Reader’s – 13 settembre 2022 rassegna web

Una cosa di sinistra

Per ascoltare “una cosa di sinistra”, bisogna attendere Papa Francesco, aveva detto giorni fa, né primo né probabilmente ultimo, Michele Santoro “in onda” alla Sette. Comunque è meno impegnativo ascoltarla dal papa piuttosto che da Landini, deve aver pensato il Presidente di Confindustria Bonomi scegliendo quest’anno per l’Assemblea annuale il palcoscenico delle udienze papali in Vaticano. “ La mossa mediatica poteva sembrare geniale” commenta Massimo Franchi sul Manifesto, “quasi 5 mila fra industriali e loro famiglie” nella Sala Nervi….L’esito però per Carlo Bonomi è un vero boomerang a giudicare dal dialogo fra il presidente di Confindustria e Francesco. Nonostante lo sforzo di farsi portatore addirittura di un «nuovo umanesimo industriale», Bonomi ha dimostrato di parlare una lingua lontanissima e in gran parte opposta a quella dell’attuale pontefice”.

“Nella sua replica Francesco lo ha bacchettato, ma sempre con il sorriso. «È vero che nelle imprese esiste la gerarchia, è vero che esistono funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Oggi la quota di valore che va al lavoro è troppo piccola, soprattutto se la confrontiamo con quella che va alle rendite finanziarie e agli stipendi dei top manager. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale, e presto si ammala la società».
E ancora, a chi – come Bonomi – continua a chiedere soldi allo stato, Francesco spiega la giustizia fiscale citando la Costituzione:

“Il patto fiscale è il cuore del patto sociale. Le tasse sono anche una forma di condivisione della ricchezza, così che essa diventa beni comuni, beni pubblici: scuola, sanità, diritti, cura, scienza, cultura, patrimonio”.


Bellissime

di Massimo Marnetto

Un eccesso di profitto per gli imprenditori a discapito dei salari degli operai fa ammalare la società. Che Guevara? No, il concetto lo ha esposto il papa incontrando gli industriali. Non solo: ha anche detto che le tasse sono ”il cuore del patto sociale”, valutazione molto simile all’aggettivo ”bellissime”, che usò Padoa-Schioppa per esaltarne il valore di equità, pagando questa sua convinzione con la lapidazione mediatica.

Reazioni della sinistra? Vicine allo zero. Eppure essere scavalcati così clamorosamente su principi fondanti della giustizia sociale avrebbe dovuto scatenare interventi, rivendicazioni, impegni. Niente, neanche imbarazzo. E questo nonostante l’enorme incremento registrato dagli stipendi dei top-manager negli ultimi decenni, in concomitanza con la contrazione del 3% del valore delle retribuzioni. Santità, che facciamo: canonizziamo Olivetti o scomunichiamo Bonomi?


Superdollaro nella crisi internazionale, chi paga e chi incassa

di Ennio Remondino

Re dollaro’, la valuta più forte del pianeta, «la riserva di ultima istanza», sottolinea Vito Lops sul Sole 24 Ore. Sotto i colpi dei rialzi dei tassi della Federal Reserve per sconfiggere l’inflazione, il dollaro viene acquistato dagli investitori globali per proteggersi da uno scenario economico sempre più incerto.
Il paradosso è che più sale il dollaro più si creano i presupposti per una futura e più ampia crisi finanziaria globale.

Dollaro prepotente da giugno 2021

Da il ‘dollar index’’ che calcola l’andamento del dollaro nei confronti delle principali valute internazionali fra cui euro, yen, franco svizzero e sterlina, è cresciuto del 23%, il livello più elevato da 20 anni. Nel frattempo l’euro ha perso più del 20% e la parità come non accadeva dal 2002. Peggio lo yen scivolato del 30%. Perfino l’oro deve arrendersi: dai massimi di marzo sta perdendo tra l’8% e il 18%.

Paesi emergenti, triplo colpo

I Paesi emergenti subiscono un triplo colpo dal Super dollaro. Svalutazione a precipizio delle valute di casa. Il Peso delle Filippine è sceso sotto 57 contro il dollaro. Il Korean Won ai minimi da 13 anni. La Rupia dello Sri Lanka e il Peso argentino oltre il 20%. La Lira turca vale il 26% in meno rispetto a gennaio. 36 valute hanno perso da gennaio oltre il 10% sul dollaro. Da inizio anno, le riserve, la ricchezza di cassa bruciate dal Superdollaro arrivano a 379 miliardi, dice l’americana Bloomberg.

Secondo ‘effetto collaterale’

L’aumento effettivo del già corposo debito dei Paesi emergenti hanno contratto in dollari. Difficile ripagare gli interessi sul debito. Esemplare il caso Sri Lanka che ad aprile ha annunciato default su un debito estero di oltre 50 miliardi di dollari. Entro fine anno i Paesi emergenti dovranno rimborsare debiti in scadenza per 5.500 miliardi di dollari, di cui quasi mille in valuta straniera.

Terzo effetto, fuga di capitali

Man mano che il dollaro si rafforza, i grandi investitori lo inseguono. «La scorsa settimana –segnala Vito Lops- i fondi globali hanno venduto 436 milioni di dollari di esposizione che si aggiungono ai 2,4 miliardi della settimana precedente. Il mercato di Taiwan è quello che ha subito la maggiore pressione in vendita per 41 miliardi di dollari.

Inflazione fuori controllo

Corsa al dollaro come rifugio tra inflazione fuori controllo e rallentamento economico con molti Paesi prossimi alla recessione. L’Eurotower rivede al rialzo le stime per l’inflazione, che si teme raggiungerà circa l’8,1% nel 2022, del 5,5% nel 2023 e del 2,3% nel 2024. La guerra in Ucraina ha portato i prezzi di gas ed energia alle stelle con un gerale rialzo del costo della vita.

Titoli di Stato Usa attraenti ma pericolosi

I titoli di Stato statunitensi offrono un interesse del 3,5% dalla scadenza a due anni. E per tutti gli altri Stati importare le materie prime costa di più perché sono quotate in dollari. Quindi, ogni volta che Fed alza i tassi, le altre aree economiche importano inflazione. «Un circolo vizioso che sta costringendo molte altre banche centrali a rialzare i tassi, in contrasto col rallentamento dell’economia». E dell’occupazione, per un accenno di sociale tra tanta finanza.

Il cane che si morde la coda

L’America fa il suo, l’Europa insegue, alla prese con due guerre in contemporanea: la prima, valutaria, a inseguire la Fed sui tassi per difendere l’euro. La seconda di natura energetica. Lo scontro Russia-Ucraina che è diventato anche una scontro tra Putin e l’Europa, con continue sanzioni e contro-minacce che hanno portato il prezzo del gas e dell’energia alle stelle.

E questa è la causa principale dell’inflazione quasi a doppia cifra che sta travolgendo l’Europa, è anche la guerra socialmente più percepita da tutti noi alle prese con bollette e mutui più salati da pagare.


Arriva il governo di estrema destra?

Alessandro Gilioli

dalla pagina Facebook di Alessandro Gilioli (Direttore di Radio Popolare)


Arriva il governo di estrema destra

Si cuoce la pasta nell'acqua spenta.

Il gas è razionato.

Caccia nei programmi pomeridiani di Canale 5 a chi lascia la TV in stand by.

I pischelli subito con l'influenza che a scuola fa freddo, ci sta il riscaldamento ai minimi e le finestre aperte contro il Covid

Si apre la corsa alla segreteria del PD: Bonaccini in testa.

Arriva il nuovo libro di Vespa.

Il 4 novembre sfilata militare in tutti i comuni per la Vittoria. In quelli piccoli, la banda musicale.

L'inflazione sale al 23 per cento.

La nuova pizza di Briatore a 80 euro: sì o no? Paginata del Corriere.

Renzi cerca di fare cadere il governo di estrema destra per fare un altro governo di estrema destra ma con lui dentro.

Insulti a Renzi da Calenda.

Magalli fa causa alla Rai.

Presepe obbligatorio in tutte le scuole, gli uffici pubblici e quelli postali, oltre che nei sempre più diffusi monti dei pegni.

Le retate nelle piazze portano il prezzo delle canne a quello del megawattora.

Il Governo italiano esclude l'operazione militare per la riconquista dell'Istria, nonostante il dispiegamento di truppe a sud di Gorizia fotografato dai satelliti.

Raddoppia anche il prezzo delle coperte di lana. Berlusconi: più piumoni per tutti.

I russi conquistano altri tre campi di patate nel Donbass; gli ucraini fanno saltare in aria lo zio di una cugina di un assessore comunale che era passato coi russi nei territori occupati sennò i ceceni lo sgozzavano.

Repubblica trova spie russe anche in largo Fochetti e risolve così il problema degli esuberi in Gedi.

A fuoco diversi presepi negli uffici pubblici. Scartata la pista anarchica, si indaga sugli impiegati infreddoliti.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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