Meditando Panikkar – 6 . “Ogni esperienza umana , per quanto “mistica”, è un’esperienza corporale. Tanto nella memoria quanto nell’interpretazione il corpo ha un ruolo da svolgere...Dire che solo l’esperienza cristiana o quella teista è quella valida implica riferire alla pura esperienza attributi che non le appartengono in quanto pura esperienza. Gli autentici mistici non discutono”. In queste pagine ho messo una serie di pensieri e massime che ho liberamente estratto dal libro di Raimon Panikkar “Mistica pienezza di vita”, dove per mistica si intende l’esperienza personale del mistero che avvolge tutti, credenti e non credenti.*

Una “conoscenza” senza amore
Una “conoscenza” senza amore, la si definisca intellettuale o filosofica, si limita a imbastire relazioni tra diversi pensieri e a trovare fra loro connessioni teoriche con, però, poca o nessuna rilevanza né per la vita particolare dell’individuo né per l’esistenza umana – a meno che qualcuno incarni quelle idee nella sua esperienza. La sola ragione non è esperienza, se si limita a trovare nessi tra idee e non si lascia fecondare dall’amore.
La pura esperienza non si conosce né per induzione né per deduzione.
Dire che solo l’esperienza cristiana o quella teista è quella valida implica riferire alla pura esperienza attributi che non le appartengono in quanto pura esperienza. Gli autentici mistici non discutono.
L’esperienza mistica non separa l’immanenza dalla trascendenza
Il Nulla è il nocciolo dell’esperienza mistica.
Il Nulla è il nocciolo dell’esperienza mistica. La dimensione mistica della realtà è più connaturata al buddismo che alle filosofie dell’Essere.
Il nulla non è (neppure nulla). Il discorso sul nulla trascende il principio di non contraddizione ma non lo nega. L’esperienza della vacuità, come quella dell’essere, è un’esperienza primordiale.
Il pluralismo non è un concetto ma un atteggiamento.
Nelle “filosofie del Nulla” non esiste un luogo metafisico per il “dover essere”, in ultima analisi per l’etica in quanto tale – il che non significa che sono immorali.
Il vocabolo non è la cosa ma senza una parola (sulla cosa) la tal cosa non esiste. L’essere abita nella parola e la parola è abitata dal pensiero. L’essere parla e il pensiero ascolta.
La Parola è la primogenita della realtà
La Parola, che è tale solamente quando la si pronuncia, la si ascolta e la si comprende, è la primogenita della realtà. Mediatrice e non intermediaria, ma può rivelare solo tacendo, ha bisogno del silenzio.
Quando viviamo un’esperienza è il suo perdurare nella memoria che ci consente di parlarne, ma la memoria deforma o almeno trasforma l’esperienza, così come può farcela rivivere.
L’esperienza rivissuta è diversa, perché il soggetto è cambiato. Ogni esperienza è inseparabile dal soggetto che la vive, dunque non è trasferibile.
Ogni esperienza umana è un’esperienza corporale.
Ogni esperienza umana , per quanto “mistica”, è un’esperienza corporale. Tanto nella memoria quanto nell’interpretazione il corpo ha un ruolo da svolgere.
La mentalità contemporanea confonde l’esperienza con la sua interpretazione e l’interpretazione con la conoscenza della sua genesi.
Possiamo distinguere ma non separare l’esperienza dalla sua interpretazione. Ogni esperienza, in quanto primaria, è irriducibile alla sua interpretazione.
L’esperienza autentica trasforma la nostra vita, penetra nel Corpo Mistico della realtà. “L’esperienza è madre della scienza”.
*Chi legittimamente teme l’arbitrarietà della mia selezione, sia pure priva di aggiunte e commenti, può consultare il testo di Panikkar “Mistica pienezza di vita”, edito da Jaca Book. Una breve presentazione dell’autore è nella pagina “Meditando Panikkar”. Un sito in cinque lingue cliccando qui