Roma, 21 luglio 2021 – «I processi che durano troppo che diventano un ostacolo alla lotta alla corruzione». Torna giustamente a ricordarceli l’Unione europea nel suo rapporto sullo Stato di diritto nei Paesi dell’Unione. Giusto, il governo Draghi sta già provvedendo con la riforma Cartabia all’esame del Parlamento. Se i processi di appello per corruzione dopo una condanna o un’assoluzione in primo grado durano più di due anni dopo che l’appello viene presentato dal difensore o dal pubblico ministero, la Corte dovrà dichiararli IMPROCEDIBILI. Gli assolti rimarranno assolti, i condannati non saranno più condannati e non ostacoleranno più la lotta alla corruzione che tuttavia potrà sempre proseguire sul piano morale.
Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro: Il procuratore di Catanzaro in commissione giustizia della Camera: “Con nuova prescrizione diminuisce sicurezza, converrà delinquere”.
Giancarlo Caselli, ex procuratore di Torino:“se entro due anni non si conclude la fase d’appello, il processo svanisce nel nulla. Come con la prescrizione, che però in questo caso si chiama “non procedibilità”.
Piercamillo Davigo, Cons. sup,Mag. “Un’amnistia di fatto che non riduce il carico sui tribunali”
Franco Coppi, il più noto dei penalisti italiani: “ Ovviamente la pena inflitta in primo grado non potrebbe essere eseguita: una norma che lo consentisse verrebbe senza dubbio dichiarata incostituzionale. Ma mi metto nei panni di una parte civile, che nel processo di primo grado ha visto riconosciuto il diritto a un risarcimento: se l’appello non si celebra in tempo, che se ne fa di questo riconoscimento? Dall’altra parte, l’imputato può ben dire che se si fosse celebrato l’appello lui sarebbe stato assolto… Insomma, un groviglio. A questo punto sarebbe stato meglio tenersi la riforma Bonafede e buonanotte. Se non altro aveva il pregio della chiarezza“.
Dono
***di Massimo Marnetto, 21 luglio 2021 – E’ talmente dannosa la riforma della giustizia, che le domande fioccano: la Cartabia non sa qual è la situazione? Non capisce le conseguenze devastanti della sua proposta? O magari sa, ma la sua propensione all’obbedienza (Comunione e Liberazione) le impone di non farsi attraversare da dubbi?
Forse la risposta a questi interrogativi sta negli anni di Tangentopoli, quando la magistratura si mise a perseguire i reati dei politici. Da allora, la politica ha fatto di tutto per rendere inefficiente la magistratura: leggi complicanti, diminuzione di fondi, buchi negli organici, transizione digitale nei processi quasi nulla.
Insomma, c’è un conflitto d’interessi sull’efficienza della legge: i politici, spesso coinvolti in reati, vogliono l’impunità per loro e le lobby che li foraggiano. E non potendola richiedere esplicitamente, mettono bastoni tra le ruote dei processi, a costo di lasciare molte vittime dei reati senza sentenze.
La Ministra Cartabia non è una comparsa; è stata presidente della Corte Costituzionale. Ma sembra voler compiacere il potere con il dono più gradito: il processo “libera-tutti”. A buon rendere, ovviamente. In attesa che si liberi un posto al Quirinale e Draghi abbia altro da fare.