a Raimon Pannikar*
(provando a dire in versi quello che la teologia ecclesiastica non perdona)
In principio era il verbo che la mente volle per nido e dal silenzio trasse il primo grido. Aprì lo spazio, il tempo ed alla mente donò coscienza, al mondo delle cose differenza. Misteriosa uguaglianza del creato con il creatore e sono il Padre, il Figlio e il loro amore. La vita eterna è questa, che non chiude l'uomo nell'Io e non attende in paradiso Dio. 3 luglio 2006
*Raimon Panikkar è morto il 26 agosto 2010 nella sua casa nei pressi di Barcellona. E’ morto ma senza lasciarci, tanto vivo è il ricordo che conserveremo di lui. Non ho incontrato nella mia vita nessun sacerdote o religioso che fosse, come lui, intellettualmente vivace, incredibilmente colto, umile e aperto al dialogo, innamorato della vita come della fede.
Una fede che non era visione dogmatica dell’al di là – a cui non credeva – ma semmai muta esperienza contemplativa del mistero che tutti ci avvolge. Insieme cristiano, indù e buddista, così diceva di essere. Il suo contributo di predicatore, conferenziere e saggista al dialogo interreligioso è stato probabilmente senza pari. Informazioni sulla vita e le opere di Raimon Panikkar sono facilmente reperibili in un sito in cinque lingue cliccando qui

Meditando Panikkar
In questo come negli altri articoli che seguiranno troverete una serie di pensieri e massime che ho liberamente estratto dall’opera di Raimon Panikkar “Mistica pienezza di vita”. Dove per mistica si intende l’esperienza personale del mistero che avvolge tutti, credenti e non credenti.
La nuova innocenza
- La coscienza della realtà è la stessa realtà che ha coscienza di se stessa (to realize).
- Non disprezzare la ragione, ma non porre la fiducia in essa e aprire il terzo occhio. Essere un cuore puro che non attende ricompensa. Vivere il presente, agire senza perché.
- Un livello di coscienza libero dalla concettualizzazione. Agire senza calcolo. E’ l’amore che dirige anche se la ragione ha potere di veto.
- Solo chi non cerca niente può essere libero. Conoscere completamente se stessi è impossibile. Conoscendomi per quello che sono non avrei libertà.
- Quando si è qualcosa, il non sapere è mortale. Quando non si è nulla, il non sapere è liberatorio. L’uomo è questo stato di mezzo tra l’essere e il nulla.
- Non possiamo conoscere il non conosciuto, siamo costretti a superare la conoscenza con la non conoscenza, per mezzo di un balzo di fede, fiducia, sentimento, intuizione.
- Un centro che non è né in Dio né nel cosmo e nemmeno nell’uomo, ma un centro mobile che può ogni volta essere trovato soltanto nell’intersezione dei tre.