di nandocan
La laicità dello Stato può coesistere con la multiculturalità nel mondo di oggi? La risposta positiva potrebbe apparire ovvia se la domanda non fosse legittimata da alcune decisioni anche recenti del governo francese in merito al comportamento degli immigrati, ad esempio per quanto riguarda l’abbigliamento. La più recente quella della messa al bando dell’abaya, tradizionale abito femminile islamico, dalle scuole pubbliche, che riapriranno i battenti il 4 settembre. «Quando si entra in una classe – ha dichiarato il ministro della pubblica istruzione Attal – non si deve poter identificare la religione degli alunni guardandoli».
Scuole statali e simboli religiosi
“La stretta non è un fulmine a ciel sereno”, ha commentato al riguardo “l’ Avvenire”, “da quasi un anno i dirigenti scolastici chiedevano al governo ‘istruzioni chiare’ su come disciplinare l’abbigliamento in aula degli studenti musulmani. Lo aveva chiesto anche il Consiglio francese per la laicità e i valori della Repubblica per non lasciare i presidi in balia di scelte estemporanee”. La questione non riguarda dettagli di stile ma l’applicazione della legge del 2004 che vieta i simboli religiosi nelle scuole statali. Compresi il velo islamico, la kippa ebraica, i turbanti sikh e le croci cristiane. Tuttavia, precisa il quotidiano cattolico, mentre il Consiglio francese della fede musulmana si era espresso nel senso che nessun capo di abbigliamento della tradizione islamica doveva considerarsi un simbolo religioso, il governo di Élisabeth Borne sembra orientato diversamente.
la scuola “santuario secolare”
La “stretta” contro l’abaya , anticipata in una riunione con i provveditori regionali, é stata confermata dal ministro Attal nella conferenza stampa tenuta come consueto all’inizio dell’anno scolastico. “Laicità significa libertà di emanciparsi attraverso la scuola», ha spiegato, e l’abaya è «un gesto religioso» che mina il «santuario secolare che la scuola deve essere». Il portavoce del Governo, Olivier Veran, ha chiarito che l’abaya è un «abito chiaramente religioso» che Parigi ha finora tollerato. Tuttavia, ha tagliato corto, «non si va a scuola per fare proselitismo religioso ma per imparare».
Secondo il leader della sinistra francese, Jean-Luc Me’lenchon, dichiarazioni dl genere rischiano di «polarizzare ulteriormente lo scontro politico e dare il via a un’assurda guerra di religione». I politici di destra, invece, scrive il corrispondente dell’Avvenire, “già pensano ad estendere la messa al bando alle università e persino alle mamme che accompagnano i bambini nelle gite scolastiche”.
Laicismo ideologico o islamofobia?
Diversamente da Massimo Marnetto, che vi dedica il suo commento di oggi, io ritengo questo genere di divieti altrettanto inaccettabili da una “moderna democrazia” quanto la loro imposizione. Mi spiego. Se il velo o la tunica fossero imposti, per esempio, in una scuola musulmana di Parigi o di Roma, allora sì che sarebbe giusto invocare la Costituzione sulla laicità dello Stato. Ma l’uso del velo musulmano, che non è di alcun turbamento dell’ordine pubblico, richiede a mio avviso soltanto il rispetto, oltre che la tolleranza, della libertà religiosa. Un rispetto rispetto a cui la stessa Costituzione richiama quando non contrasti con il nostro ordinamento giuridico.
Che gli studenti di una scuola, bianchi o neri, atei, cristiani o musulmani, siano educati a vivere insieme nella diversità e dunque anche nel pluralismo delle fedi (siamo tutti in qualche modo credenti), delle idee e dei giudizi su quello che ritengono dignitoso oppure “umiliante” per loro, non mi pare affatto una cattiva idea. O preferiamo scoraggiare le ragazze musulmane dal frequentare le scuole europee?
- Usa ed Europa non più al centro del mondoUsa ed Europa non più al centro del mondo.Il mondo nuovo su cui pochi oggi capiscono qualcosa, mentre due voti a distanza di migliaia di chilometri da Bratislava a Washington segnano il futuro della guerra in Ucraina. Dopo G7, G20, Brics, Onu, la politica dei blocchi cambia ancora, prova ad analizzate Avvenire, preoccupato. Usa ed Europa sempre più sgraditi, mentre la Russia, nonostante la guerra, resta forte. E la Cina è pronta ad abbandonare il soft power armandosi rapidamente. E gli emergenti premono, il segnale ultimo.
- SintoniaNel Sinodo, la Chiesa Cattolica si interroga sulla propria sintonia con la storia. I temi (dubia) toccano il sacerdozio femminile, il rapporto con divorziati, minoranze sessuali e la ferita sempre aperta degli abusi sessuali del clero. Riuscirà Francesco ad aggiornare la dottrina, superando l’ostruzionismo della frangia fondamentalista che vede in ogni aggiornamento teologico un’eresia?
- Un giudice a CataniaDall ‘Avvenire di oggi: “Giorgia Meloni interviene con durezza sulla recente sentenza del tribunale di Catania che ha “liberato” quattro migranti sbarcati a Lampedusa e trasferiti nel centro di Pozzallo: «Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti – scrive sui social la premier in prima mattinata -. Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l’immigrazione illegale di massa».
- Ci risiamoNon so quanto la prospettiva di un governo tecnico sia d’attualità, vista la maggioranza ancora solida che sorregge il governo Meloni. Ciò premesso, la penso anch’io come Gilioli – ieri caporedattore di Espresso-repubblica e oggi direttore di Radio popolare. Basta con questa storia del governo tecnico, che viene annunciato ma in realtà suggerito dai “giornaloni”. Come ogni volta che un governo, di destra o di sinistra, poco importa, non fa fino in fondo il suo dovere di obbedire in tutto e per tutto alle direttive dell’establishment.
- Assemblea!Sbaglia l’amico Massimo Marnetto a presentarlo come una creatura di Michele Santoro, che ha indubbiamente il merito di avere messo la sua popolarità e abilità comunicativa al servizio di obbiettivi indicati da tempo da Raniero La Valle, Luigi Ferrajoli e “Costituente Terra”. E a darne atto a quest’ultimo era stato proprio lo stesso Santoro intervistato due giorni prima dalla Gruber a “Otto e mezzo”.