I droni Usa di Sigonella nella guerra di Israele e armi via Sicilia

da Remocontro

Prima operazione di intelligence, riconoscimento e sorveglianza di potenziali ‘obiettivi’ di un drone Northrop Grumman RQ-4D ‘Global Hawk’ di US Air Force nel teatro di guerra del Mediterraneo orientale, segnala Antonio Mazzeo su ‘Pagine Esteri’. E Armi Usa per Israele via Sicilia verso la base aerea israeliana di Nevatim, nel deserto del Negev.
Sigonella con la vicina baia di Augusta (Siracusa), pontile e deposito carburante e munizioni della NATO. Nella base 34 comandi strategici statunitensi, «il secondo più grande centro di comando militare marittimo al mondo dopo quello del Bahrain». Sigonella ‘The Hub of the Med’, cioè il fulcro del Mediterraneo

Base Usa-Nato di Sigonella, Sicilia, Italia

«Mercoledì 15 novembre il velivolo senza pilota è decollato dalla base siciliana di Sigonella per raggiungere il Mediterraneo orientale dove ha svolto una missione spia di fronte le coste della Siria meridionale e del Libano».

Le forze armate USA, hanno dato il via a numerose missioni di pattugliamento e sorveglianza nella regione dopo lo scoppio del conflitto tra Hamas e le forze armate israeliane e i massicci bombardamenti di Gaza, insiste il cronista che sa, e ora entra nei dettagli. «Le attività erano state svolte fino ad ora però solo con i velivoli P-8A ‘Poseidon’ di US Navy e i droni ‘Reaper’ di US Air Force, decollati tutti da NAS Sigonella. Adesso fanno la loro comparsa a supporto degli strike israeliani anche i grandi droni ‘Global Hawk’».

Armi Usa per Israele via Sicilia

«Sigonella è stata utilizzata dalle forze armate USA anche come base di transito degli aerei cargo C-17A Globemaster lll che stanno trasferendo armi, munizioni e apparecchiature belliche dagli Stati Uniti d’America (via Ramstein, Germania) fino alla base aerea israeliana di Nevatim, nel deserto del Negev, a pochi km dalla città di Beersheba». Sul diretto coinvolgimento bellico del territorio italiano il governo non risulta (solo a noi?) abbia detto parola o qualsiasi tipo di informativa, nemmeno al Parlamento.

Ponte aereo chiave

Nel 2009, dopo otto anni di guerra globale al terrorismo e alla vigilia dell’offensiva in Libia contro il regime di Mu’ammar Gheddafi, il Comando delle forze armate USA pubblicava l’Air Mobility Master Plan, il Piano strategico per la Mobilità Aerea, ritenuta l’elemento chiave per consentire alle forze aeree di potenziare le capacità di proiezione, penetrazione e distruzione in tutto il pianeta.

«Le località che noi suggeriamo per le missioni dei velivoli tanker sono Mildenhall, Fairford, Moron, Souda Bay (Creta), Lajes e Sigonella».

Sigonella Usa-Nato strategica

Sin dai primi passaggi, gli esperti del Pentagono si dichiaravano convinti che per posizione geografica e rilevanza strategica, dovesse essere proprio la grande base USA e NATO siciliana ad assumere un ruolo centrale nelle operazioni di trasferimento degli assetti aerei USA verso il continente africano e il Medio oriente.

«Sigonella, in particolare, assicura possibilità operative ed efficienze che non hanno le altre località in esame», riportava il White Paper Air Mobility Command.

Rifornimento in volo e tanto altro

«Né il piano di potenziamento di Sigonella per le operazioni di rifornimento in volo, né quello relativo al dislocamento dei droni d’intelligence e d’attacco USA saranno discussi dal Parlamento italiano», scriveva sempre Mazzeo già due anni fa. «Nella base USA-NATO è un proliferare di cantieri: 14 nuovi edifici che ospiteranno centrali radio, uffici, caserme, hangar e officine di manutenzione».

Droni killer e Cruise atomici e anti armi ABC

Sigonella – scopriamo (ma altri sapevano)- oltre ai droni spia (tanti veri), operano anche i «droni killer Reaper che le forze armate degli Stati Uniti hanno dislocato da anni nella base siciliana». Oltre ad aver fatto da base di arrivo, supporto e manutenzione dei missili Cruise con testata atomica installati nel vicino aeroporto di Comiso (Ragusa). Dal 2018 è in funzione la stazione ‘di pronto allarme’ per missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. La fine del mondo.

Sigonella ‘The Hub of the Med’

Nella primavera 2024 e 42 milioni di dollari dopo, entrerà in funzione a Sigonella uno dei principali centri di comunicazione delle forze armate USA a livello mondiale. Con la vicina baia di Augusta (Siracusa), pontile e deposito carburante e munizioni della NATO. Nella base hanno sede ben 34 comandi strategici statunitensi, «il secondo più grande centro di comando militare marittimo al mondo dopo quello del Bahrain». Per vertici statunitensi, ‘The Hub of the Med’, cioè il fulcro del Mediterraneo.

Le tante guerre via Sicilia

«E in verità sin dagli anni del conflitto in Vietnam, l’installazione siciliana ha sempre esercitato un ruolo determinante per i trasferimenti di uomini e mezzi verso i teatri di guerra o quale piattaforma di lancio per gli attacchi aeronavali».

Un elenco? Contro la Libia di Gheddafi negli anni ’80; in Libano nell’82; prima e seconda guerra del Golfo; bombardamenti alleati in Kosovo e in Serbia 1999 e quelli in Afghanistan, Iraq e Siria nel XXI secolo. E il variegato e oscuro antiterrorismo (a Sirte gli USA hanno effettuato ben 495 attacchi missilistici, il 60% dei quali con Reaper decollati in buona parte dalla Sicilia), per arrivare all’attualità Ucraina, soprattutto sopra la Crimea. Ma di questo ci occuperemo prossimamente.

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    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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