Antonio Cipriani su Remocontro
Ho parlato spesso dell’ipocrisia della politica, ben accompagnata da quella del sistema mediatico. La guerra può essere feroce e inaccettabile o giusta, chirurgica e democratica. Dipende da chi preme il grilletto. I bambini uccisi nelle scuole, gli ospedali bombardati, i civili massacrati rappresentano un crimine contro l’umanità, una evidente violazione del diritto internazionale, oppure un danno collaterale, un diritto di autodifesa, un necessario computo di morti perché così va il mondo, perché così sono le guerre. E la storia poi? Quando esistono ragioni storiche e quando sono un inciampo?
Dalle nostre parti, politici, commentatori, analisti variano sul tema, cambiando posizione rispetto alle efferatezze etiche come maree sotto la luna. Il che è anche comprensibile. Non scelgono le maree, sceglie la luna.
La fanfara del potere
Loro si limitano a mettere l’incompetenza, talvolta condita da faziosità, al servizio della luna di turno. Che poi il barbiere anarchico, alchimista rurale, non ha torto quando dice che dal punto di vista del successo sociale e del portafoglio non serve troppa complessità, non occorrono memoria né disciplina culturale, bastano e avanzano le posizioni semplificate, l’obbedienza al padrone, gli slogan, le parole d’ordine urlate, la discriminazione per mettere su la fanfara del potere.
Dice così, la fanfara del potere. Quell’insieme di mezze cartucce che fingono di fare grandi pensate e si vestono da estremisti del discorso pubblico, con la forza trainante dell’essere sempre e comunque seduti comodamente sul divano caldo dei vincenti, di chi ha denaro, potere economico, influenze e media; di chi detta legge senza preoccuparsi mai della storia, degli effetti, delle scelte obbrobriose in nome di una democrazia che somiglia ogni giorno di più a uno straccio da piedi.
Giornalismo Grandi firme
Penso anche al coraggio leonino mediatico del nostro Giornalismo Grandi Firme. Dalla parte del più forte sempre e comunque. E senza se e senza ma. Pessima rappresentazione di un mestiere che invece esprime straordinarie e coraggiose giornaliste (e coraggiosi giornalisti) che invece di concionare nei salotti buoni sono sul campo, a provare a narrare la realtà senza infingimenti. Bisogna non perderle di vista.
“In buona parte degli studi TV e dei quotidiani, il vocabolario dei diritti umani è scomparso in favore di una narrazione incompetente e faziosa, in cui i giornalisti fanno domande a giornalisti aspettando che appaia il pupazzetto da impallinare come al Luna Park, come allo stadio”. Questa la dichiarazione di Riccardo Noury di Amnesty Italia, quindi un pericoloso fazioso… Più gentile di come lo sono sempre stato io, parla di narrazione incompetente e faziosa. E come dovrebbe essere?
Fossero competenti e liberi non occuperebbero quei posti di compromesso, sarebbero invece dall’altra parte della barricata culturale a battersi contro l’ipocrisia dell’epoca. Che è un male feroce dal quale dobbiamo liberarci prima che sia troppo tardi.
- Sulla valutazione dei magistratiSi vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
- ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric SalernoAltri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
- La differenzaÈ infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
- ScendereMi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
- La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con IsraeleLa feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington