Reader’s – 13 ottobre 2022. Rassegna web

Verso l’inverno più duro della storia recente: Italia e Ue a seguire

di Ennio Remondino

Lucio Caracciolo su Limes con previsioni da paura purtroppo legate a dati di fatto. Proviamo a sintetizzare con qualche aggiunta da altre fonti a cercare di consolarci. Non le abbiamo trovate.
Raffica di problemi italiani: 1, la guerra che «ci ha sconnessi dal nostro principale fornitore energetico. 2, la Germania, «nostro principale partner economico sta vivendo una crisi strutturale. 3 Siamo più esposti sui mercati finanziari. 4, Non siamo attrezzati né culturalmente né militarmente alla guerra. 5, «La pace sociale non è mai stata così in pericolo».

Il governo italiano di ‘alto profilo’ difficile a nascere. «Dovuto distacco e preoccupato stupore».

Limes, carta di Laura Casali

L’inverno più duro della nostra storia recente

L’Italia affronterà da sola l’inverno più duro della sua storia recente. Il contesto geopolitico in cui ci siamo finora accomodati è in via di accelerata implosione e riconfigurazione.

L’Europa solidale che non c’è

«Immaginare in questa fase, di cui non si vede la fine, grandiosi slanci di solidarietà o anche solo di progettazione europea e occidentale significa vivere fuori del tempo. Come se il biennio del virus e della guerra non fosse ancora in corso, con esiti imprevedibili su entrambi i fronti». E Caracciolo, tra i mutamenti strategici in corso considera solo quelli che impattano specificamente sul nostro paese.

1, Russia ed energia

La guerra d’Ucraina ci ha sconnessi dal fornitore energetico principale, la Russia, in maniera forse definitiva. Stiamo cercando e in parte trovando alcune alternative immediate, tra cui spicca l’algerina, o di prospettiva, come il ricorso al mercato del gas naturale liquido, «utopie sul nucleare a parte». «Scelta non solo energetica, ma geopolitica: si tratta di sostituire la Russia con il Mediterraneo e con l’America».

2, Germania peggio di noi

Col nostro principale partner economico e industriale, la Germania che soffre di una crisi strutturale persino superiore alla nostra è spinta verso la priorità nazionali, «e parte delle sofferenze tedesche saranno rovesciate su di noi. Vale soprattutto per la nostra industria del Nord, che vive dell’interdipendenza con i produttori tedeschi».

3, Mercati finanziari

«Il nostro debito colossale, che avevamo messo tra parentesi in regime di grandiosi aiuti europei ovvero tedeschi (Pnrr), pesa ormai come un macigno e limita i nostri margini di negoziazione nell’Eurozona».

4, Dubbi politici e militari

Timori politici sul nuovo governo italiano su diritti civili e basi della nostra democrazia, mentre «a differenza di quasi tutti i paesi del mondo non stiamo riarmando né attrezzandoci culturalmente alla guerra cui partecipiamo non troppo indirettamente, svolgendo funzioni rilevanti in ambito Nato».

5, Pace sociale in pericolo

Il presidente della Repubblica Mattarella sulla grave impennata dei prezzi dell’energia: «Vediamo che la nostra Europa fatica a esprimere una politica di solidarietà e di coesione sulle conseguenze economiche e sociali di questa guerra. Assistiamo a un’impennata dei prezzi dell’energia che è attribuibile solo in parte a scarsità di approvvigionamenti, ma trova radice in azioni speculative che minacciano la vita di migliaia di aziende e mettono in allarme tantissime famiglie».

Geopolitica. Polonia e Ucraina potenze militari

La Polonia che sta dotandosi di armamenti di punta grazie alla decisione americana di farne la lancia atlantica nel rovesciamento dell’impero russo. E l’Ucraina è oggi forse la seconda potenza militare convenzionale d’Europa. «Nulla lascia presagire che la Russia sia disposta alla resa, ovvero al suicidio, anche se il dialogo più o meno sotterraneo tra Mosca e Washington apre la prospettiva di un cessate-il-fuoco nei prossimi mesi», lo spunto di ottimismo.

Le cose come stanno o come vorremmo fossero?

Domanda chiave di politica interna. «Il governo in formazione avrà il coraggio di dire le cose come stanno e non come vorremmo fossero?». Perché presto sarà costretto a chiedere agli italiani sacrifici senza precedenti dovrà risultare credibile al paese.

Commissario Ue, accenni di verità scomode

«L’Inverno dell’Unione sarà difficile non è esclusa la recessione» ammette il Commissario per l’Economia Paolo Gantiloni. Prime parole di verità dopo tanto ottimismo smaccatamente bugiardo da Bruxelles. Sperando che l’ex premier italiano parlasse solo di economia. «I prezzi rimangono molto alti e l’inflazione segna nuovi record. Le condizioni di finanziamento si fanno più stringenti, sia in Europa che a livello globale».

‘Sentiment economico’

Ed emerge un nuovo concetto politico economico, il «Sentiment economico», che per l’ancora innamorato d’Europa Gentiloni, «si sta deteriorando e una recessione non può più essere esclusa». Per la verità, siamo inn recessione già di fatto, ma ci aggrappiamo a qualche pietoso ‘zero virgola’ che manca per poterlo negare ancora per un po’.

Governo di ‘alto profilo’ ma a velocità lenta

La stessa crisi politica in Italia, i dubbi sul governo in ‘fieri’ è citata tra gli elementi che rendono in quadro europeo particolarmente incerto. Sempre Gentiloni, cercando di non parlare troppo da oppositore politico: 

«Noi seguiamo l’evoluzione della situazione italiana con tutto il dovuto distacco. Direi che seguiamo la situazione italiana con preoccupato stupore».


Le sentenze vanno rispettate e Marnetto è libero di commentarle a suo modo.

Sul terremoto dell’Aquila

di Massimo Marnetto

La sentenza che condanna anche i morti del terremoto de L’Aquila per non essere scappati prima del crollo provocato è assurda e mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Sì perché fu proprio il vicecapo della Protezione Civile a rassicurare i residenti per farli rientrare nelle loro case, visto che il sisma si era già ”sfogato” con più scariche. Consiglio qualificato e ascoltato ma letale, vista la successiva violenta scossa che uccise 309 persone nel sonno.

In uno Stato di diritto le sentenze si accettano. Ma in casi come questi di assoluta illogicità, non è possibile tacere. E si spera che la Cassazione ripristini la corretta lettura dei fatti, affinché a chi ha già subito l’atroce dolore per la perdita di un parente sia risparmiato almeno lo sconcerto.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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