivo reale di Xi è ricostruire, sul campo e, attraverso la forza dell’economia, il grande passato della Cina imperiale. Lui è convinto che il suo Paese possa essere il polo di riferimento del pianeta, solo col lavoro e con la ricerca. E il Partito dev’essere garante e supervisore di questo “grande balzo”, che farà della Cina la prima potenza mondiale, portandola a scavalcare irrimediabilmente gli Stati Uniti.

Il centenario della rivoluzione

È solo questione di tempo, ma tutto il sistema-Paese sarà trasformato entro una data fatidica: il 2049, centenario della “gloriosa rivoluzione comunista”. Ci vuole tempo, dunque, e una guida sicura con polso fermo. Così torniamo alla priorità del “metodo, per poter attuare il merito”. Bisogna cambiare in corsa la disciplina congressuale e anche quella costituzionale, perché Xi Jinping dev’essere riconfermato (e non potrebbe) per la terza volta, nell’ordine, Segretario generale del Partito comunista, Presidente della Repubblica, Presidente della Commissione militare. Insomma, un leader senza rivali. Però, come insegna la storia di tutti i sistemi marxisti, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. E Xi, che ha letto pure Confucio e Lao-Tee, ha programmato un “megarimpasto” di alti funzionari e capi-partito. Non si sa mai.

Nuovi vertici, vecchi metodi, meriti incerti

Dunque, la “rivoluzione” cinese (contemporanea), funziona come certe elezioni “aggiustate”. Circa 2300 delegati, scelti, politicamente parlando, ai raggi X, eleggono il nuovo Comitato Centrale (375 membri). Che a sua volta sceglie il Politburo (25 componenti). Ma chi comanda è il “Comitato ristretto” del Politburo (7 membri). Anzi, per essere più pratici, comanda il Segretario generale, mentre gli altri battono le mani. E devono stare attenti a come si muovono, perché ci vuole poco a perdere la poltrona. Se non di più. Come riporta l’informatissimo South China Morning Post di Hong Kong, secondo cui, in questa fase, non è importante quello che dice Xi. Ciò che conta è vedere come cambieranno i rapporti di forza all’interno del Partito.

Largo a giovani, ma un po’ più in la

Verrà rinnovata almeno la metà del Comitato centrale e, probabilmente, Xi avrà accanto a lui, nel Comitato ristretto del Politburo, sei fedelissimi. D’altro canto, era già cominciata da tempo una campagna “anticorruzione”, che aveva portato all’arresto di importanti personaggi della nomenklatura. Nemici di Xi? Forse. Una verità, però, è sotto gli occhi di tutti. Il leader cinese ha detto che il futuro della Cina è rappresentato dai giovani, ma lui ha messo le leve del potere, simbolicamente, in mano a un gruppo di vegliardi. Al Congresso ha avuto un posto d’onore gente come Hu Jintao (79 anni) e Song Ping (105 anni). Sostanzialmente, Xi si è preoccupato di mettere le cose in ordine dentro il partito. Non era questo il momento di fare grandi e approfonditi discorsi di politica estera.

A parte, poi, i soliti refrain sulla sicurezza nazionale, la cosa sulla quale Xi è sembrato battere di più è stato lo sviluppo tecnologico e scientifico della Cina. Entro il 2035 si aspetta risultati strabilianti. Vedremo.


I diritti dei migranti e dei lavoratori sfruttati in Parlamento con Aboubakar Soumahoro

Aboubakar Soumahoro

di Alekos Preote in Articolo 21

“Portiamo questi stivali in Parlamento, gli stessi che hanno calpestato il fango della miseria. Portiamo gli stivali della lotta nel Palazzo per rappresentare sofferenze, desideri, speranze. Per chi è sfruttato e chi ha fame. Coi piedi saldi nella realtà”. Stivali sporchi di fango e pugno chiuso: entra così in Parlamento per la prima volta da deputato l’ex sindacalista Aboubakar Soumahoro, eletto con l’alleanza Verdi sinistra.

Poi rivolgendosi ai giornalisti davanti a Montecitorio, ha aggiunto: “Noi non siamo poveri, la vera povertà è quella di chi non ha mai saputo interpretare le sofferenze di chi vive fuori. Questo Paese andrà avanti se si darà dignità al lavoro, daremo rappresentanza a tutti gli artigiani, gli esercenti, a chi non ha una casa, ai giovani che vivono con ansia”. E ancora, in un crescendo di emozione, “per le donne, per i servitori dello stato, per chi è morto per la mafia, gli schiavizzati, i giovani”.

Ma la commozione arriva nel finale, parlando di “tutti gli italiani che sono all’estero, che sono scappati perché non si è dato loro la possibilità di vivere qui. Questo è quello che noi faremo”. Ma si parla anche di altri diritti: “quelli delle persone discriminate per l’orientamento sessuale”, quelli “degli invisibili che dormono nelle stazioni e a chi non riesce a vivere da italiano, nonostante siano bambini nati qui”.


Lo stretto legame tra fisco efficiente e qualità dei servizi pubblici

di Massimo Marnetto

Controllo, manutenzione, programmazione sono le tre ”voci” dello Stato efficiente. Ma servono personale e tecnologie, cioè soldi per pagarli. Ora non ci sono, ma si possono recuperare dagli oltre 100 miliardi di evasione. Mettendo a regime la macchina delle verifiche, in un triennio si potrebbe recuperarne la metà.

50 miliardi per assumere 10 mila giovani all’Agenzia delle entrate per stanare i parassiti, mille magistrati e 3 mila ausiliari per placare la sete di giustizia; 5 mila medici e altrettanto personale sanitario per annullare attese eterne; mille ispettori del lavoro per evitare le morti nei cantieri prima, senza ”stigmatizzare e auspicare” poi.

Questa lista (incompleta) evidenzia lo stretto legame tra fisco efficiente e qualità dei servizi pubblici (vedi paesi europei). Chi fa condoni asseconda l’odio per lo Stato solidale degli evasori. Così per non perdere i loro voti, i partiti – sinistra inclusa – ricorrono al debito pubblico, una subdola ingiustizia sociale a danno delle future generazioni. Che non possono scendere in piazza perché vanno all’asilo. 


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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