Alessandro Gilioli su Facebook
Sì però che palle questa cosa del governo tecnico che i giornali di Elkann tutti i santi giorni ci dicono che è lì dietro l’angolo, anzi sta arrivando, uh guarda arriva arriva.
Allora, siccome ci siamo già passati due o tre volte un po’ siamo esperti in merito quindi
1) Sappiamo che il governo tecnico, insomma quello che va bene all’economia alla finanza etc, per motivi oscuri invece non va bene agli elettori, quindi magari salva la ghirba allo spread sul breve, ma fa un casino della madonna sul mediolungo, crea reazioni di pancia incazzose e diffuse, sputtana e soffoca la democrazia indebolendola oltre ogni limite, allontana anzi stacca la rappresentanza dagli elettori, carbura infine ogni possibile nazionalismo e fascismo.
2) Sappiamo pure che i partiti che ci cascano e ne fanno le loro bandiere, agende Monti agende Draghi e altre agende a piacere, sostanzialmente si suicidano, quindi non mi è chiaro perchè Schlein e Conte non dicano ora, anzi ieri, “mai appoggi a governi tecnici piuttosto elezioni ma la democrazia viene prima cazzo”.
Basta coi governi tecnici
Non so quanto la prospettiva di un governo tecnico sia d’attualità, vista la maggioranza ancora solida che sorregge il governo Meloni. Ciò premesso, la penso anch’io come Gilioli – ieri caporedattore di Espresso-repubblica e oggi direttore di Radio popolare. Basta con questa storia del governo tecnico, che viene annunciato ma in realtà suggerito dai “giornaloni”. Come ogni volta che un governo, di destra o di sinistra, poco importa, non fa fino in fondo il suo dovere di obbedire in tutto e per tutto alle direttive dell’establishment. Quando, dopo aver battezzato l’infelice avventura renziana per cancellare anche quel po’ di rosso che restava sulle bandiere della sinistra e poi scongiurato il pericolo di una riscossa bocciando l’alleanza pd 5 stelle nel governo Conte, hanno finalmente coronato il sogno di una Repubblica di Draghi. Il risultato delle loro fatiche è stato la fuga nell’astensione dell’elettorato di sinistra e il trionfo delle destre. Ora che nonostante la buona volontà e l’atlantismo della Meloni il suo governo accenna a qualche difficoltà, tornano a cercare in un governo tecnico l’interlocutore ideale. Mi aspetto anch’io come Gilioli che Schlein e Conte mettano da parte la rivalità e rispondano: anche no, grazie, abbiamo già dato. (nandocan).
- Sulla valutazione dei magistratiSi vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
- ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric SalernoAltri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
- La differenzaÈ infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
- ScendereMi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
- La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con IsraeleLa feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington