Reader’s – 11 aprile 2023.

Rassegna web di nandocan magazine

Gratta e perdi

di Massimo Marnetto

Macron ha indicato la via d’uscita dal conflitto Russo-Ucraino: l’apertura di un confronto paritario (no al vassallaggio) UE-USA su come far cessare la guerra. Se gli Usa spingono per la vittoria (recupero totale dei territori invasi) e invece l’Europa crede nel compromesso (concessioni bilanciate per la pace immediata), si perseguono due obiettivi inconciliabili. Mandare armi – scelta che ho condiviso nella fase iniziale della crisi – senza avere un progetto condiviso con Washington di soluzione del conflitto ora è inconcludente e distruttivo. 

L’Europa deve poterlo dire con chiarezza agli Usa, per acquisire un’autonoma influenza sui futuri colloqui. Nel concreto significa nominare un euro-mediatore che faccia la spola tra Biden, Zelensky, Putin (e Xi) e arrivare a stendere una piattaforma di massima su cui avviare la trattativa finale. Difficile? Molto, ma non si può assecondare l’interesse degli Usa di isolare e indebolire la Russia alimentando ad oltranza un conflitto bloccato. In queste condizioni, inviare armi serve solo a grattare il prurito di rivalsa di Zelenski, un piacere momentaneo che fa solo sanguinare di più la ferita.


I giorni difficili del Presidente Lula

di Livio Zanotti

Bilancio controverso dei primi 100 giorni

Scadono i primi cento giorni alla sua terza presidenza della decima economia mondiale e il bilancio si presenta controverso. Non era ancora entrato nel suo ufficio, quando Lula ha dovuto improvvisare aiuti di pronto soccorso agli indios yanomami nella selva amazzonica di Roraima:morivano uno dopo l’altro uccisi dalla contaminazione di mercurio e dagli incendi provocati dalle migliaia di clandestini che trafugano oro e legnami pregiati. Brasilia non era stata liberata del tutto dagli accampamenti golpisti dei seguaci di Jair Bolsonaro, che avevano invaso e devastato i palazzi delle massime istituzioni repubblicane. Tutt’altro che compiuto il lutto per i 650mila morti (e 34, 47 milioni di contagiati) dal Covid, di cui l’ex presidente fuggito poi negli Stati Uniti aveva negato la pericolosità. Nel Nordeste la fame rinsecchiva nuovamente decine di migliaia di vite. Posti a dura prova da tanti traumi, brasiliani anche di buona volontà dichiarano esaurita la propria pazienza.

Ritardi, ritardi, ritardi…

“Vedo aspetti patetici e ritardi, ritardi, ritardi… “, si è sfogato sui social Paulo Coelho, forse lo scrittore brasiliano vivente oggi più noto, carattere irruente, impulsivo; ma uomo indipendente, attivissimo sostenitore di Lula e della democrazia brasiliana. A Lula non perdona le polemiche minori in cui si lascia invischiare. Ultima, quella con l’ex giudice, poi ministro di Bolsonaro ed ora senatore per il centro-destra Sergio Moro. E’ lo stesso che perseguitò il presidente-metalmeccanico fino a farlo condannare al carcere, da cui è stato liberato e riabilitato dopo 19 mesi per le gravi violazioni compiute nel processo. Lula è intervenuto pubblicamente sulla scoperta di un presunto tentativo di attentato contro Moro, per domandarsi se si può escludere che si tratti di un’altra delle sue fantasie… Le reazioni più accese sono state immediate. Mentre l’inchiesta sui bolsonaristi che hanno assaltato il Congresso resta affidato ai tempi lunghi delle procedure giudiziarie, non necessariamente funzionali a privilegiare l’urgenza di proteggere la democrazia.

Leggi a rilento in un Congresso storicamente ondivago

Assediato dalle crisi, Lula tenta a volte scorciatoie che si rivelano impervie. Interviene personalmente per calmierare i prezzi dei carburanti, trovando obiezioni nella stessa Petrobras, il gigante energetico di cui lo stato è il maggior azionista. Critica il Banco Centrale per l’aumento del tasso d’interesse, perché frena la crescita economica. Sa bene che questa è la risposta all’inflazione portata avanti da Stati Uniti ed Europa. Ma da convinto keynesiano pensa che faccia male al Brasile. Le leggi procedono a rilento perché non controlla un Congresso storicamente ondivago, a causa della pletora dei partiti che lo sovraffollano. E’ il prezzo che la restaurazione democratica ha dovuto pagare ai militari per mettere fine alla dittatura. Un fattore disfunzionale e corruttivo che nessun governo ha potuto finora correggere. Infine la sua stessa coalizione, che ha vinto senza tuttavia trionfare, somma al proprio interno forze (compreso il vicepresidente Geraldo Alckmin) convinte più della necessità di cacciare Bolsonaro che dei vantaggi di seguire Lula.

Il grande capitale brasiliano preme per le privatizzazioni

Il grande capitale brasiliano auspica e preme perché il governo avvii una stagione di privatizzazioni a cominciare dalla Petrobras (per un terzo nella mano pubblica, che ne detiene anche la maggioranza assoluta dei diritti di voto). Il presidente non lo esclude, ma intende prima riattivare il sistema produttivo richiamando investimenti da una rete di relazioni globali disfatta dall’inerzia di Bolsonaro. Un esempio è il suo viaggio in Cina, al penultimo momento rinviato per ragioni di salute. E comunque -quando lo riterrà opportuno-, spera di trarne un ammodernamento dell’intero sistema politico e non semplici vantaggi di bilancio finanziario. La sinistra libertaria e la destra gli rimproverano un’eccessiva tolleranza verso Venezuela e Nicaragua, ridotti da populismi fortemente personalistici a regimi tirannici. Ma Lula vorrebbe evitare rotture che indebolirebbero la sua visione: un Brasile capace di promuovere l’intero Sudamerica ad un ruolo di potenza mediatrice tale da farne un interlocutore internazionale autonomo e a tutto campo. 

L’invito al G7 per il prossimo maggio

“Megalomane”, gli gridano dall’opposizione bolsonarista. “Certe accuse sono da considerare scontate, ma dicono più del contesto politico brasiliano che non del presidente Lula. L’interdipendenza tra questioni interne e internazionali è ovvia. Si tratta di modularne le forme e i tempi più utili a favorirne la soluzione”, ha commentato Fernando Haddad, ministro dell’Economia e tra i massimi dirigenti del Partido dos Trabalhadores, il PT fondato da Lula 43 anni fa. L’invito ricevuto dal presidente brasiliano per partecipare al G7 del prossimo maggio nella città martire di Hiroshima, in Giappone, è dunque uno scenario per lui ideale. La difesa dello stato di diritto, la guerra in Ucraina, la tensioni attorno a Taiwan (la Cina è il convitato di pietra), il commercio internazionale, sono i temi di un ordine del giorno in assoluta sintonia con le problematiche sulle quali Lula pretende intervenire. E il peso che può esercitarvi l’America Latina si misura nei milioni di tonnellate del suo export alimentare, minerario ed energetico.


L’essere umano o è “religioso” o semplicemente non è

di Giovanni Lamagna

Chi rigetta, in modo frettoloso e saccente, non solo le religioni storiche, ma anche la stessa “dimensione religiosa dell’esistenza”, in nome dello scientismo, del laicismo, dello sviluppo del pensiero umano (in modo particolare di quello filosofico), della secolarizzazione delle società moderne, dimostra, a mio avviso, di essere persona superficiale, banale, che non tiene conto della complessità della Storia e dell’animo umano.

Non ci sono dubbi (chi può negarlo? manco l’uomo di fede può farlo!) che le religioni storiche (soprattutto in certe epoche storiche e in certi contesti geografici) abbiano prodotto disastri immani, abbiano in molte occasioni coartato il libero pensiero e le potenzialità dell’umano, provocato carneficine e oppressioni orrende.

Ma non ci sono manco dubbi che esse siano state per una lunga fase della vicenda umana una delle componenti principali, se non la principale, del suo sviluppo, della sua crescita, del suo porsi domande e tentare di darsi risposte, senza le quali l’essere umano non può definirsi tale, si riduce al semplice genere di cui pure è parte.

Angherie e santita

Le religioni storiche hanno indubbiamente partorito molti mostri e angherie, ma hanno anche ispirato innumerevoli eroi ed atti eccelsi di santità. Non a caso è nell’ambito della vicenda storica delle religioni che è maturata la regola aurea del “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te e non fare loro ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso”, su cui si fondano tutte le etiche umane, nelle loro varie e molteplici forme, sotto qualsiasi parallelo e lungo qualsiasi meridiano.

Certo poi le religioni storiche hanno spesso dato origine anche a contrasti e conflitti asprissimi, feroci, perfino a guerre interreligiose, che è il colmo dei colmi.

Ma questa è solo l’altra faccia della Luna, quella in ombra; che non può farci dimenticare la sua prima faccia, quella a noi visibile; o viceversa, a seconda di come vogliamo valutare le luci e le ombre che si accompagnano in ogni vicenda umana, quindi anche in quella storica delle religioni.

La dimensione religiosa dell’esistenza

Negare o banalizzare la stessa “dimensione religiosa dell’esistenza” (con le domande fondamentali sul “senso della vita” che essa pone), andando ben oltre l’analisi e la critica delle forme da essa assunta nella storia e nella geografia, significa negarsi, chiudersi ad una dimensione che è la più profonda che possa sperimentare l’essere umano, a prescindere dalle risposte che egli sarà (o non sarà) in grado di darsi.

Domande alle quali nessuna scienza, nessun nuovo ritrovato tecnologico e manco le strutture sociali e politiche riusciranno mai (come la Storia, soprattutto quella recente, ha dimostrato in abbondanza) a trovare risposte; perché queste riposano, sono nascoste nel cuore di ogni singolo individuo.

E niente e nessuno mai potrà scovarle al suo posto, risparmiargli il cammino (spesso faticoso e sofferto, a volte persino drammatico) della ricerca e del ritrovamento, che non sarà mai scontato, mai certo, ma affidato sempre ad un incedere precario e incerto, del tutto individuale e personale.

La veritá che si nasconde nel mito

In altre parole, una cosa è demitizzare il mito (o i miti) che si nascondono dietro le religioni storiche, ne hanno fondato la nascita e perpetuato la durata nel tempo; altra cosa è negare la verità profonda, la funzione simbolica, che si nasconde sempre dietro ogni mito, tutti i miti che hanno accompagnato da sempre la vicenda umana.

Infine, una cosa è aggiornare e modernizzare i rituali che fanno parte delle religioni storiche e che hanno arricchito e vitalizzato, pur con tutti i loro limiti e le loro contraddizioni. la vita delle società trascorse, altra cosa è eliminare del tutto i rituali, l’idea stessa del rito, dalle nostre società contemporanee.

O banalizzarli (che cosa sono alcuni happening mondani – esclusivi o di massa che siano – o alcune manifestazioni sportive se non dei rituali dell’epoca d’oggi?) al punto da renderli ininfluenti o del tutto insignificanti dal punto di vista delle risposte che i riti di una volta intendevano dare alle domande di senso che provenivano dagli individui e dalle società di cui erano prodotti storici.

L’uomo non può fare a meno né di miti né di riti

L’uomo (anche l’uomo contemporaneo, ipermoderno, postmoderno) non può fare a meno né di miti né di riti; ne va della sua vita spirituale, che senza di essi ne risulta gravemente impoverita.; e cosa sono i miti e i rituali se non l’essenza, l’anima stessa della “dimensione religiosa dell’esistenza”?

Per cui – ritornando a bomba – il rapporto dell’uomo con la/e religione/i non può essere quello di chi butta il bambino con l’acqua sporca quando svuota la vasca da bagno.

“Rilegare tutte le cose”

L’uomo certamente non può fare a meno di interrogarsi – continuamente e in maniera lucidamente, spietatamente laica – sul suo “essere religioso”; ma alla fin fine non può fare a meno di rinunciare del tutto a questa sua natura profondamente, intrinsecamente religiosa. Perché il suo stesso interrogarsi, porsi dubbi e domande, il suo stesso depurare miti e rituali di un tempo, fanno parte intrinseca di questa sua connaturata e profonda religiosità. Che tende a “rilegare” (sta qui l’etimo della parola “religione”) tutte le cose, anche quelle apparentemente lontanissime tra di loro; a trovare – in altre parole – l’essenza e l’unità del Tutto.


  • Mai tanti morti tra i civili, donne e bambini, come a Gaza
    …e nel Tg1 delle 13 le aperture su Gaza, con poco rispetto dell’attualità, riguardavano ancora oggi le malefatte e le minacce di Hamas e soltanto dopo cronaca e immagini di stragi e macerie procurate dall’invasione israeliana. Ma l’esodo forzato dei palestinesi inseguiti dai carri armati israeliani verso l’Egitto non può che riportare alla mente quello negli stessi luoghi degli ebrei inseguiti dai carri del Faraone. Forse Israele non riuscirà a distruggere Hamas, ma è già riuscito a distruggere Gaza. (nandocan)
  • COP 28 a Dubai
    ”Il petrolio non è responsabile dei danni all’ambiente”. “Ci vuole più atomo per salvare il pianeta”. Con questi due clamorosi proclami si chiude la COP 28, a Dubaii. Un mastodontico summit che – invece di entrare nel merito dell’abbattimento delle emissioni di CO2 – ha lanciato una sorta di ”negazionismo camuffato”. Quel pensiero che non rigetta il problema (surriscaldamento), di cui anzi si mostra preoccupato; ma ne elude la soluzione agendo sulla negazione delle cause (combustione fossili) e alterazione dei rimedi (nucleare), per evitare cambiamenti radicali (drastica riduzione dell’energia da fonti fossili).
  • A che punto è la notte
    Come sentinelle abitiamo la notte di quest’epoca. Sapendo che la notte non è per sempre e l’alba arriverà. E sapendo, soprattutto, di non sapere quando arriverà.
  • Crosetto o scherzetto?
    Per il Ministro Crosetto, Halloween continua e così si diverte con uno scherzetto alla magistratura. La tecnica è quella solita della destra: scegliere di colpire i giudici a freddo; evocare come reale una presunta attività eversiva delle toghe con la formula‘’mi dicono che’’ senza citare fonti e fatti.
  • BBC mostra i resti di Gaza, li studia e li analizza, ed è racconto dell’orrore
    Quasi 100 mila edifici distrutti o danneggiati in tutta la Striscia di Gaza (la maggior parte nel Nord) dall’inizio dei bombardamenti israeliani. Questa, la tragica e scioccante contabilità, che emerge dal dettagliato report satellitare commissionato dalla BBC. Mentre le condizioni umanitarie fanno temere una seconda strage con devastanti epidemie.
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