Benvenuto al professor Giovanni Lamagna, di Napoli, filosofo e blogger, che aggiunge da oggi la sua collaborazione a nandocan magazine (nandocan)

***di Giovanni Lamagna, 8 febbraio 2021 – Di questo Presidente del Consiglio incaricato si esalta da più parti (oltre alle doti tecnico-professionali) la estrema riservatezza del carattere e della personalità.
Che effettivamente risulta a tutti abbastanza evidente e incontestabile, perfino nella postura, specie quando sta seduto, che appare molto simile a quella di una sfinge.
Della sua vita privata si sa poco: e questo è indubbiamente un bene; nella società dello spettacolo avere a capo del governo un uomo che in tanti anni di vita pubblica è stato capace di sfuggire ai riflettori del gossip non sarebbe certamente un male.
Se questa riservatezza, però, si estende (e mi pare si estenda) anche alla dimensione pubblica o, meglio, diciamolo pure, politica del personaggio, allora mi chiedo se essa sia da considerare ancora una virtù.
Di un uomo riservato nel privato che assurge a personaggio pubblico i cittadini avrebbero il diritto di conoscere il pensiero e la cultura politici, se non proprio la vicinanza partitica, prima di riconoscergli ed affidargli un incarico di governo politico.
Ecco perché quella che considero anch’io una virtù quando si riferisce alla vita privata, la riservatezza, la considero non solo una non virtù, ma addirittura un difetto, se essa si estende anche alla dimensione pubblica-politica.
Confondere la riservatezza politica con un presunto ruolo trans-politico o puramente tecnico confonde solo le acque, ingenera equivoci addirittura sospetti, perché chi assume incarichi politici non farà mai scelte del tutto neutre, da puro tecnico super partes, ma farà sempre precise scelte politiche e di parte.
Per questo è legittimo – o, meglio, sarebbe stato – legittimo , prima ancora che gli venisse affidato l’incarico di provare a formare un nuovo governo, sapere Mario Draghi da che parte sta.
Né basta sapere di lui che è un convinto e strenuo europeista. Perché in Europa c’è una pluralità di famiglie e culture politiche tutte convintamente europeiste, che però sul modo concreto di costruire l’Europa hanno e mettono in pratica idee profondamente diverse tra di loro.
Mario Draghi a quale di queste famiglie e culture politiche si sente più vicino? A quale di esse intende ispirarsi nella sua prossima azione di capo del governo italiano che sta per nascere? Non sarebbe stato un nostro diritto di cittadini saperlo prima ancora che gli venisse affidato l’incarico?