5. Protezionismo, rapporti centro-periferia e sistemi-mondo

L’ascesa dell’Europa

Per quanto riguarda l’ascesa dell’Europa, nei secoli XVIII e XIX, al rango di maggiore potenza in campo, la sua notevole specificità è l’uso smodato e spregiudicato della forza militare su scala mondiale, in assenza di un serio contrappeso interno o esterno. Le prime compagnie commerciali europee, come l’East India Company britannica (EIC), o la Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC), si possono paragonare a vere proprie imprese di brigantaggio militarizzato transnazionale, con eserciti privati e controllo sistematico di popolazioni intere.

È bene precisare che il protezionismo ha promosso in misura determinante non solo l’ascesa dell’Europa al rango di maggiore potenza in campo, ma anche quasi tutte le esperienze positive di sviluppo economico nella storia. Solamente dopo aver stabilito la propria supremazia su determinati prodotti, i paesi divenuti egemoni aprono al discorso sul libero scambio, il che in pratica si risolve spesso, per loro, nel sottomettere altri paesi meno avanzati anche per lunghi periodi.

Trattati diseguali

La sottovalutazione della capacità fiscale e militare del Regno Unito nella “prima guerra dell’oppio” (1839-1842) portò a una rapida disfatta dei cinesi. I britannici inviarono una flotta che bombardò Canton e Shanghai, ottenendo così che nel 1842 venisse sottoscritto il primo dei “trattati diseguali” (secondo l’espressione coniata da Sun Yat-Sen nel 1924). Il trattato obbligava i cinesi a versare una compensazione finanziaria per l’oppio distrutto e per le spese di guerra, nonché ad accordare privilegi legali e fiscali ai commercianti britannici e a cedere l’isola di Hong Kong al Regno Unito.

Una volta sottrattasi alla tutela coloniale, occidentale e giapponese al tempo stesso, la Cina, dopo alcuni decenni di incertezza, è riuscita, a partire dall’inizio degli anni ottanta del XX secolo, a elaborare una propria strategia di sviluppo che l’ha condotta a esercitare il primato su molte economie asiatiche e africane più povere e meno avvantaggiate.

Colonialismo e dominio militare

Rimane il fatto che, sviluppando tecniche finanziarie commerciali a livello mondiale, gli europei contribuirono a creare una serie di infrastrutture e di “vantaggi comparati” che si sarebbero rivelati decisivi nell’età del capitalismo industriale e finanziario globalizzato della fine del XIX secolo e dei primi anni del 20º.

Riassumendo, il colonialismo e il dominio militare hanno permesso ai paesi occidentali di organizzare a loro profitto l’economia-mondo e di porre il resto del pianeta in una posizione periferica destinata a durare a lungo.

Storia economica e sociale, storia della costruzione dello Stato

Tutti i fattori religiosi, ideologici e antropologici fin qui considerati hanno avuto sicuramente una grande importanza nella storia dell’Europa e delle altre parti del mondo, e sarebbe illusorio e puerile pretendere di individuare in questo complesso di elementi la causa ultima della traiettoria storica che alla fine si è compiuta.

Per il momento, mi pare più utile prendere atto che lo sviluppo del capitalismo occidentale mondiale ha avuto i suoi fondamenti nella divisione internazionale del lavoro e nello sfruttamento incontrollato delle risorse naturali e umane del pianeta; e che nella storia del mondo hanno avuto un peso fondamentale i rapporti di forza tra potenze statali.

Il punto più rilevante è che la costruzione dello Stato non pone semplicemente in gioco lo sviluppo di una capacità fiscale o militare. Essa implica inscindibilmente, determinate visioni del mondo, ideologie, identità, istituzioni, lingue, “comunità immaginarie”, in grado di legare milioni di persone che non si sono mai incontrate e che non si incontreranno mai, e che tuttavia accettano, di buon grado o meno, di obbedire alle regole di una comune autorità statale.

La storia del capitalismo e dello sviluppo economico implica, in una misura che è basilare, la storia dello Stato e del potere: il che la rende profondamente politica e ideologica.


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