Lasciando che il poco e il niente prendano spazio

L’editoriale domenicale di Antonio Cipriani per un Ferragosto davvero buono (e a tutti gli amici buon ferragosto anche da nandocan)

di Antonio Cipriani, 14 agosto 2022 – Ci si incontra per la strada, di sera col sole che scompare dietro il paese, e qualcuno saluta con un: che fate passeggiate? Col cane al guinzaglio, nella strada parallela a quella di Vald’O e di casa, chiacchierando a passi lenti, uno che cosa potrebbe fare di diverso dal passeggiare? Frescheggiate, quindi… Già.

Poetica del saluto estivo, quando è caldo, troppo caldo; quando rinfresca, quando non piove da mesi e quando è piovuto ma poco e quindi l’aria è densa di umidità. Poi c’è quando piove troppo, e i panni sono stesi, e quando la grandine fa danni.

Insomma, la vita. E la sua rappresentazione incidentale nel breve spazio di un incontro. Per parlare d’altro. Per scambiarsi il sorriso. Per continuare a passeggiare, frescheggiare, col canetto al guinzaglio, lasciando scegliere al suo naso umido la strada da percorrere. Una deriva la nostra al seguito della sua, olfattiva. Verso altri incontri, altre constatazioni sull’azione compiuta, sulla stagione, sulla pioggia, sul deserto di quest’anno, sul fatto che sono tutti al mare. O tutti in montagna, o tutti all’estero.

Momenti delicati e gentili. Ci si ferma il giusto. Due battute e via. Riempiendo lo spazio del saluto con qualcosa di semplice.

E io che ho sempre detestato queste inutilità, ora le adoro. Quasi le attendo con gioia nel cuore. Aspetto all’angolo della strada la anziana col bastone e il cappellino di paglia che sta arrivando e che mi parlerà del sole caldo e dell’ombra, dell’ora giusta per uscire a comprare il pane. Mi godo il momento dello scambio. Mi sembra un abbraccio con persone che conosco appena e che portano con sé un mondo, un peso o una leggerezza, un silenzio. Poi un cenno con la testa, una parola. Un tessuto di umanità. Di vita oziosa, come passeggiare senza meta, sorridere, scambiarsi lo sguardo: lasciare che il poco e il niente prendano spazio.

Anche sulla soglia di Vald’O si volge il rituale del saluto, e del dialogo. Mi interesso del tempo e facendolo mi interesso dell’altro che senza meta vaga, o magari va dalla figlia o a prendere un gelato. Mi prendo cura del mondo e il mondo si prende cura di me. Anche nel frescheggiare della sera, dopo una giornata troppo afosa, in una linea d’ombra esistenziale talvolta difficile, sempre dolce.


  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
  • Professione reporter dopo il 7 ottobre. I dubbi di Eric Salerno (e non soltanto)
    Come è stata l’informazione dal 7 ottobre a oggi, ossia da quando i palestinesi –‘militanti di Hamas’, ‘terroristi’, ‘nazisti’, ‘criminali di guerra’, ‘partigiani’, ‘combattenti per la libertà’ o altri termini scelti da chi giudicava e raccontava – hanno dato l’assalto a Israele? Cosa sono oggi i giornalisti o fotografi ‘embedded’? Cosa rappresentano i palestinesi arabi che lavorano per i grandi media; giovani o meno che raccontano da Gaza? E la stampa israeliana? Quella italiana?
  • Pazzo
    Guardo l’Argentina e penso all’Italia. Nella nazione del Sud America la povertà si è talmente diffusa da risucchiare nell’angoscia metà della popolazione. I poveri prima smettono di votare (astensione), dopo scelgono il ”pazzo” più distruttivo del sistema che li ha affamati.  E questo processo è più rapido se c’è l’elezione diretta del presidente (o del premier). (Marnetto)

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