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22. Verso un socialismo democratico, ecologico e meticcio

La vera alternativa è il socialismo democratico, partecipativo e federale, ecologico e meticcio, il quale, in fondo, non è che un logico prolungamento di un movimento a lungo termine verso l’uguaglianza iniziato alla fine del XVIII secolo. E perché ciascun paese possa contribuirvi in modo decentralizzato, andranno sviluppate nuove forme di sovranismo a vocazione universale. … Tutte le trasformazioni ricordate in questo libro – si tratti di patto sociale, imposta progressiva, socialismo partecipativo, uguaglianza elettorale e scolastica o uscita dal neo colonialismo – potranno avere luogo solo tramite forti mobilitazioni e lotte di potere.

da “una breve storia dell’uguaglianza” di Thomas Piketty*

* Di questo libro ho pensato di proporre gradualmente sul blog, a scopo divulgativo, i brani che ritengo più significativi. La pandemia come la crisi politica, economica e ambientale che l’ha preceduta e accompagnata fanno oggi dell’ingiustizia sociale il problema più scottante per l’umanità. Nella sua “breve storia”, di cui raccomando la lettura integrale, Piketty scrive che “l’eguaglianza è una lotta che può essere vinta e nella quale ci sono sempre varie traiettorie possibili, che dipendono dalla mobilitazione, dalle lotte e da ciò che si apprende dalle lotte precedenti”.

**Thomas Piketty, professore dell’École des Haute Études en Sciences Sociale e dell’École d’Économie de Paris, è autore di numerosi studi storici e teorici che gli hanno fatto meritare nel 2013 il premio Yrjö Jahnsson, assegnato dalla European Economic Association. Il suo libro “Il capitale nel XXI secolo (2014) è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto 2,5 milioni di copie.


Le forze del cambiamento: riscaldamento climatico e lotta tra ideologie

Tutte le trasformazioni ricordate in questo libro – si tratti di patto sociale, imposta progressiva, socialismo partecipativo, uguaglianza elettorale e scolastica o uscita dal neo colonialismo – potranno avere luogo solo tramite forti mobilitazioni e lotte di potere.

In teoria, ci si potrebbe aspettare che la prospettiva delle catastrofi, sempre meglio preconizzata dagli studi scientifici, sia di per sé sufficiente a provocare le mobilitazioni d’obbligo. Purtroppo, però, è probabile che solo danni tangibili e concreti più devastanti di quelli registrati finora arriveranno ad azzerare la prassi corrente e a rimettere radicalmente in discussione il sistema economico attuale. Oggi come oggi, nessuno può immaginare da quale versante del mondo si manifesteranno, in concreto, le nuove calamità.

Nel momento in cui un numero sufficiente di persone si sarà reso conto delle conseguenze drammatiche dei processi in corso nella stessa vita quotidiana, il loro atteggiamento nei confronti del libero scambio potrebbe cambiare radicalmente. È possibile anche prevedere reazioni ostili contro i paesi e i gruppi che hanno maggiormente contribuito al disastro, a cominciare dalle classi più prospere degli Stati Uniti, senza tuttavia dimenticare le colpe dell’Europa e del resto del mondo.

I paesi del Nord del mondo responsabili di quasi l’80% delle emissioni di CO2 accumulate dall’inizio dell’epoca industriale

I paesi del Nord del mondo, malgrado la percentuale limitata di popolazione (circa il 15% della popolazione mondiale, per l’insieme di Stati Uniti, Canada, Europa, Russia, Giappone), sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni di CO2 accumulate dall’inizio dell’epoca industriale. Un’80% spiegabile con il fatto che le emissioni annue pro capite hanno raggiunto nei paesi occidentali, tra il 1950 e il 2000, livelli estremamente elevati: tra 25 e 30 tonnellate pro capite negli Stati Uniti, attorno alle 15 in Europa.

La Cina fino al 2000 era al di sotto delle 5 t, mentre tra il 2000 e il 2020 ha emesso tra 5 e 10 tonnellate annue pro capite. Considerata la traiettoria osservata fin qui, arriverà a raggiungere i livelli di vita occidentale senza essere mai passata attraverso emissioni pro capite elevate come quelle dell’Occidente. La cosa si spiega in parte con i progressi realizzati in termini di consapevolezza dei danni del riscaldamento e di nuove tecnologie disponibili.

Se le reazioni sono state lente e al momento restano ancora limitate, è solo perché gli interessi socioeconomici in gioco sono notevoli, sia tra un paese e l’altro sia all’interno di ciascun paese. L’attenuazione degli effetti del riscaldamento climatico e il finanziamento di misure di intervento per i paesi più colpiti (in particolare nel sud del mondo) invocano una trasformazione globale del sistema economico e della ripartizione delle ricchezze, un processo che passa attraverso lo sviluppo di nuove coalizioni politiche e sociali su scala mondiale.

L’idea secondo cui non ci possano essere che vincitori è una pericolosa e anestetizzante illusione di cui ci si deve liberare al più presto.

Continua con: 23. Il socialismo cinese, le fragilità di una dittatura digitale perfetta.


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