24. Dalla guerra tra capitalismi alla battaglia tra socialismi

L’unico vero limite della politica monetaria è l’inflazione. Fino a che non esiste un aumento sostanziale dei prezzi al consumo, nessuna valida ragione si oppone al fatto che si stampi moneta e si emetta liquidità, se ciò contribuisce a finanziare politiche utili come la lotta contro la disoccupazione, la garanzia dell’impiego, la riqualificazione energetica degli edifici o gli investimenti pubblici nel campo della sanità, dell’istruzione e delle energie rinnovabili.

da “una breve storia dell’uguaglianza” di Thomas Piketty*

* Di questo libro ho pensato di proporre gradualmente sul blog, a scopo divulgativo, i brani che ritengo più significativi. La pandemia come la crisi politica, economica e ambientale che l’ha preceduta e accompagnata fanno oggi dell’ingiustizia sociale il problema più scottante per l’umanità. Nella sua “breve storia”, di cui raccomando la lettura integrale, Piketty scrive che “l’eguaglianza è una lotta che può essere vinta e nella quale ci sono sempre varie traiettorie possibili, che dipendono dalla mobilitazione, dalle lotte e da ciò che si apprende dalle lotte precedenti”.

**Thomas Piketty, professore dell’École des Haute Études en Sciences Sociale e dell’École d’Économie de Paris, è autore di numerosi studi storici e teorici che gli hanno fatto meritare nel 2013 il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Il suo libro “Il capitale nel XXI secolo (2014) è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto 2,5 milioni di copie.


Ho difeso in questo libro….

Ho difeso in questo libro la possibilità di un socialismo democratico e federale, decentrato e partecipativo, ecologico e meticcio, che si basa sull’estensione dello stato sociale e dell’imposta progressiva, sulla condivisione del potere nelle imprese, sui risarcimenti post coloniali e sulla lotta contro le discriminazioni, sull’uguaglianza scolastica e sulla carbon tax, sulla graduale demercificazione dell’economia, sulla garanzia dell’impiego e sull’eredità per tutti, sulla drastica riduzione delle disparità monetarie e su un sistema elettorale e mediatico finalmente indipendente dal potere del denaro….Sarebbe allora possibile non solo riguadagnare credibilità nei confronti del sud del mondo, ma anche indurre il socialismo autoritario cinese a una revisione interna in termini di trasparenza e di democrazia.

Ci salverà la moneta?

Quale che sia il modello economico adottato, occorre infine insistere sul ruolo essenziale che svolgerà il sistema monetario e finanziario nel corso dei decenni a venire… La moneta è uno strumento indispensabile di politica economica, sociale e climatica, a patto però di non sacralizzarla e di farla circolare, entro un quadro istituzionale coerente che si fonda in particolare sullo stato sociale, sull’imposta progressiva, sul confronto parlamentare e sul controllo democratico.

L’unico vero limite della politica monetaria è l’inflazione. Fino a che non esiste un aumento sostanziale dei prezzi al consumo, nessuna valida ragione si oppone al fatto che si stampi moneta e si emetta liquidità, se ciò contribuisce a finanziare politiche utili come la lotta contro la disoccupazione, la garanzia dell’impiego, la riqualificazione energetica degli edifici o gli investimenti pubblici nel campo della sanità, dell’istruzione e delle energie rinnovabili.

In casi di rapido collasso dell’economia legato a una crisi finanziaria o pandemica o a una catastrofe naturale o climatica, le banche centrali sono le uniche istituzioni pubbliche capaci di reagire abbastanza in fretta per evitare default a cascata o la crescita esponenziale della povertà.

Uno schema di pensiero relativamente conservatore.

Il problema è che le politiche monetarie adottate nel 2008 e nel 2020 continuano a rientrare in uno schema di pensiero relativamente conservatore. Riassumendo, si è fatto abbondantemente ricorso all’arma della liquidità per salvare le banche i banchieri, ma ci si mostra ben più esitanti quando si tratta di salvare il pianeta, di ridurre le disuguaglianze o di liberare il potere pubblico dal peso dei debiti accumulati in seguito a crisi o a vari salvataggi e piani di rilancio del settore privato.

Per i piccoli risparmiatori, i tassi di interesse nulli o negativi non sono certo una buona notizia. Per contro, per chi ha i mezzi per prestiti a tassi bassi e sa individuare dei buoni investimenti, è possibile ottenere ottimi rendimenti.

Insomma, il fatto di immettere liquidità e di acquistare titoli finanziari ha contribuito a dopare le quotazioni azionarie e immobiliari e ad arricchire i più ricchi. Siamo pronti a scommettere che si renderanno necessarie molte lotte prima che le banche centrali diventino un vero strumento democratico al servizio dell’uguaglianza.


  • Sulla valutazione dei magistrati
    Si vuole introdurre la valutazione della Magistratura? Bene, allora li si faccia anche per gli altri poteri dello Stato. Per il Parlamento vedrei bene l’adozione del ‘’criterio di laboriosità’’: un quinto degli onorevoli e senatori più assenteisti nel biennio vengono sostituiti con elezioni suppletive programmate.
  • ‘Peggio del presente, a Gaza, c’è solo il futuro’: Eric Salerno
    Altri ostaggi sono tornati a casa, tutti sembra, in relativamente buone condizioni di salute anche se traumatizzati dal rapimento e dalla prigionia nelle mani degli uomini di Hamas. In Israele manifestazioni di giusta felicità miste a paura per quello che è accaduto il 7 ottobre e per quello che potrebbe ancora succedere. Centinaia di video passano di mano in mano. In Israele e fuori.
  • La differenza
    È infatti enorme la differenza tra la guerra e la pace. E la tragedia è proprio questa, che la guerra si concede una pausa per riprendere ancora più incondizionata di prima. E ciò perché questa non è neanche degna di essere chiamata guerra, perché le guerre si fanno per ottenere qualcosa, che è la posta in gioco della guerra. Invece questa è una guerra che ha per fine la negazione reciproca dell’esistenza dell’altro. E attraverso un rovesciamento di ciò, nella costruzione di una umana convivenza tra i membri del popolo palestinese e i cittadini ebrei dello Stato di Israele, che può istituirsi, non una tregua, ma la pace
  • Scendere
    Mi tocca difendere il Ministro Lollobrigida, perché la sua richiesta di fermata del treno in ritardo, per proseguire in auto, era motivata da un interesse pubblico istituzionale, prevalente su quello privato degli altri passeggeri. Ovvero la sua presenza come Ministro – cioè a nome dello Stato – a Caivano, per inaugurare un parco ad alto valore simbolico, come riscatto di un territorio abbandonato al degrado e alla criminalità. (Marnetto)
  • La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele
    La feroce rappresaglia di Israele nella striscia di Gaza, accompagnata da un’ aggressiva reazione dei coloni nella Giordania occupata, rischia ora di compromettere, a vantaggio di Hamas, anche il fragile compromesso con i paesi arabi moderati, avviato col “patto di Abramo” e la compiaciuta assistenza degli Stati uniti. La Giordania ‘americana’ dice basta e potrebbe rompere con Israele.I Paesi arabi moderati, gli alleati di sempre, il lato debole della geopolitica americana prigioniera di Netanyahu in Medio Oriente. Prima tra tutti la Giordania. Re Abdullah II di fronte alla devastante reazione israeliana ai massacri di Hamas, sta per rivedere la trentennale ‘pacificazione’ con Tel Aviv, ma anche le relazioni privilegiate con Washington
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