Reader’s – 16 febbraio 2023. Rassegna web

Credo che alle primarie del PD del prossimo 26 febbraio voterò Elly Schlein. Con tutte le riserve dovute all’esperienza degli anni scorsi e alla profonda mutazione operata anche alla base del Pd dalla politica renziana, credo come lei che sia l’ultima possibilita di restituire una sinistra democratica significativa alla politica italiana. Naturalmente sarà indispensabile anche attuare una profonda correzione dello Statuto veltroniano, fatto apposta per una gestione autocratica del partito. E assegnare non più soltanto alla segreteria o agli accordi fra i capi corrente ma anche al contributo dei circoli la facoltà di incidere sulle scelte politiche più importanti. L’iscrizione insomma dovrebbe essere sinomino di partecipazione, non solo di adesione e volantinaggio ai gazebo. Inoltre, per rappresentare una vera alternativa alla destra si dovrà ovviamente porre fine alla chiusura pregiudiziale con i Cinquestelle. Soltanto a queste condizioni penso che anch’io, come mi auguro tanti altri costretti per disperazione ad abbandonare il partito di Renzi, potrei rientrare nel PD (nandocan)

Il voto alle regionali

Roberto Seghetti su Facebook

Sconfitta netta. Punto. Poi c’è il problema astensione, che è altra questione. La causa? Secondo me alla fine la spiattella chiara chiara oggi la sondaggista Ghisleri su La Stampa e si chiama coerenza. Coerenza tra quello che dici e quello che fai, cioè il comportamento che porta alla credibilità. Questo problema (personalmente lo credo vitale per il futuro di qualsiasi partito del centrosinistra) il centrosinistra se lo porta dietro da decenni. In particolare, dalla caduta del muro di Berlino e dai primi tempi di una malintesa Terza Via: malintesa perché nata per essere usata come uno strumento per riportare a nuovo il vecchio legno laburista e invece usata come una clava.

Il centrosinistra si è trascinato dietro questo problema da allora, via via, fino agli epigoni dei giorni nostri, che sono peggio di quelli di ieri, perché negli anni Novanta del secolo scorso vivevamo in un paese effettivamente bloccato e molto arretrato su diversi aspetti della modernità.

Il punto, insomma, è che se dici di rappresentare il mondo del lavoro e la parte più debole del paese e poi fai le fusa “solo” quando parli, che so?, con la grande finanza, guardando gli altri con sufficienza, gente da proteggere sì, ma dall’alto e solo entro limiti che non disturbano i giochi degli adulti, come fanno i più fichi del villaggio con quelli un po’ bru bru che per dovere devono sostenere… E così via su scuola, sanità, pubblico impiego, ecc.. le persone che pretendi di rappresentare alla fine non credono più a ciò che complessivamente proponi.

Anche se quello che fai è sicuramente un po’ meglio e un po’ più ragionevole di quel che dicono, che hanno fatto e faranno i destri, come testimoniano lo stato della sanità in Lombardia e nel Lazio l’eredità, per esempio fiscale (vedi alla voce addizionale regionale Irpef) dei bei tempi di Storace e Polverini. Credo che ci vorranno molto tempo e molta umiltà. Forse anche nuovi amori, perché quando si rompe un rapporto sentimentale, è difficile rimettere insieme gli stessi cocci di prima.


Le diverse guerre occidentali che si combattono in Ucraina. E il capo del Pentagono smentisce gli inglesi

Piero Orteca Remocontro

«Nessuna concentrazione di aerei russi al confine», e il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti smentisce un rapporto britannico divulgato dal Financial Times, in cui si parla di imminenti e pesanti attacchi aerei da parte della Russia. Gli occhi americani, molto attenti, non vedono, mentre Londra e Kiev allarmano: uno chiede e l’altro che yquasi promette una prossima Flotta aerea di caccia per aiutare la guerra in corso a crescere verso il finale nucleare planetario.
Gli Usa decidono e la Nato esegue. Stoltenberg: “Parleremo dei caccia, ma la priorità è assicurare a Kiev armi pesanti e munizioni”

La caccia a quei caccia, ma volano promesse impossibili

‘Contraddizioni fisiologiche’, piccole divergenze tattiche o grandi diversità strategiche? Le domande sorgono spontanee, a guardare attentamente ciò che è successo al summit Nato di Bruxelles sull’Ucraina. Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha smentito, seccamente, un rapporto divulgato dal Financial Times, in cui si parla di imminenti e pesanti attacchi aerei da parte della Russia. In un’intervista, ripresa dalla BBC, il capo del Pentagono ha dichiarato: “Per quanto riguarda il fatto che la Russia stia concentrando forze per un massiccio attacco aereo, devo dire che al momento non lo vediamo”. Cioè, tutto il contrario di quello che, da giorni, vanno ripetendo, nel Regno Unito, analisti militari e commentatori. E qua va aperta subito una parentesi. 

Londra in crisi in cerca di riscatto

Il recentissimo viaggio a Londra di Zelensky aveva un obiettivo principale: 20 caccia Eurofighter da “superiorità aerea”. Bene, pare che il Primo ministro inglese, Rishi Sunak, abbia detto ‘si’, in linea di massima. Una scelta “pesante”, perché, ricordiamolo, il Regno Unito è stato il primo Paese, in assoluto, a spedire in Ucraina tank di ultima generazione e missili anticarro. Quindi, Londra ha fatto da apripista e tutti gli altri si sono poi accodati.

Offensiva russa a intensità variabile

Proprio FT titola a tutta pagina “L’intelligence occidentale mostra che i russi ammassano aerei al confine con l’Ucraina”. Il prestigioso quotidiano britannico, con grande dovizia di particolari, delinea uno scenario inquietante, riguardante la prossima offensiva russa. Una situazione che preoccupa anche gli americani, come ammette lo stesso Lloyd Austin. A Washington, però, preferiscono minimizzare, per non essere costretti a prendere, immediatamente, una decisione che potrebbe risultare fatale: cedere o no, a Kiev, i caccia F-16? Si, perché nessuno sa con certezza (e meno che mai alla Casa Bianca) quale possa essere considerata la cosiddetta “linea rossa” da non superare, per non fare scatenare la Terza guerra mondiale. Un sesto senso (o la Cia?), però, ha sempre indotto Biden a rispondere un secco “no”. Niente aerei, perché si potrebbe essere giudicati “cobelligeranti”. Sarebbe, infatti, troppo alto il rischio di imprevedibili “incidenti” che potrebbero fare allargare la guerra a macchia d’olio, coinvolgendo i Paesi Nato vicini.

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La destra e la marcia sulla RAI

di Vincenzo Vita*

Da qualche tempo, meglio da decenni, la destra-destra italiana guarda la Rai dal buco della serratura. Con un misto di desiderio politico e di voyeurismo verso zone tradizionalmente lontane dagli spiriti reazionari. La Rai è stata a lungo governata dal vecchio esprit democristiano. Uno stile di comando, duro e attento a non annientare i pensieri laterali.

Certamente, la lottizzazione è apparsa la sintassi dell’azienda e le sinistre non hanno avuto la forza di rompere il gioco. Ancorché da sinistra siano venute le cose migliori, dalla seconda rete televisiva diretta da Massimo Fichera alla terza rete di Angelo Guglielmi.

la marcia su viale Mazzini

Il servizio pubblico è stato centro e motore dell’industria culturale italiana, nel bene e nel male. Senza offesa, ma le estetiche destrorse hanno avuto il tono e l’approccio berlusconiani, non il fuoco della fiamma. Ora, a quanto si legge in un’informazione in parte sgradevolmente corriva, è iniziata la marcia su viale Mazzini, la storica sede dell’ex monopolio. Se ne parla da settimane, dopo l’ascesa elettorale di Fratelli d’Italia, a maggior ragione dopo i risultati delle consultazioni regionali. Chissà, forse questa volta è vero.

Una leggina ad personam

Tanto per cambiare, le forze progressiste scontano i propri peccati: una vera riforma, che sottraesse al governo e alle maggioranze transeunti l’ipoteca sul comando mediale non c’è stata. Anzi, nel dicembre del 2015 l’esecutivo presieduto da Matteo Renzi fece di peggio. Da allora, palazzo Chigi designa l’amministratore delegato con pieni poteri. Infatti, è proprio Carlo Fuortes nel mirino, al punto che sembrava si vorrebbe imporre una leggina ad personam per un ex consigliere di provata fede, costretto -se mai- a stare in carica troppo poco per la mannaia del limite dei due mandati.

Giorgia Meloni è già la star incontrastata

Del resto, il tema del conflitto di interessi non suscita più emozioni in un sistema politico assuefatto e stanco. Viene spontanea una domanda: perché tutto questo trambusto, visto che la Rai è già piegata ai nuovi patron? Basti leggere le tabelle pubblicate dall’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni sulle presenze dei partiti nei telegiornali. Giorgia Meloni è la star incontrastata, un pochetto di meno solo nel Tg3. In verità, si tratta dell’entrata nella stanza dei bottoni, agognata e intravista ancora da troppi metri di distanza. E vai con promozioni, rubriche ad hoc, nuovi assunti orientati, programmi nostalgici.

Siamo di fronte, infatti, ad un tentativo di restaurazione, non ad una linea di stampo conservatore. Dietro le quinte ha preparato il terreno dell’invasione il ministro Giorgetti, con l’assurda idea di togliere la riscossione del canone dalla bolletta elettrica. Meno pubblicità e meno canone sono i piatti forti del ricatto e della pressione.

le polemiche sul festival di Sanremo

Tra parentesi, l’Europa con la storia del canone non c’entra proprio nulla. La destra, però, ha deciso incautamente di passare dalla parete nord, utilizzando come grimaldello le polemiche sul festival di Sanremo. Se un bacio rubato da Rosa Chemical a Fedez, o la polemica del famoso rapper contro un sottosegretario ricordato per avere indossato la divisa nazista (accidenti, però) sono il casus belli, la marcia è destinata a fermarsi presto.

un dibattito pubblico serio

È noto che la maggioranza delle persone, ivi compresi i votanti di FdI, sui costumi sessuali sono assai avanti e laicizzati. Altro che richiamo beghino degno degli anni cinquanta del secolo scorso. Se le forze di governo volessero, invece, contribuire ad un dibattito pubblico serio sui destini del servizio pubblico nell’età digitale e nell’universo dell’intelligenza artificiale, allora la musica cambierebbe. E sarebbe difficile sottrarsi ad un confronto doveroso.

Sono state scritte, al riguardo, pagine interessanti dalla moderna mediologia e gruppi di esperti indipendenti potrebbero offrire soluzioni da portare al dibattito parlamentare. Ma, forse, stiamo sognando. Comunque, lotta dura.

*da Articolo21.org


Fessure

di Massimo Marnetto

”Attenzione alle premesse” ci diceva il docente di procedura penale. ”Se nel merito la difesa è complessa, è nelle premesse che può esserci un vizio da valorizzare”. E gli avvocati di B. proprio sulle premesse hanno insistito, asserendo che se la questione era il pagamente delle ragazze delle cene eleganti per condizionare le loro testimonianze, allora le si doveva considerare fin dall’inizio co-imputate e non testimoni. 

L’effetto domino di questa tesi – accolta dal giudice – è paradossale, ma inesorabile: quando è improprio il ruolo di testimone, manca il presupposto del reato di falsa testimonianza. Quindi sono ”inutilizzabili” nel processo tutte le deposizioni rese. Così il fatto – benché accaduto – non è acquisibile, ovvero giudizialmente ”non sussiste”. E B. ne esce martire, perseguitato, santo subito. Con un messaggio subliminale rivolto alla Nazione: la Legge non è uguale per tutti: chi può pagarsi i migliori avvocati che conoscono tutte le ”fessure” dei codici, difficilmente verrà condannato.


Chi è stato Berlusconi

Alessandro Gilioli su Facebook

Il famoso uso politico della giustizia: prendere una sentenza di assoluzione (peraltro tecnica) e trasformarla in completo revisionismo storico.
Chi è stato Berlusconi, e come ha fatto soldi e politica, lo dicono decine e decine di documentati libri storiografici, incontrovertibili.
Il suo ruolo e i suoi metodi sono scritti per sempre, senza possibilità di rovesciamento.
Mi dispiace per i suoi tardivi cantori, ma la storia non lo assolverà mai, come non ha mai assolto Andreotti.


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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